Vai al contenuto
Novità discografiche:

Angelo Gilardino

Membri
  • Numero contenuti

    2241
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    37

Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Vero, Rms: il Fisher, in una edizione Feltrinelli degli anni Sessanta, diceva che è da ritenersi valida qualsiasi trascrizione il cui contenuto faccia apparire come un originale. E' superfluo quindi riferirsi alla questione chitarra-liuto, pianoforte-clavicembalo - arpa,o ai "quadri di un'esposizione",alle sonate di Ponce e via dicendo.

    Nel precedente ordinamento istituzionale, oltre ad uno studio sul "tremolo", era prevista l'esecuzione di una trascrizione (sono passati circa trentacinque anni).

    In una maxiriunione dei docenti di Conservatorio, costituita per stilare un nuovo programma (quello vigente oggi, che salvaguardò preminenti interessi editoriali) furono abolite entrambe le cose. Votammo per il mantenimento soltanto in due: oltre a me si espresse a favore Alvaro Company, fiorentino, che non aveva certamente al riguardo interessi editoriali e che prese coraggiosamente i "puristi" (sic) a male parole. Perdemmo.

    Personalmente, penso sia lecita una trascrizione ispirata alla poetica fisheriana: dipende cosa si sceglie e come la si fa.

    Ho però dubbi che qualcuno, trascrivendo, possa sbalordirci con un meraviglioso "jeux interdits" per flicorno baritono.

    C.C.

     

    Questo tuo messaggio, caro maestro Carfagna, corre il rischio di non essere raccolto nella sua piena importanza, e per questo mi sembra doveroso sottolinearne il contenuto. L'affermazione che i docenti riuniti a Roma dal ministero per compilare il programma degli esami di chitarra nei conservatori di stato agirono per salvaguardare i loro interessi editoriali non viene da un osservatore esterno, reso edotto da "indiscrezioni", ma da un membro di quella stessa commissione, che partecipò ai lavori, quindi dal più diretto e autorevole dei testimoni. E' tuo diritto, oggi, prendere le distanze dal metodo che prevalse in quell'assise. Forse però i lettori non si rendono conto del fatto che, con quel metodo, fu istituito un riferimento che condizionò gli studi di chitarra in Italia per i futuri decenni, e il leggere oggi che, a informare quelle scelte, furono gli interessi editoriali di alcuni membri della commissione è una conferma del fatto che, colà radunati, non vi erano "puristi", ma accorti venditori. E' bene, questa tua rivelazione, incorniciarla. Del resto, come spiegare altrimenti il fatto che, in quel programma, non entrarono opere fondamentali dell'Ottocento (secolo che fu trattato come un blocco omogeneo, senza la minima specificazione di categoria che distinguesse la musica classica da quella romantica, con una scelta che ometteva un lavoro didattico fondamentale qual era l'opera 38 di Napoléon Coste) mentre, d'altro canto, si imponeva il giogo segoviano al repertorio del Novecento, giungendo a selezionare composizioni al limite dell'eseguibilità materiale, come la Suite di Castelnuovo-Tedesco?

     

    E' ovvio, come giustamente sostieni, che la trascrizione possa dar luogo a opere d'arte, a lavori di mero artigianato e a prove di risibile dilettantismo, esattamente come avviene nel campo della composizione. Meno ovvio è sottrarre ai chitarristi l'alibi che ha coperto molti dei loro misfatti, inclusa la "Toccata e Fuga in re minore", che non fu trascritta soltanto, come tu riferisci, per due chitarre, ma anche per chitarra sola. Questo alibi giustifica il ricorso alla trascrizione con la carenza di repertorio originale!

     

    Nessuno ha mai sospettato il repertorio pianistico di essere carente e, ciò non di meno, i pianisti fanno giusto affidamento su magnifiche trascrizioni, da quelle di Schumann e Liszt e Busoni a quelle recenti di personaggi come Radu Lupu: nessun musicologo, nessun purista, nessun critico ha mai chiesto loro conto di questi lavori, che vengono letti e ascoltati per quello che valgono. I chitarristi, no: devono sempre avere qualche "purista" contro cui scagliarsi (e di puristi, in campo chitarristico, non se n'è mai visto uno), per ogni ribobolo delle loro trippe, devono sempre invocare la presa della Bastiglia e l'ammutinamento del Bounty. Che male c'è nel trascrivere? Nessuno, salvo l'eventualità, largamente rappresentata nei cataloghi degli editori, di trascrivere in modo ridicolo e caricaturale. A che serve mettere le mani avanti e difendere certe scempiaggini, citando la Voltaire e la costituzione, quando nessuno ha fiatato? Excusatio non petita...

