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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Perchè studiare solo i 120 arpeggi di M.Giuliani quando esistono moltissime altre raccolte di arpeggi??

    mi sono stufato.. ;)

     

    Chi li esegue non li deve ascoltare nella condizione di un amateur che ha comprato un CD - e che quindi avrebbe motivo di annoiarsi - ma fissando l'ascolto su aspetti molto più specifici, per esempio l'uguaglianza (tendenziale) dei suoni, la precisione del ritmo, etc. Se si accetta il principio che costituiscano errore i picchi e i mancamenti di intensità e le imprecisioni nella scansione dei ritmi, e che la bravuta dell'esecutore aumenti con la correzione di tali errori, allora si apre un altro campo di studio. Poi, è chiaro, non si programmano i 120 arpeggi per un recital...

     

    dralig

  2. Datemi pure dell'egoista ma spero proprio di no.

    Spero che Gilardino continui ad arricchire il repertorio della chitarra e non di altri strumenti.

     

    Sono d'accordo, ma sarebbe davvero bello, se il Maestro Gilardino rielaborasse almeno alcune delle sue composizioni per orchestra, e non per chitarra.

    Sarebbe veramente eccitante, per esempio, ascoltare studi come l'"Omaggio a Sergej Prokof'ev", o l'"Omaggio a Béla Bartòk", eseguiti dall'orchestra (senza chitarra ovviamente).

     

    Non funzionerebbero. I materiali di base e i trattamenti dei medesimi sono motivati nelle peculiarità della "lingua" chitarristica. Dovendo scrivere per orchestra, il compositore si darebbe materiali diversi e, soprattutto, li svilupperebbe diversamente, molto diversamente.

     

    dralig

  3. Vorrei chiedere se i Preludi di Ponce previsti nel programma per l'esame di Compimento inferiore (V corso) sono 12 o 24. Scusatemi la domanda, ma ho sempre avuto davanti una "versione" con 12 Preludi diteggiati da Segovia ma ho trovato un libro con 24 Preludi diteggiati da Salazar che non avevo mai visto prima, dove ci sono i 12 che già conoscevo più altri 12. A questo punto credo che la "versione" prevista per l'esame è quella dei 24 Preludi, giusto?

     

    Il programma di esame non richiede un numero definito di Preludi, ne può bastare anche uno.

    Ponce scrisse originariamente 24 Preludi. Segovia ne scelse e ne pubblicò 12, con modifiche sue. Successivamente, Miguel Alcazar pubblicò un'edizione contenente tutti e 24 i Preludi, ritornando al testo originale, senza le modifiche segoviane.

    Poiché il programma d'esame non richiede specificamente l'una o l'altra edizione, può scegliere il Preludio, o i Preludi, da eseguire affidandosi all'edizione Schott-Segovia o all'edizione Tecla-Alcazar: nessuna commissione potrà legittimamente sollevare obiezioni.

     

    dralig

  4. Ogni compositore spera solo di arricchire se stesso scrivendo, e le grazie del Maestro fortunatamente sono ricadute sulla chitarra :) . Personalmente sono per la libera espressione del compositore :).

     

    La libertà si esercita - come certamente tu sai - nell'operare le proprie scelte senza subire le pressioni del mondo.

    E' proprio per evitarle, cioè per rimanere libero nell'essere e nel manifestarmi, che io ho scelto di scrivere la musica che scrivo, nel modo in cui la scrivo. Non ho rinunciato a qualcosa che faceva parte delle mie aspirazioni, evitando di scrivere un'opera, una sinfonia o una colonna sonora, o delle canzoni: ho valutato le implicazioni che tali scelte avrebbero comportato nella mia vita artistica e professionale, e ho concluso che non ero disposto a negoziarmi nella situazioni che ne sarebbero seguite. Lo scrivere "soltanto" per e con chitarra mi permette invece di rimanere estraneo a tali situazioni e, d'altra parte, non mi impedisce in alcun modo di esprimermi: in altre parole, non patisco limitazioni, e mi sento libero.

     

    Questo intendevo dire a MD nel dialogo, spiegandogli come e perché non ritenevo attuabile la scelta che lui mi indicava.

