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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. f un poco martellato, più f martellato.

    Queste sembrano le vostre parole...i chiodi della crocifissione....

     

    Ma no, ma no: a crocifiggere Cristo non furono dei laici, dei liberi pensatori, dei filosofi: furono invece - Lei lo sa benissimo - i sommi sacerdoti, i custodi della religione, Anna e Caifa. L'agnosticismo romano - ormai indifferente agli dei pagani - avrebbe fatto grazia della vita al grande accusato - non lo trovava colpevole di nulla - e Pilato volle, con il famoso lavacro delle mani, prendere le distanze da quello che - in base al codice romano - giudicava un crimine assurdo, Quando - alla domanda se egli si reputasse re - Cristo gli rispose che il suo regno non era di questo mondo, Pilato constatò che il suo lavoro era finito, che egli non aveva alcun motivo per mandare a morte quell'innocente: non era nemico di Cesare, e dei regni ultraterreni a Roma non importava nulla. A volere Cristo appeso alla croce furono le autorità religiose del tempio.

     

    In nome della religione si sono combatture tante guerre, si sono commesse tante nefandezze, si sono inflitte tante sofferenze, da far sembrare le critiche rivolte dalla cultura laica alla Chiesa, oggi, come qualcosa di ragionevole (indipendentemente da quanto le si condivida) e di niente affatto pericoloso: lo sa benissimo Papa Ratzinger, che sta dialogando con i non credenti alla ricerca di una comune vocazione al bene, sia esso cercato con l'aiuto della fede o semplicemente - da parte di chi non crede - con il rispetto comunque dovuto all'essere umano. Si ricordi del titolo di un grande libro scritto da un filosofo ateo, Jean Paul Sartre: L'esistenzialismo è un umanesimo.

     

    dralig

  2. Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

     

    Io rimango sempre sconvolto quando leggo il Vangelo: "Egli si alzò e lo seguì", che motivo aveva quell'uomo? Ricco, con molte donne, un pubblicano insomma, a cui non mancava nulla: ad un certo punto molla tutto e va, lo segue, capite? Lo segue!

     

    Il Caravaggio ha raffigurato con somma potenza quel momento. Matteo era un ebreo che riscuoteva dai suoi compatrioti le tasse per conto dei romani, quindi uno spregevole collaborazionista, l'ultimo tra coloro che potevano essere toccati dalla fede. Il Caravaggio ha dipinto in modo perfetto il suo sgomento, il suo stupore, potremmo dire persino la sua incredula rabbia, come se stesse dicendo a Gesù - usando le parole di un contemporaneo: "Ma che c...o vuoi? Proprio a me dovevi chiedere di venirti dietro?", e però, nel momento stesso in cui ringhia la sua ribellione, sente di non potersi esimere, perché ciò che è appena nato in lui è più forte di lui, di tutta la sua vita precedente, di tutte le sue convinzioni e persino della sua manifesta immoralità.

     

    Mikhail Bulgakov, ne "Il maestro e Margherita", fa di Matteo il messo che recapita i messaggi di Cristo risorto e glorificato a Woland, dopo che questi ha messo Mosca a ferro e fuoco. Woland non cela il suo disprezzo per l'ebreuccio rinnegato che ha "mollato tutto" per seguire Gesù, però obbedisce al comando che Matteo gli reca: "Digli che sarà fatto". Non capisce, Woland, come mai al Maestro, che ha dedicato la sua vita a scrivere il libro su Gesù, venga concessa la pace, ma negata la luce. Woland è il principe di questo mondo, e i suoi servitori li paga meglio...

     

    dralig

  3. Vorrei però dirti che io conosco abbastanza bene la figura del Pontefice, e ti posso assicurare che prima cosa, è un uomo di estrema cultura, basta leggere i suoi libri...secondo, è una grande lampada da guardare per noi cristiani, per la sua semplicità e umiltà.

     

    D'accordissimo: non perdiamo dunque il senso delle sue parole di grande rispetto e di profonda stima per la cultura laica appena pronunciate in occasione del suo dialogo con il presidente francese.

     

    dralig

  4. Un bel riconoscimento Angelo, complimenti! (viaggetto tutti assieme a Ithaca offerto dal premiato?) [smilie=emoticon_133.gif][smilie=emoticon_133.gif][smilie=emoticon_6.gif]

     

    Proprio tutti - anche se non so a chi si riferisca - mi sembra un po' allarmante. Anche perché, nel prossimo giugno, può darsi benissimo che staremo tutti (e tutti per davvero) pensando a come comperare pane e albicocche verdi - altro che biglietti per voli intercontinentali.