     

    dralig

  2.  

    Ho avuto in mano alcuni CD con esecuzioni firmate da Tizio e suonate da Caio riprese con Dat o registrate direttamente da un disco in vinile.

    Meriterebbero una denuncia penale.

     

    Se gli esecutori veri sono tuttora in vita, spetta a loro tutelarsi. Se non sono più in vita, chi ha contezza di queste canagliate deve metterle in piazza, naturalmente documentando le sue affermazioni. Fargliela passar liscia è un peccato di omissione.

     

    dralig

  3. .

     

    dralig

     

    Vista la larga diffusione di programmi di audio editing e la loro crescente intuitività nell'utilizzo, i direttori artistici - o chi per essi - sono del tutto smaliziati nei confronti delle sole registrazioni audio. Pertanto, come apprendo in parte per esperienza diretta ed in parte per racconti di amici, in molti ambienti (dai concorsi alle produzioni) non basta più proporsi con un dc, bensì viene richiesto un DVD con inquadratura unica, così da evitare la possibilità di manipolazioni da parte dell'esecutore.

     

    EB

     

    D'accordissimo, ho scritto CD perché - alieno per natura alle truffe e alle simulazioni - non mi è passato per la testa che con un CD si possa anche apparire bove quando in realtà si è rana: tra l'altro, io non so nemmeno se ciò sia effettivamente possibile - sull'argomento le voci sono discordi.

     

    dralig

  4. però secondo me non è del tutto giusto... Ho conosciuto musicisti con curriculum kilometrici che erano tutt'altro che bravi mentre chitarristi molto bravi ma con un curriculum non certo fantsmagorico... Poi (è una domanda e chiedo scusa se forse è un po sciocca) i giovai sono sempre penalizzati avendo un curriculum di un livello non alto oppure no?

     

    Chi organizza concerti in proprio o come direttore artistico di una società musicale, di un'orchestra, etc, difficilmente presta attenzione al curriculum. Le fonti alle quali fanno ricorso i committenti sono altre: le offerte delle agenzie che gestiscono i concertisti, le informazioni diffuse dalla stampa specializzata (riviste musicali), le vetrine delle case discografiche, le notizie che si diffondono nell'ambiente musicale attraverso le conversazioni tra addetti ai lavori, le raccomandazioni (a volte ben spese, a volte no) delle persone introdotte nei centri di potere.

    Il curriculum viene richiesto a un concertista dopo che è stato chiamato e scritturato, al momento di stampare i programmi: normalmente, i direttori artistici non lo leggono nemmeno.

     

    I giovani che desiderano presentarsi direttamente o tramite un'agenzia possono giovarsi molto di più di un buon CD da inviare alle persone che reputano potenzialmente interessati a scritturarli, che di una presentazione cartacea.

     

    dralig

  5. Premetto che io, per adesso, non voglio guadagnare con queste composizioni.

     

    Volevo chiedere ai compositori di questo forum, come posso registrare un mio pezzo alla SIAE, per la copyright? Quanto devo pagare?

    Vi ringrazio anticipatamente

     

    Un autore che non abbia prospettive immediate di introito da esecuzioni pubbliche e registrazioni, può proteggere la sua opera anche senza spendere denaro per l'iscrizione e i depositi Siae.

     

    E' sufficiente chiudere il manoscritto in una busta sigillata con ceralacca nelle parti apribili e spedirlo a se stessi con una raccomandata: il timbro postale impresso sulla busta e sul bollettino di ricevuta fanno fede che, alla data in cui il pezzo incluso nella busta sigillata è stato spedito, esisteva ed era nella disponibilità del mittente. Niente di più, ma del resto nemmeno con il deposito alla Siae si ottiene maggior protezione.

     

    dralig

     

    Si, sicuramente questo modo è efficace senza spendere soldi, però facendo in questa maniera posso eseguire, il pezzo, in pubblico?

    Poi mi interessava sapere, il versamento alla SIAE è a tempo indeterminato o bisogna rinnovare la tariffa?

     

    Certo, può eseguire il pezzo in pubblico, ma se non è associato alla Siae non percepirà nessun diritto d'autore.

    La Siae non serve a tutelare dai plagi (per questo esiste la magistratura), ma a percepire i diritti.

    Il versamento per il deposito è permanente.

     

    dralig

  6. Volevo chiedere ai compositori di questo forum, come posso registrare un mio pezzo alla SIAE, per la copyright? Quanto devo pagare?

    Vi ringrazio anticipatamente

     

    Un autore che non abbia prospettive immediate di introito da esecuzioni pubbliche e registrazioni, può proteggere la sua opera anche senza spendere denaro per l'iscrizione e i depositi Siae.