     

    Ho pensato che, al di là di un caso personale, una scelta del genere potesse risultare degna di conoscenza da parte di coloro che le loro scelte devono ancora effettuare.

     

    dralig

  5. Maestro, non credo che quello che dice riguardo alla composizione rispecchi in tutto la realtà. Ogni compositore ha da dire qualcosa, e al di la delle commissioni e della "pagnotta", reputo Lei perfettamente in grado di scrivere cose interessanti per pianoforte, o per quartetto. Io ho l'esempio del mio professore di composizione, chitarrista diplomato con Chiesa a Milano, e che nel frattempo si è diplomato in composizione studiando con Donatoni, Manzoni, Anzaghi, Castaldi, Corghi, Grisey, e lavora soprattutto con commissioni di altri strumentisti, lui stesso ha abbandonato la chitarra (non ha più le unghia). Ha semplicemente optato per altro, e questa strada lo ha ripagato e reso famoso, e non credo che Lei sia da meno, certo, possiede un linguaggio diverso dal Suo, ma non più alto. Spero che avrà la bontà di dedicare qualcosa ai pianisti, o agli archi.

     

    Con simpatia, Francesco.

     

    Vedremo. Grazie dell'attenzione.

     

    dralig

  6. Copia e incolla del testo di una conversazione tra Mark Delpriora, chitarrista-compositore di New York, docente alla Manhattan School of Music, e il sottoscritto, svoltasi nella newsgroup rec.music.classical.guitar

     

    Reputo il dialogo significativo perché riferisce una condizione che, al di là del caso personale di cui si tratta, riguarda parecchi musicisti.

     

    dralig

     

     

     

     

    > Angelo, you have outdone yourself. This piece is gorgeous, especially

    > the second movement, a very tender and affecting elegy. The beauty and

    > sadness is really remarkable. The Santorsola Quartet does a wonderful

    > job of it, too!

    >

    > Thanks for your generosity towards the guitar world...it's amazing

    > that you favor us with your efforts and haven't migrated to

    > exclusively piano,orchestral, chamber etc. music!

    >

    > Mark

     

    Just commonsense, Mark: the art of cooperating with the unavoidable. In the

    field of orchestral and piano music, after Penderecki, Berio, Carter,

    Ligeti, Boulez, etc., it has become extremely difficult to tell something

    new and fresh: everything you do, has already been made by someone else, and

    at a very high level. But none of these masters could do what I can do with

    a guitar - and some of them acknowledged such an evidence after looking at

    my guitar music. So, I prefer dealing with something which I can dominate

    like only a few fellows all over the world, whom I do not compete with.

     

    Besides, in the world of contemporary music I am accepted by the

    establishment because I write "only" for and with guitar. A poet who writes

    only in a local language is not suspicious at all, his targets are limited

    and peculiar...If I would take a step outside, my life would become much

    more complicated.

     

    Also in the academies where I taught I used to give

    lessons to chamber music groups (with no guitarist), but unofficially: the

    great men who were perpetually in tour were very glad to have their students

    working a Brahms trio or a Bartok quartet with me, provided this made no

    evidence in the printed programs, where only their names were officially

    mentioned. Life is strange: it often happens to me reading biographies of

    guitarists who "studied" with me - and whom I cannot recall neither a face

    nor a sound - and of other players whom I gave thorough lessons of

    interpretation, and who prefer to declare they have been students of a

    pianist, a violinist, a cellist they met for 30 minutes, but whose policy

    career suggests not to mention that a guitarist amended their misreadings,

    addressed their bowings, shaped their phrasing, the very same way you can

    listen in their recordings...

     

    ag

  7. La prima Sonata è splendida! Trovo che il secondo movimento sia davvero musica di rara bellezza!!!

     

    Reputo la prima Sonata il capolavoro di Gilardino: la studierò, appena avrò il tempo di farlo.

     

    Concordo pienamente. Ho iniziato a studiare la sonata da alcuni mesi. Lo ritengo, nella sua estrema complessità - ovviamente non soltanto digitale - un'opera d incredibile capacità comunicativa ed evocativa. E', a mio avviso, la sonata tenebrista.