     

    dralig

  5. Leggo in un catalogo di musica per chitarra,la voce "Concerto op.30 per chit e orch",distinta dalla voce "Concerto op 30 trascr per chit e quartetto d'archi".Ma non dovrebbe essere la stessa cosa?O le parti sono diverse?

     

     

    Il Concerto, che fu eseguito per la prima volta da Giuliani alla Redoutensaal di Vienna il 3 aprile 1808. fu pubblicato nel 1810 a Vienna da Bureau des Arts ed d’Industrie. L’organico orchestrale comprende gli archi e due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti e due corni. Il titolo originale recita: GRAND CONCERTO/ pour la Guitarre/ avec accompagnement de grand Orchestre/ Composé et Dédié/A Son Altesse Impériale le Prince/Eugène/Vice Roi d’Italie/par/son très humble et très soumis serviteur/MAURO GIULIANI/Op. 29/ L’accompagnement s’y trouve arrangé in Quartett. Il numero d’opera è errato. Le parti non pubblicate nell’edizione viennese si trovano manoscritte alla Bayerische Staatbibliothek di Monaco di Baviera, anche se è invalsa la pratica – divenuta anzi prevalente – di eseguire il Concerto nella versione per chitarra e archi. Anton Diabelli, editore oltre che compositore, pubblicò nel 1922 – tre anni dopo la partenza di Giuliani da Vienna – una versione per chitarra e pianoforte.

     

    Le parti, dunque, non sono diverse: quando si esegue la versione con i soli archi, semplicemente si omettono i fiati.

     

    dralig

  6. [...] Animali, piante, microbi, virus sono tutte forme di vita [...]

     

    In realtà i virus non sono forme di vita secondo la classificazione biologica, in quanto, tipicamente, non muoiono, né si riproducono se non mediante alterazione del codice genetico dell'organismo cui si attaccano... :)

     

    EB

     

    Non pretendo di rivelarti nulla, ma saprai (e non mi sembra alieno al contenuto della discussione) come questa realtà risponda alla descrizione che, del male, dà la teologia classica: il male è un non-ente, non esiste di per sé, si manifesta soltanto come attentato al bene, o suo parassita, allo scopo di annichilirlo o comunque di sottrargli forza e vita. Concezione che troviamo ben manifesta anche nella letteratura: colui che si presenta in quel di Palestrina al nostro collega Adrian Leverkuhn, il grande compositore, offrendogli collaborazione per scrivere l'opera fuori dal tempo, è vestito da lenone (Thomas Mann, Doctor Faustus), si percepisce che egli vive a carico delle persone le cui anime riesce a comperare; e le terrificanti pagine manniane non sono che un ampliamento, una riscrittura, del colloquio tra Ivan Karamazov e il misterioso visitatore, anch'egli manifestamente parassitario. Il grande Fiodor aveva fatto un'immagine del pensiero dei padri della chiesa.

     

    dralig

  7.  

     

    Certo, dalle Sue parole si capisce che il vero problema (o per meglio dire, lavoro) è quello della ricerca, che poi la vita può far accadere incontri, circostanze che possono portare ad intravedere una meta. Ma Leopardi nel "Sopra il ritratto di una bella donna, scolpito sul monumento sepolcrale della medesima", è proprio l'emblema dell'essere umano in quanto tale e in quanto, in questo, differentemente dagli altri esseri viventi, ha sigillato nel suo cuore l'anelito al suo Creatore: "il nostro cuore è inquieto finchè non riposi in Te" diceva S.Agostino.

     

    Ben diverso è il riposo di Sant'Agostino dall'anelito del Leopardi: il santo di Ippona trova Dio, il Leopardi - proprio nella poesia che Lei ha citato - si stupisce di come l'uomo possa sentire in sé - dinanzi allo spettacolo della bellezza - un palpito e un'aspirazione che poi trovano, alla fine della loro strada, soltanto il nulla. Nessuno, potendo, si negherebbe alla fede, a meno di essere stolto: il fatto è che essa non sorge a comando o per effetto di volizione. E' un dono misterioso e irrazionale, a volte subitaneo e persino violento: la fede che invase Saulo sulla via di Damasco era stata cercata e voluta? L'illuminazione che stravolge l'Innominato è risultato di una volontà di trovare Dio?