     

    E' sufficiente chiudere il manoscritto in una busta sigillata con ceralacca nelle parti apribili e spedirlo a se stessi con una raccomandata: il timbro postale impresso sulla busta e sul bollettino di ricevuta fanno fede che, alla data in cui il pezzo incluso nella busta sigillata è stato spedito, esisteva ed era nella disponibilità del mittente. Niente di più, ma del resto nemmeno con il deposito alla Siae si ottiene maggior protezione.

     

    dralig

  7.  

    Il maestro mi fece sentire sia la registrazione della sua esecuzione del concerto di Porrino che quella del concerto di Ponce effettuate con l'orchestra della RAI di Napoli, entrambe eccezionali, forse avrà anche la registrazione del concerto di Vlad. Certo che la chitarra viveva un periodo decisamente più roseo di adesso...

     

    La chitarra, allora, non poteva contare su alcune migliaia di pezzi (inclusi circa 500 concerti con orchestra) che si sono accumulati successivamente nel suo repertorio: essendo questo - il repertorio, in qualità e quantità - il principale indice della situazione storica e contingente di uno strumento, è impossibile non constatare che la chitarra, intesa come strumento di musica colta, sta oggi infinitamente meglio di allora.

     

    Questo ovviamente non significa che stiano meglio i chitarristi, ma è affar loro scegliere come stare: affare singolo di ognuno di loro. Quindi, per concludere, la chitarra sta benissimo, e ogni chitarrista sta come può.

     

    dralig

  8.  

    il concerto eseguito con i Berliner da Mario Gangi era la prima esecuzione dell' “Ode super Chrysaea Phorminx" 1964 di Roman Vlad, come ho già avuto modo di scrivere circa un anno fa su questo forum tracciando un breve profilo del Maestro.

     

    Roberto Fabbri

     

    questo è un altro bello scoop...

    :lol:

    che tu sappia esistono registrazioni?

     

    E' pressoché impossibile che una prima con i Berliner non sia stata registrata: quasi sicuramente si trattava di un'esecuzione trasmessa dalla radio, quindi da qualche parte la registrazione ci dev'essere.

     

    dralig

  9. Mario Gangi suonò con i Berliner...

     

    Un concerto per chitarra e orchestra? Sarebbe importante sapere quale, quando e dove. Finora risulta che l'unico chitarrista che i Berliner servirono in una registrazione fu Behrend. Conosco il retroscena della singolare scelta dei Berliner, ma non li posso documentare e quindi non li rendo pubblici.

     

    Grazie alle ricerche svolte da Frédéric Zigante, che ha esplorato gli archivi Rai, sono ora in possesso della registrazione che Mario Gangi effettuò con l'orchestra dell'Angelicum di Milano del "Concerto dell'Argentarola" di Ennio Porrino (diretta dallo stesso compositore). E' un concerto magnifico, eseguito con musicalità e con sicurezza, e ho ritenuto fosse mio dovere segnalarlo a Filippo Michelangeli, il direttore di "Seicorde", per la pubblicazione in CD nella serie "I maestri della chitarra": è una registrazione storica, ed è un peccato mortale lasciarla a funghire negli archivi Rai.

     

    Spero che Michelangeli riesca a sbrogliare la matassa burocratica e a ottenere il permesso di pubblicazione.

     

    dralig

  10. Spero di non porre una domanda troppo indiscreta, sebbene mi renda conto essere estremamente privata - né mi risentirò se non avrò risposte - ma quale può essere una cifra indicativa che un compositore chiede a fronte di una commissione per strumento solista, o per complesso cameristico, o ancora per un concerto o una sonfonia?

     

    EB

     

    Non c'è niente di indiscreto, è come chiedere l'onorario di un qualsiasi professionista, o la quotazione di un quadro di un pittore.

     

    Dipende dal compositore: Penderecki costa 200mila euro (così mi è stato detto da un chitarrista che lo aveva interpellato per un concerto per chitarra e orchestra).

     

    Tra chitarristi che compongono anche per altri strumenti, si spende molto meno: il più famoso e quotato (non cito il nome) chiedeva alcuni anni fa 50mila dollari per un lavoro per chitarra e orchestra (e li ha ottenuti

    più di una volta, anche da clienti italiani).

     

    Una buona regola, secondo me, è quella di fissare il compenso in base alla durata dell'esclusiva che i committenti vogliono: stabilita una cifra di base (10mila euro) con la quale il committente si assicura la prima esecuzione e l'esclusiva per un anno, per ogni ulteriore anno di esclusiva, 3mila euro, da corrispondere anno per anno. Quando cessa l'esclusiva, il compositore è libero di pubblicare il pezzo e di permettere così a chiunque di suonarlo.