     

    "La bela Maria/Tuti la voelu/E gnun la pia" (antico detto piemontese).

     

    dralig

  8. La prima Sonata è splendida! Trovo che il secondo movimento sia davvero musica di rara bellezza!!!

     

    Reputo la prima Sonata il capolavoro di Gilardino: la studierò, appena avrò il tempo di farlo.

     

    Che cosa devo leggere! Questo Vladimir, diciassettenne notoriamente dedito alle gozzoviglie e alla più sfrenata lussuria, stenta a trovare il tempo per studiare quelli che considera capolavori!

     

    Cuneo, vituperio de le genti! Sodoma e Gomorra al confronto erano due luoghi di pellegrinaggio!

     

    dralig

  9. La prima Sonata è splendida! Trovo che il secondo movimento sia davvero musica di rara bellezza!!!

     

    Ricordo che ascoltai la Sonata n.1 in un concerto di Marco de Santi, mi pare ad Orbassano...fu il mio primo incontro "live" con la musica del Maestro, del quale ammiravo, oltre alla musica, la prosa fluida che ero solito leggere sul Fronimo.

     

    Fu anche la prima volta che lo vidi in carne ed ossa, ma non osai rivolgergli la parola.

    D'altronde cosa avrei potuto dirgli?

    Che ero uno studente di chitarra?

     

    Lo ricordo seduto su una panchetta, mentre sbuffava, immerso in altri pensieri.

     

    Tantò bastò per tenermi alla larga.

     

    Bastava portarmi un sontuoso gelato, e avrei subito smesso di pensare.

     

    dralig

  10. Grazie mille per la delucidazione..

    facendo delle ricerche la numero 2 è la "Hivern Florit", omaggio a Ramon Nadal.

     

    Grazie ancora.

    Salvo.

     

    Esattamente. Fu composta a Palma nella primavera del 1986, in omaggio all'arte di uno dei grandi maestri della pittura dell'isola di Mallorca. Ramon Nadal mi onorò con la sua amicizia, e mi fece trascorrere ore indimenticabili nel suo studio.

     

    dralig

  11.  

    Io con gli insegnanti in questione non ho rapporti didattici, mi hanno assegnato questo compito in vista del saggio (?) delle classi di solfeggio. A me come ad altri, solamente che a me è capitato questo brano, che è forse il più duro. Io non ho soluzioni, e quindi credo che darò buca.

     

    Francesco

     

    Mi scusi, Francesco, ma assegnarLe un compito - in vista di qualunque obiettivo (saggio o altro) - non è un atto didattico? Secondo me, è una delle azioni tipiche e caratterizzanti dell'insegnamento, e il fatto che, a chiamarLa a tale impegno, non sia stato uno dei suoi docenti ordinari, non cambia proprio nulla. Vada dal docente che Le ha assegnato il lavoro, gli domandi qual è lo scopo e gli chieda precise istruzioni su come svolgerlo: se si prende le sue responsabilità, e Le spiega quel che deve fare e come farlo, è un docente responsabile, altrimenti non lo è, e in tal caso non si tratterà di "dare buca", ma di rifiutarsi risolutamente di fronte a un impegno insensato.

     

    In ogni caso, non faccia una cosa che non vuol fare. Io, alle scuole medie, mi rifiutai di imparare a memoria "La leggenda di Teodorico" di Giosuè Carducci, e quando l'insegnante mi chiamò a recitarla, Le dissi che non l'avevo imparata perché era una poesia brutta, tronfia e stupida. Potrà sembrare strano, ma non mi rimproverò: mi impose di imparare a memoria, per la lezione seguente, un'altra poesia, ugualmente lunga, che non mi sembrasse stupida. Alla memoria di quell'insegnante, due anni or sono ho dedicato una delle mie composizioni.

     

    dralig

  12. molto dura, M°Signorile...