     

    Il senso del mio intervento, Francesco, non era quello di scindere arte e religione - e come potrei, dopo aver composto "Lecons de Ténèbres"? -, ma, per un atto di lealtà culturale, alla quale tutti dobbiamo essere esortati, di tanto in tanto, far osservare come la ricerca della bellezza e la nobiltà del pensiero possano svilupparsi anche là dove non vi è la luce della fede. "Scrittore grande, anche se non illuminato dalla fede": questo il giudizio che il più autorevole critico cattolico diede di Ernest Hemingway all'indomani della sua morte. E null'altro che questo io intendevo, là dove il Suo messaggio sembrava voler dire che, senza fede, nulla abbia senso. Siamo giusti, e impariamo anche dalle grandi anime che non sono state toccate dalla Rivelazione. Leggiamo Bernanos e Mauriac, ma anche Sartre e Camus: le loro lezioni sono ugualmente alte e splendenti.

     

    dralig

  8. e io mi domanderei il perchè gettarsi a capofitto, se poi non c'è nulla dietro ciò che accade: ma evidentemente sono un romantico nato due secoli più tardi.

     

    Lungi da me il proposito di separare arte e religione ma, per puro scrupolo di obiettività, faccio osservare che si sono gettati a capofitto, con i risultati che ben conosciamo, poeti del calibro di Giacomo Leopardi, che in Dio proprio non credevano. C'è un umanesimo laico che ha fatto la storia - e la storia dell'arte - parallelamente a quello cristiano. Questo per la verità, e senza smettere di essere colui che ha scritto gli "Studi di virtuosità e di trascendenza".

     

    dralig

  9. L'argomento è molto interessante, Condivido pienamente quanto scritto da Dralig, vorrei però aggiungere che a mio avviso l'aspetto provocatorio oggi non funziona più su di un pubblico abituato a sentire e vedere di tutto. Siamo circondati da provocazioni di ogni genere, che spesso costituiscono un veicolo fondamentale per la pubblicità nel commercio. Ma forse in un mondo in cui il silenzio non esiste più, nemmeno in una sala da concerto insonorizzata, le possibili suggestioni derivate da oltre 4 minuti di tentato silenzio possono avere un loro fascino, al di la del significato storico della performance. Ma poi godiamoci dei bei suoni!

     

    :roll::D

     

    Rispondendo a Taltomar, non ho incoraggiato la lettura di una "provocazione" nell'opera di Cage. Non credo, infatti, che Cage fosse un provocatore. Egli piuttosto proponeva una visione della musica (e della vita) diversa da quella dominante nella cultura occidentale, ma non in senso antagonistico. Voleva, io credo, far constatare che la "nostra" musica era una delle "musiche possibili", non l'unica, e che l'estrema raffinatezza del nostro ascolto era in realtà incapace di cogliere la bellezza dei fenomeni naturali, incluso il silenzio.

     

    dralig

  10. Sabato scorso ad Alessandria durante il 13° Convegno di chitarra il maestro Tallini ha eseguito - nel breve spazio pomeridiano dedicato agli interpreti - il brano 4.33 di John Cage. Per chi non lo conoscesse il brano prevede 4'.33" di assoluto silenzio; l'interprete - in posa plastica sullo strumento - non produce alcun suono per ,appunto, 4 minuti e 33 secondi. Il maestro Tallini introducendo il brano l'ha definito "geniale" sostenendo anche che a suo parere Alessandria era pronta per comprendere la bellezza del pezzo.

    Ebbene: io non ci sono riuscito. Non l'ho capito.

    Il non riuscire a comprendere è sicuramente un mio problema musicale-culturale, un mia carenza legato come sono alla causa / effetto derivata dal concetto che l'interprete suona lo strumento producendo musica.

    Capisco anche che dietro un "silenzio rumoroso" si possa cogliere un contrasto affascinante (nel nostro caso qualche immancabile colpo di tosse ed una motoretta scoppiettante transitata in strada proprio in quel momento), però io - oggi- questo fascino non riesco a percepirlo.

    Vi dico francamente che sorridevo all'idea di dover applaudire a fine brano un interprete (poi rivelatosi bravissimo) che non aveva prodotto assolutamente nulla.

    Chiedo quindi soccorso a questo Forum. Qualcuno può indicarmi una chiave di lettura per poter incominciare a comprendere queste - passatemi il termine - provocazioni artistiche ?

    Grazie a tutti

    Taltomar

     

    Dicendo "provocazioni" Lei ha già infilato una chiave nella toppa. Forse non è quella giusta, ma è giustissimo che Lei si ponga il problema di interpretare e si domandi come riuscirsi: questo è l'atteggiamento giusto. Su John Cage esiste una bibliografia che potrà trovare facilmente nel Web. In un forum, è impossibile mettere a fuoco la personalità del compositore americano. Però un aneddoto illuminante, si, lo possiamo riferire. Cage andò a Ferienkurse di Darmstadt, se ben ricordo nei primi anni Sessanta. La musica europea era allora dominata dai grandi nomi dello strutturalismo post-weberniano e dai loro pretoriani. Alla prima lezione di Cage, accorse una piccola folla di adepti dello stalinismo musicale, pieni di dogma e di scetticismo. Le prime parole del compositore rimarranno per sempre nella storia: "La musica è una successione di fenomeni sonori e di silenzio: per esempio, il vento tra le foglie degli alberi". Ci voleva del genio a dire una cosa del genere, in quel momento, in quel luogo e in quella situazione: Cage ebbe quel tipo di genialità in quel momento. Oggi, un brano come quello che Lei ha ascoltato, nella circostanza e nel contesto in cui è stato proposto, difficilmente può avere senso.