     

    dralig

  11.  

    Quindi, il compositore si muove su richiesta di un duo di chitarra e piano che, con le sue esecuzioni, gli offre la prospettiva di non vedere la sua opera sprofondare nel silenzio. A me sono giunte le richieste più rare - ho scritto una Partita per vibrafono e chitarra - ma non quella di comporre per chitarra e piano.

    dralig

     

    La Sua riflessione mi porta di getto a farne un altra.

    Nel mio immaginario (probabilmente poco realistico) c'è la figura del compositore che - emozionato da una persona, da un paesaggio, da un altra forma d'arte, da una particolare situazione, da uno stato emotivo - compone spontaneamente ed ispirato.

    Le faccio quindi questa domanda (che in realtà estendo a tutti i compositori presenti su questo Forum) : come riesce un compositore a conciliare questa contrapposizione che si crea fra composizione spontanea emozionale da quella "a commessa" ? Voglio dire: nel Suo percorso artistico ha notato differenze emozionali differenti fra le Sue composizioni "sponatanee" rispetto a quelle "a commessa" ?

    Spero di aver formulato la domanda in maniera comprensibile.

    Grazie

    Taltomar

     

    Non esiste nessuna contrapposizione. Il compositore scrive sia spontaneamente che su commissione. Se scrive spontaneamente, in genere si cura di collocare il pezzo nella portata di un certo numero di esecutori e di formazioni - quindi, se è intenzionato a scrivere un pezzo per strumenti a plettro, evita di scriverlo per otto mandolini e un basso tuba; se accetta una commissione, lo fa perché si sente stimolato dalla specificità della richiesta, oltre che dall'onorario. Intendo dire che la cosiddetta ispirazione può benissimo sorgere anche dal desiderio di corrispondere a un desiderio altrui: quando il giovane maestro Luigi Vedele mi chiese di comporre un pezzo per chitarra e percussione, io gli dissi di no, e gli feci la controproposta di comporre un lavoro per chitarra e vibrafono, idea che, senza il suo invito, non mi sarebbe mai venuta in mente. Lui accettò e il pezzo venne fuori in due mesi.

     

    E poi, chi ha detto che l'offerta di 50 mila euro per comporre un Concerto o una Sonata non possa far sorgere una potente e subitanea ispirazione?

     

    dralig

  12. caro ciccio, come vedi c'è anche dralig che ti vorrebbe già al governo. :)

     

    Ho auspicato, e auspico, che a "governare il mondo" - non soltanto e non necessariamente in parlamento, ma ovunque si debba aver cura della res publica - siano in futuro giovani come Francesco, cioè presi da autentica passione per quello che fanno, e non gelidi manipolatori delle sorti altrui, a proprio spietato e insaziabile tornaconto.

     

    Io non sono un cattolico militante, ma mi faccio un obbligo di leggere tutto ciò che la cultura cattolica offre al mondo, dalle encicliche del Papa ai documenti della Cei, così come, a suo tempo, ho cercato - e cerco tuttora - di comprendere, leggendo, le altre culture: quella marxista, quella liberale, quella radical-libertaria. Riesco a dialogare con tutti, purché dall'altra parte ci siano intelligenza e buona volontà.

     

    dralig

  13.  

     

    assolutamente d'accordo con dralig

    c'è da dire però che c'è un problema di visibilità e questa, appunto, non riguarda l'utente chitarrista che non è in grado di reperire cd o informarsi sui concerti...lasciando perdere le orchestre tipo berliner, circuito a se nel mondo della musica, insieme a quello operistico, è sconfortante invece constatare quando ensemble di medio alto livello, soprattutto nell'ambito della musica del novecento, spesso ricorrono a chitarristi occasionali, anche per parti in cui la chitarra ha un certo rilievo, senza invece considerare in alcun modo i migliori interpreti dello strumento...ne ho avuto testimonianza recente con alcune esecuzioni di pagine importanti per e con chitarra suonate veramente male...questo vuol dire che i direttori o chiamano il chitarrista "amico", o non conoscono quale sia il livello attuale raggiunto dai migliori intepreti dello strumento e ne chi siano questi...

    qual'è secondo voi il motivo? la nicchia chitarra è talmente autoreferenziale da non far uscire e conoscere neanche i migliori interpreti o questi ensemble preferiscono ovviare con conoscenze occasionali?