     

    è da giorni che cerco un motivo guida per l'accompagnamento, ma è davvero impossibile, non c'è via di uscita. L'armonia non ne parliamo...sembra esista solamente l'accordo di tonica. Se si cerca di "variare" lo scheletro armonico dai gradi principali, la stabilità viene meno, e anche i gradi principali non sono chiari e netti. Il vero problema è che il ritmo armonico è totalmente sballato, non ha senso, ne capo ne coda. E questo degli insegnanti di conservatorio non arrivano a comprenderlo da se, e assegnano ad un povero studente di composizione, un tema che evidentemente non può svolgere. Complici i suoi limiti tecnici e l'assurdità della melodia.

     

    Quando si abbandona l'aula dopo aver ricevuto una lezione, è indispensabile porsi le seguenti domande: 1) ho imparato qualcosa che, prima di entrare, un'ora fa, non sapevo? 2) So che cosa devo fare adesso? 3) So come farlo?

     

    Se la risposta a queste domande è affermativa, si è trattato di una lezione, altrimenti è stata una perdita di tempo. Non importa se, rispondendo affermativamente, si pensa anche che il docente è antipatico e se, rispondendo negativamente, si pensa che però il docente è simpatico e la lezione è stata divertente.

     

    Se non si può dire, alla fine di una lezione, tre volte "si", bisognerà trovare altre soluzioni.

     

    I compiti della cui utilità non si è convinti vanno rifiutati: "Professore, io non ho capito perché devo fare questo lavoro. Me lo spieghi e mi istruisca sul modo di svolgerlo, altrimenti io non lo farò". Chiaro e tondo, senza fronzoli.

    Se il professore spiega e convince, bene, se non spiega e si appella alla gerarchia, ha fallito, e il fallimento è solo suo.

     

    dralig

  13. Leggendo la copia del manoscritto stampato nella seconda metà del fascicolo, ho notato che nel quarto tempo il finale è dotato di tre alternative, volevo sapere il perchè della scelta della seconda alternativa tutto qua.

     

    Evitando la versione primaria, che armonicamente è la più statica, e scegliendo di adottare una delle altre, armonicamente più varie, si può rispondere, come amava fare MCT, intonando un'aria operistica. In questo caso: "Questa o quella per me pari sono".

     

    dralig

  14. Salve a tutti. Avrei bisogno di una mano: ho un allievo a cui non riesco ad insegnare il barrè, c'è un modo per aiutare l'allievo a eseguirlo correttamente?

     

    Grazie in anticipo, Francesco

     

    Si, certo. Spiegargli che il barré non esiste, è una fissazione dei chitarristi. Una corretta angolazione della mano sinistra rispetto al piano della tastiera (si ottiene collocando la falangetta del mignolo a 90° rispetto alle corde) fa depositare naturalmente la falangetta dell'indice non "a martello", ma "a spatola", ossia appoggiando (alla prima corda) non la punta del dito, ma la faccetta esterna del medesimo. Il dito rimane semiflesso, e la nocca si colloca (dal punto di vista di chi suona) all'interno del piano della tastiera. Tutto ciò si descrive come appoggio normale del dito indice sulle corde, anche su una sola, ed è già il cosiddetto e paventato barrè, che si adopera sempre e comunque. Tra i vantaggi offerti da questa "impostazione" (termine detestabile), c'è anche la possibilità di aprire la mano a ventaglio, in due sensi (cosa che l'impostazione con l'indice a martello impedisce) e di governare senza il minimo sforzo i primi cinque tasti. Da lì in poi, mantenendo il dito indice semiflesso, il contatto con la corda dal lato esterno (e non sul centro delle falangi) e la nocca "bassa", si può estendere applicandolo a due, tre, quattro, cinque e sei corde senza mai appiattire il dito a lingotto: questo è un errore molto grave, perché proiettando la nocca all'esterno del piano delle corde, si crea una forza antagonista rispetto a quella che occorre per premere (moderatamente, il necessario) le medesime. Tale forza antagonista condiziona pesantemente le altre dita, soprattutto il mignolo, che è messo praticamente fuori combattimento. Il barré a placca frontale si deve applicare solo sui tasti sovracuti, dove non è possibile fare altrimenti per via della tavola armonica.