     

    I direttori non hanno alcun interesse a chiamare, all'occorrenza, chitarristi scadenti: se gli strumentisti non sono validi, l'esecuzione tutta ne patisce, e il direttore finisce con il vedersi accollare colpe che non ha. Esiste evidentemente un problema di informazione: la nicchia della chitarra non è autoreferenziale, è soltanto debole, non ha la forza di trasmettere messaggi che giungano là dove si puote ciò che si vuole (almeno in parte).

     

    dralig

  14.  

    Non dica così, la prego. A 67 anni ritengo che ci si possa ritenere all'apice della propria maturità artistica. Ribadisco quindi - nel Suo caso - l'utilizzo del verbo "proseguire" al posto di "terminare"; ad esempio perchè non prende in considerazione anche l'ipotesi - magari nel 2009 - di "proseguire" arrichendo il Suo catalogo con qualche pagina per pianoforte - chitarra ? E' una configurazione cameristica affascinante e talvolta un pò trascurata dai grandi compositori.

     

    Taltomar

     

    Trascuratissima, e con qualche buon motivo. E' improbabile che un compositore possa sentirsi interessato, o addirittura ispirato, a comporre di sua iniziativa per chitarra e pianoforte: all'epoca del fortepiano, poteva avere un senso, oggi molto meno. Quindi, il compositore si muove su richiesta di un duo di chitarra e piano che, con le sue esecuzioni, gli offre la prospettiva di non vedere la sua opera sprofondare nel silenzio. A me sono giunte le richieste più rare - ho scritto una Partita per vibrafono e chitarra - ma non quella di comporre per chitarra e piano.

     

    Castelnuovo-Tedesco, che era un grande gentiluomo, pensò di far cosa gradita a Segovia e alla di lui seconda moglie, la bravissima pianista Paquita Madriguera, scrivendo per loro la sua bellissima Fantasia per chitarra e piano. Ahilui, quando la compose non era informato degli eventi: il matrimonio Segovia-Madriguera era andato a monte da cinque anni, e la Fantasia, da allora, trovò ben pochi interpreti.

     

    dralig

  15. Come mai la chitarra non è quasi mai presente nei concerti con grandi orchestre (berliner, wiener, chicago,israel.....) e con grandi direttori (metha, muti,abbado...)?

    e poi perchè i chitarristi fanno sempre e solo i concerto di Rodrigo, Castelnuovo-Tedesco,Ponce,villa-lobos e è presentano raramente altri brani in concerto?

    Spesso è davvero umiliante fare il confronto con i pianisti che hanno i loro tremila concerti e li eseguono tutti e sempre con grandi orchestre e grandi direttori!!!

     

    A dire il vero, i pianisti insistono sui grandi concerti di un numero limitato di autori: Mozart, Haydn, Beethoven, Chopin, Schumann, Liszt, Brahms e, del Novecento, presentano normalmente i concerti di Ravel, Prokofiev, Bartok: nemmeno loro sono dei grandi esploratori del repertorio (quando mai suonano i Concerti di Mendelssohn o le "Noches" di Falla) ed è rarissimo che presentino i concerti di autori del Novecento paragonabili a quelli che hanno composto concerti per chitarra, o addirittura degli stessi autori. Io, per esempio, non ho mai ascoltato dal vivo uno dei concerti per pianoforte di Castelnuovo-Tedesco, di Ponce, di Villa-Lobos.

     

    E' vero che i chitarristi non sono dei campioni del loro repertorio con orchestra, ma trovo - fatte le debite proporzioni tra i rispettivi repertori - che nemmeno i pianisti siano ardimentosi: suonano si e no 10% dei concerti, e lasciano il rimanente 90% accuratamente sottochiave.

     

    Un'altra domanda da porsi, per valutare la situazione, è la seguente: quando viene pubblicata in CD una buona esecuzione di un concerto per chitarra e orchestra, che non sia Aranjuez, la Fantasia para un Gentilhombre, etc., qual è l'accoglienza che le riservano anche solo i chitarristi (non dico il pubblico in generale)? Ad esempio - piccola inchiesta - quanti, tra coloro che hanno nella loro discoteca il concerto di Rodrigo, magari con più di un'esecuzione, hanno anche il Concertino di Tansman nell'ottima, e fin qui unica, registrazione di Zigante?

     

     

    dralig

  16.  

    utopia...che è figlia di una concezione escatologica (salvifica appunto) della storia che non condivido (con Löwith)

     

    Gli è, caro Fabio, che io non ho mai proposto ad alcuno di "condividere" la mia concezione salvifico-escatologica, e in ciò ho manifestato, se non amore per il mio prossimo, certamente un autentico rispetto per le altrui convinzioni: mi fa stupire, dunque, la Sua mancata condivisione di ciò che io ho sempre tenuto accuratamente per me, limitandomi a darne discreta testimonianza là dove si aprisse un discorso qual è quello ora qui in atto.

     

    Dialetticamente, lo ammetto, mi sono scoperto, offrendoLe la possibilità di definire "utopia" quello che io penso e in cui credo, mentre Lei, che dichiara di non voler rivelare il Suo pensiero, non esita a trafiggere quello altrui - anche quando l'operazione, attuata nei confronti di messaggi molto ingenui, risulta culturalmente un poco sleale -, ma La prego di constatare e di riconoscere che la mia escatologia salvifica è stata determinante ai fini della creazione della mia musica, e che perciò non è forse giusto, filosoficamente, definirla "utopia", nemmeno quando essa, manifestandosi al di fuori del processo estetico, si mostra come pensiero. Il cristiano direbbe che non è caritatevole, e il laico direbbe che non è corretto, puntare il proprio strale alla radice, fingendo di non vedere l'albero che ne è nato.

     

    A questo solo, e non ad altro, doveva servire la mia "concezione". Infatti, ho scelto di essere musicista, non altro.

    E si dà il caso che anche i musicisti pensino e parlino: per favore, però, non citiamo le loro parole come quelle dei filosofi.

     

    dralig

     

    Se lo sleale e il trafiggere messaggi altrui riguarda il suo messaggio e l'estetica ...le do ragione...tra l'altro è una opinione che condivido...per questo preferisco non nominarla (detto con faccino sorridente allegato, che poi infatti non è mai vero...è assai probabile che questa esperienza di forum, con quasi 2500 messaggi, di blog, di tumblr, e altre cosette rechi sempre una traccia labile di un percorso)....ma avevo in mente wittgenstein...su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere...mi sembra una buona massima.

    ...se il "trafiggere" e lo sleale culturale riguarda invece le mie risposte (che penso semplicemente serie, non culturalmente poco sleali) messaggi di altri utenti...beh...sono un poco perplesso.

     

    indipendentemente da chi pronuncia cosa (per me Ciccio ha lo stesso valore di Joseph Ratzinger) quel che conta che per me, detto terra terra, priva di coltura, è che la sostanza dell'ingenuità di quei discorsi si insinua e serpeggia in ambiti dove non dovrebbe stare minando la libertà della ricerca...si ricorda la frase la mia libertà finisce dove comincia la tua? ecco, io ho la percezione, ma la forte percezione, che la mia libertà sia minata da quelle "ingenue riflessioni", che trovo contro natura.

    Riporto allora un mio messaggio precedente che privo di cultura, riguarda invece la vita di ognuno di noi, non l'oltretomba o il potere dei simboli:

     

    Sterili divisioni? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona che percepisce che "forze" più grandi di lui impediscono alla figlia, immobile e in stato vegetativo da quasi vent'anni, di adempiere alla sua volontà di lasciare questa vita? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona malata che nutre speranze nella ricerca sulle staminali quando sente parlare di "cellule etiche" ?

    Queste sono le conseguenze di quelle incongruenze (i messaggi ingenui), che sono anche le fondamenta culturali di quel pensiero.

     

    La comprensione incomincia prima del dialogo, e dura anche quando questo è terminato. Io penso che i ragazzi come Francesco governeranno il mondo dopo di noi, e che lo faranno con passione amorevole, e non ho paura di quello che pensano, perché so quello che sentono. Ho fiducia nelle loro passioni. Mi preoccupa solo l'indifferenza.

     

    dralig

  17.  

    utopia...che è figlia di una concezione escatologica (salvifica appunto) della storia che non condivido (con Löwith)

     

    Gli è, caro Fabio, che io non ho mai proposto ad alcuno di "condividere" la mia concezione salvifico-escatologica, e in ciò ho manifestato, se non amore per il mio prossimo, certamente un autentico rispetto per le altrui convinzioni: mi fa stupire, dunque, la Sua mancata condivisione di ciò che io ho sempre tenuto accuratamente per me, limitandomi a darne discreta testimonianza là dove si aprisse un discorso qual è quello ora qui in atto.

     

    Dialetticamente, lo ammetto, mi sono scoperto, offrendoLe la possibilità di definire "utopia" quello che io penso e in cui credo, mentre Lei, che dichiara di non voler rivelare il Suo pensiero, non esita a trafiggere quello altrui - anche quando l'operazione, attuata nei confronti di messaggi molto ingenui, risulta culturalmente un poco sleale -, ma La prego di constatare e di riconoscere che la mia escatologia salvifica è stata determinante ai fini della creazione della mia musica, e che perciò non è forse giusto, filosoficamente, definirla "utopia", nemmeno quando essa, manifestandosi al di fuori del processo estetico, si mostra come pensiero. Il cristiano direbbe che non è caritatevole, e il laico direbbe che non è corretto, puntare il proprio strale alla radice, fingendo di non vedere l'albero che ne è nato.