     

    Una verifica molto semplice: senza chitarra, collocare la mano con polso flesso o semiflesso e con l'indice a lingotto (posizione tipica del barré tradizionale) e constatare lo sforzo necessario, nonché la posizione del mignolo, che scende obliquamente verso l'interno della mano, da dove non potrà esercitare alcuna pressione sulle corde; indi, effettuare una rotazione del polso in senso antiorario di circa 30°, facendogli assumere una posizione semiestesa: poi, constatare la diminuzione, anzi l'assenza di qualsiasi sforzo, la mancanza di trazione antagonistica a carico delle dita e la corretta discesa del mignolo rispetto all'ipotetico piano delle corde. La posizione semiflessa dell'indice che si osserva in tale posizione è quella del famigerato barré: diversamente, è sforzo inutile.

     

    dralig

  15. Scusate l'off topic ma, leggendo questi post ,mi sono ricordato che (mi sembra) due anni fa c'è stato un festival dedicato a Giuseppe Rosetta durante il quale erano stati registrati alcuni lavori organistici dello stesso.Vorrei chiedere se la registrazione è in commercio o è stata distribuita solo al festival.

     

    Il disco che ti interessa è stato registrato nel 2005 dall'organista Roberto Santocchi e s'intitola "Il canto dell'anima - 12 brani organistici di Giuseppe Rosetta". Per ottenerne una copia, che credo sia acquistabile, mettiti in contatto con Quality Audio, Vercelli (lancia Google e lo troverai come primo risultato): il CD l'ha prodotto questo studio per conto della città di Vercelli.

     

    dralig

  16. Io ho trovato condivisi in emule degli mp3 che La vedono, anzi vedrebbero, come interprete.

    Ho capito subito che l'autore degli mp3 (tutta roba dell'800: Mertz, Coste, Giuliani e Tarrega) si è divertito a sfruttare il suo nome per far circolare le sue registrazioni evidentemente casalinghe più velocemente nei motori di ricerca.

    Anch'io quando c'era Napster (sigh!mitico..) mettevo in giro gli mp3 della mia band nominandoli "Metallica - Pink Floyd - Dire Straits - chi più ne ha...- Nome della mia band - Titolo.mp3" centinaia di download.

    Però noi eravamo rockettari che credvamo nell'autoproduzione e nel copyleft :)

     

    Non è il peggiore degli "attentati" che ho subito nel corso della mia carriera. Tutti senza conseguenze, se non quelle di far apparire l'attentatore per quello che effettivamente era, o è: di volta in volta un invidioso livido o, più semplicemente, un cretino maldestro. Solo noi stessi possiamo renderci ridicoli, e non me la sento di far la parte di Maramaldo chiamando alla sbarra un povero di spirito.

     

    dralig

  17. non ho capito molto bene la domanda...

    comunque inviterei tutti a considerare la dualità minore/maggiore innanzitutto in quanto modalità

    come dice il de la Motte il modo minore andrebbe poi inteso "non come scala...ma piuttosto come una riserva di nove suoni...messa a disposizione di ogni composizione che si voglia impostare in minore"

     

    La mia domanda iniziale si appuntava sul perché le scale minori sono considerate prevalentemente nella modificazione melodica, anche - per per fare un esempio - in sede d'esame (oppure, si pensi alle scale di Segovia).

    Mi chiedevo il perché di questo "abbandono" della minore naturale, la quale - a mio avviso - meriterebbe un trattamento privilegiato perché le sue varianti (armonica, melodica...) sono di carattere soggettivo. Mentre solo la naturale ha dignità strutturale.

     

    PS: perché riserva di 9 suoni?

     

    ah no...certo..ho capito...semplicemente perchè la melodica contempla la naturale quando discende...si semplifica

    i 9 suoni...devi pensarli come una riserva...

    ok sul fatto che ciò che varia nel modo minore è solo il secondo tetracordo (sia naturale, armonica, melodica)?

    quindi il modo di la minore è: la si do re mi fa fa# sol sol# (la)

    nelle sue possibili combinazioni contempla tutte le alterazioni del modo naturale, armonico, melodico

     

    Dunque, riassumo per vedere se ho capito: è preferita la melodica perché quando discende è naturale, quindi la melodica è "di fatto" melodica+naturale.

     

    Qualcuno la chiamava scala minore mista.