     

    A questo solo, e non ad altro, doveva servire la mia "concezione". Infatti, ho scelto di essere musicista, non altro.

    E si dà il caso che anche i musicisti pensino e parlino: per favore, però, non citiamo le loro parole come quelle dei filosofi.

     

    dralig

  18. Ha senso il dolore?

     

    Ci risponde Jean Genet, un grande scrittore che fu anche un deviato criminaloide, e che quindi ci parla dal profondo della sofferenza: "La santità consiste nel rendere utile il dolore."

     

    Utile in quale senso? Naturalmente, nel senso di una trasformazione in sapienza e in solidarietà. Chi ha patito, sa come il suo patimento poteva essere alleviato, e sa come soccorrere chi patisce. Genet non era un cristiano, ma aveva compreso a fondo il valore della solidarietà. L'intelligenza laica e l'altruismo cristiano possono convergere.

     

     

    Ha senso la vita?

     

    La vita di ciascuno ha il senso che ciascuno riesce a darle, con la sua volontà e il suo fare. In assenza di ciò, è chiaro che non ha alcun senso. Gli esseri umani nascono in condizioni enormemente diverse, e quindi per molti - la maggioranza - è assai difficile costruire una vita che abbia senso. E' tuttavia evidente che molte persone non sanno cogliere il favore delle circostanze che permetterebbero loro una vita piena di senso. L'affermazione "la vita non ha senso" andrebbe spesso sostituita da un'altra, più veritiera: "Non ho saputo né voluto dare un senso alla mia vita, e ora sono qui a lamentare il fatto che la vita non ha senso, il che è evidentemente insensato".

     

     

     

     

     

     

    Nella Croce piantata dentro la storia ho trovato le mie risposte.

     

    Lei usufruisce di un dono, quello della fede. Io sono convinto che, quando si tratta di vera fede, e non di un abbaglio della follia e della disperazione (dalle quali sorge molto spesso il fanatismo religioso, che non ha nulla che vedere con la fede), chi ne è toccato sa che non è dono elargito a tutti, sa che lo Spirito Santo scende sugli uomini con decisioni imperscrutabili (al punto da posarsi imperiosamente sull'ideologo avverso, sul volgare peccatore, sul potente criminale), e rispetta profondamente l'operato di chi, pur non illuminato dalla fede, opera per il bene del suo prossimo. In questo mondo, il cristiano e il laico hanno, nei riguardi del loro prossimo, gli stessi doveri. Cambia la prospettiva del servizio che rendono, prospettiva religiosa per i cristiani e puramente etica per i laici, null'altro.

     

    Io metto sullo stesso piano il cristianesimo aggressivo e giudicante di molti cattolici e il laicismo tronfio e derisorio di molti laici: penso che entrambi stiano arando il mare.

     

    dralig

  19.  

    Queste incongruenze di cui Lei parla sono proprio quelle che pongono le basi, culturali appunto (in senso lato), del disprezzo per le culture che chiamerei, semplificando, laiche. Sterili divisioni? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona che percepisce che "forze" più grandi di lui impediscono alla figlia, immobile e in stato vegetativo da quasi vent'anni, di adempiere alla sua volontà di lasciare questa vita? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona malata che nutre speranze nella ricerca sulle staminali quando sente parlare di "cellule etiche" ?

    Queste sono le conseguenze di quelle incongruenze, che sono anche le fondamenta culturali di quel pensiero.

    Questo a casa nostra, per ora ci si "limita" a questo. Ma l'incongruenza sappiamo bene che non riguarda solo il cattolicesimo contemporaneo ma tutte le religioni soprattutto quelle monoteiste.

    Ci sono delle guerre, ma non a causa della congettura di Riemann.

     

    Non sarò io a difendere l'indifendibile. Io credo invece alla necessità - essa sola salvifica - dell'individuazione e del perseguimento di valori comuni a tutte le culture (per esempio, l'arte), e a una solidarietà "leopardiana" tra tutti gli esseri viventi. Questo è possibile, se a vincere sarà l'intelligenza. Altrimenti, è certo che la catastrofe, che può rimanere allo stato latente fintanto che il pianeta è abitato da cinque o sei miliardi di persone, esploderà inevitabilmente quando la popolazione giungerà a raddoppiarsi, senza abbandonare le reciproche intolleranze.

     

    dralig

  20.  

    Io metteri la firma per saper scrivere qualcosa che abbia senso, anche alle mia età...