     

    dralig

  18. Ho uno spartito per due chitarre in pdf e ho bisogno di fare le parti staccate:qualcuno saprebbe dirmi come posso fare?

    Grazie

     

    In pdf non hai speranze: fotocopia la partitura (meglio tre o quattro copie) e poi lavora di forbici e di colla.

    Esistono programmi di riconoscimento del testo musicale da scanner usabili con Finale e Sibelius, ma funzionano poco sulle partiture complesse della musica per chitarra e, alla fine, impiegheresti più tempo nell'importazione e nell'editing che nel lavoro manuale.

     

    Ma non puoi chiedere all'autore o all'editore le parti?

     

    dralig

  19. Non conosco le leggi in vigore in Vietnam ma se tanto mi dà tanto l'editore statunitense sarà meglio che non trattenga il respiro in attesa che chiudano quel server.

    Le Sue speranze, Maestro, non saranno disattese, perchè chi ha effettuato download dall'Italia può dormire sonni tranquillissimi...

     

    Il sito è stato chiuso temporaneamente, e ha già riaperto, nascondendo i files incriminati con un trucco. Il moderatore mi ha comunicato che, per un riguardo speciale, i files delle mie composizioni saranno accessibili soltanto a cento partecipanti selezionati. Verrebbe da domandargli: di quale razza?

     

    Io dormo sonni tranquillissimi nonostante i download pirata delle mie composizioni. Anzi, arrivo a pensare che magari, tra i bucanieri, ci possano essere altri ottimi interpreti della mia musica, oltre a quelli che ci sono già. E poi, lo confesso, qualchevolta mi sono autopiratato, mandando a tizio e a caio scannerizzazioni (tra l'altro di qualità mediocre) delle mie opere pubblicate. Insomma, sono un pessimo affare per qualunque editore: non capisco perché non mi buttino fuori.

     

    dralig

  20. Non ha molto senso secondo me studiare su una scala minore naturale...è la scala maggiore, solo che parti dal sesto grado...il lavoro mentale per eseguirla è pari a zero...

    La scala minore melodica è la più efficace, è diversa nella discesa dalla salita, e sopratutto nella chitarra si vanno a modificare anche gli schemi sulla tastiera, nella scala maggiore sono fissi.

     

    Da un punto di vista strumentale, forse, può non avere senso, come dici; ma almeno per l'orecchio le differenze sono notevoli. Del resto, armonicamente, una minore naturale è diversa dalla relativa maggiore.

     

    Insomma, io sto cercando di capire se c'è qualcosa di più, che non la semplice differenza di tastiera (per così dire), per preferire una minore melodica alla sua naturale.

     

    La differenza tra la scala minore naturale e la scala minore melodica (e ovviamente tra qualunque altro tipo di scala) è puramente musicale e, nella pratica dello strumentista, comporta soltanto differenze nelle diteggiature: suonare una scala minore melodica o naturale di uguale estensione non è né più facile né più difficile, richiede solo diteggiature diverse, ed è bene impararle tutte. Anzi, è bene imparare anche le principali scale modali.

     

    Le differenze musicali tra scala naturale e le sue modificazioni (armonica, melodica, napoletana, etc.) sono originate dalle diverse "espressioni" delle scale: quella naturale potè sembrare un po' debole agli autori classici per la mancanza di sensibile, e fu così che il settimo grado venne alzato di un semitono per creare la spinta verso la tonica. Nacque così la scala armonica, che però risultava ostica ai cantanti per via dell'intervallo di seconda eccedente tra sesto e settimo grado, e fu così che si decise di alzare di un semitono anche il sesto grado, e ne venne la scala melodica, facile da cantare e senza intervallo "arabo". Ma queste alterazioni servivano solo nei movimenti ascendenti verso la tonica, e non avevano motivo di sussistere nel percorso discendente, nel quale venne dunque ristabilita la scala minore naturale. Il tutto detto in forma molto semplificata e un po' fabulistica, ma sostanzialmente vera. I napoletani poi, piagnoni e sentimentali, che lacrimavano non solo se abbandonati dall'amata, ma anche per la perdita di un materasso, abbassarono anche il secondo grado.

     

    dralig

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