     

    MR

     

    Forza e coraggio: si incomincia da un'aspirazione, da un'esigenza interiore. Tutto il resto - le capacità tecniche, lo stile - si acquisiscono a partire da questa, che Gian Francesco Malipiero chiamava "intima commozione". Non serve "mettere la firma", bisogna spenderci la vita. Molti, che falliscono, non si rendono conto del fatto che la differenza essenziale tra loro e chi è invece riesce a creare qualcosa di autentico e di vero, non risiede tanto nel talento, ma in questa assoluta serietà, che spinge a non risparmiare nulla di sé, a investire tutto nel proprio tentativo, a rischiare, nella grande scommessa, il senso della propria esistenza.

     

    dralig

  21.  

    Io resto dell'idea che certi argomenti non si possano esporre a parole, se non rischiando di produrre della semplice demagogia. A mio, per chi volesse trovare un cammino davvicinamento alla fede, Santa Teresa di Calcutta è uno stimolo molto più potente di qualsiasi sermone forbito ed altisonante, tanto più che quella donnina non si è mai presa la briga di fare proclami alle masse o proselitismo teoretico: si è rimbocvcata le maniche ed è andata là dove sentiva di poter essere utile. Tanti direbbero che ha "mollato tutto ed è partita"; io credo che abbia capito qual era il suo posto e ci sia andata per "prendere" qualcosa, non certo per lasciarlo.

    Il suo posto nel mondo era là, la sua vita era votata a quello, così come ognuno di noi ha il proprio posto. Questo posto non è predefinito, né precondizionato o preconfezionato: ce lo si costruisce giorno dopo giorno, con fatica, sacrifici, lavoro e sudore. Per chi vuole crederci, esiste un disegno superiore, ma dubito fortemente che sia univoco. Credere in un destino inamovibile significa giustificare qualsiasi azione in nome della predestinazione, ivi compresi l'omicidio ed ogni altro genere di perversione.

     

    EB

     

    La potenza dei mezzi di comunicazione crea le star anche nel campo della spiritualità e dell'altruismo. Sono convinto che in questo mondo esistano tante persone che sacrificano la loro esistenza nel tentativo - talvolta ai loro stessi occhi pressoché impotente - di alleviare le sofferenze altrui: i loro nomi non assurgono agli onori delle cronache, spesso questi ignoti periscono, sopraffatti dalle circostanze avverse, e la loro storia non viene letta da nessuno. Per ogni Teresa di Calcutta, icona dell'abbandono di sé all'impeto della carità, meritatamente giunta alla gloria, ci sono migliaia di anonimi, non meno grandi, che soccombono nel silenzio: la loro voce non ci giunge.

     

    E' necessario essere - o farsi, se non lo si è - consapevoli del fatto che amare il prossimo fino al sacrificio di sé, insegnato limpidamente dal Vangelo, non è sentimento esclusivamente cristiano: lo si può vivere nella sua pienezza, fino all'estremo, anche fuori dalla Chiesa, in piena "noche oscura del alma". Non dimentichiamo, del resto, la confessione della stessa madre Teresa, che non nascose la caduta della sua fede e, in lei, il silenzio di Dio, e che, ciò nonostante, continuò a manifestare in opere la sua pietas: si può giungere alla stessa altezza in virtù del cristianesimo o in virtù dell'umanesimo, perchè entrambi, se intesi a fondo e vissuti senza riserve egoistiche, ispirano gli stessi comportamenti.

     

    Spiace leggere, nei messaggi dei giovani, accuse roventi: i cristiani che si annettono stati in essere speciali, esortativi e missionari, mostrando scarsa conoscenza, quando non velato o aperto disprezzo, delle culture non cristiane; e i laici che infieriscono nel ricordare le nefandezze compiute in nome di Gesù Cristo e nel sottolineare le incongruenze culturali del cattolicesimo contemporaneo. Questa strada non conduce da nessuna parte, se non a un perpetuarsi delle storiche e sterili divisioni che hanno procurato, al genere umano, soltanto calamità.

     

    dralig

  22. A mio avviso un più che meritato riconoscimento che deve essere anche di stimolo a proseguire sulla strada intrapresa.

    Complimenti !

    Taltomar

     

    A 67 anni, più che proseguire, si tratta di concludere. Manca, nel catalogo, un Quintetto per chitarra e archi: il picco raggiunto dal Quintetto di Mario Castelnuovo-Tedesco intimidisce chiunque voglia scriverne un altro (responsabilmente, si capisce). Forse, però, in questo declinare del 2008, chissà...

     

    dralig

×
×
  • Aggiungi...

Informazioni importanti

Usando il Forum dichiari di essere d'accordo con i nostri Terms of Use.