     

    dralig

  11. Ho letto qui http://www.delcamp.net/forum/it/viewtopic.php?f=51&t=4909

    che esiste la trascrizione di Gilardino della serenata spagnola di J. Malats.

    Ma è vero o è una bufala?

     

    ciao

     

    Lucy

     

    Ho realizzato la trascrizione della "Serenata española" di Joaquin Malats per la chitarrista statunitense Martha Masters, che l'ha incisa in un CD di prossima pubblicazione. Non l'ho pubblicata presso un editore commerciale, ma nella rivista "Seicorde", la quale contiene regolarmente in ogni suo numero un pezzo di musica per chitarra (che la maggioranza dei lettori non legge, salvo poi lamentarsi del fatto che la rivista è scarsa di contenuti).

     

    Ne mando copia gratuita a chi me ne fa richiesta.

     

    dralig

  12. Sono felice di leggere conferma delle mie impressioni. In verità durante l'anno sono andato "fuori programma", presentando ogni tanto al mio maestro qualche studio di Coste (che ho pure diteggiato, dato l'utilizzo di pubblicazioni "free"). Il risultato è stato che...me li ha fatti portare al saggio. E' stato un bell'impegno ma ne ho colto certamente i frutti. Sono letteralmente rapito dalla struttura dei suoi studi (figuruiamoci le opere più importanti!),

     

    Farà bene a non figurarsi nulla: Coste raggiunge la sua qualità musicale più alta, sia come idee che come forma, negli Studi op 38.

     

     

    Quest'anno mi stato proposto di iniziare gli studi di Sor in preparazione al compimento inferiore...ho quasi terrore che mi tocchi passare i prossimi due anni su quel materiale.

     

    Se ama gli Studi di Coste, non potrà detestare quelli di Sor: Coste deriva direttamente da Sor - del quale fu allievo e amico - e da Sor imparò la scrittura polifonica che adopera negli Studi.

     

    dralig

  13. Ci sono tante revisioni di quest'opera, io ho una vecchia Berben di Gilardino (1969) che mi ha dato interessanti spunti di soluzioni di diteggiatura (forse dopo quell'edizione Gilardino ha cambiato qualcosa...ma non ricordo, forse mi confondo...)

     

    Si, qualcosa: dopo quel lavoro giovanile, molto giovanile, ho cambiato secolo, e mi sono occupato del Novecento. Prima, delle musiche degli altri (stia tranquillo, Giorgio: non intendo elencare le composizioni che mi sono state dedicate, né i nomi dei loro autori), poi delle mie. Come si dice, mi sono messo in proprio. Coste? Eccellente. E' un po' come il Petrarca: quando si dedicava alle "grandi" cose, era retorico; nelle "nugae", invece (gli Studi, si), era perfetto.

     

    dralig

  14.  

     

     

    Mi sono espressa male. Volevo dire che questa è la prima delle Sue opere che mi è stata fatta ascoltare e da questa sono venute le altre.

     

     

     

     

    Ne sono lieto. Normalmente, i brani diatonico-modali sono preferiti, sia dagli esecutori che dagli ascoltatori, rispetto a quelli cromatico-atonali, ma io sono sicuro che si tratta sempre della stessa matrice poetica e stilistica, cambia solo la meteorologia: come dire, il luogo è sempre lo stesso, ma a giorni c'è il sole, a giorni la pioggia o la tormenta.

     

    dralig

  15. E' già acquistabile? curiosità, gli unisoni sono da suonare su più corde o si ribattono? l'effetto di questo "accompagnamento" arpeggiato mi sembra molto bello e interessante

     

    Equisoni tra corde diverse, con diteggiatura d'arpeggio a campanella.

    Pubblicazione imminente (edizioni Curci).

    Ascoltabili online, al momento, due dei sette pezzi:

     

    http://profile.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewprofile&friendid=307443128

     

    dralig

  16. Non sapevo che fosse tra le composizioni piu' conosciute. Tra l'altro, Cristiano, ne ho ascoltate parecchie, anche della collana di CD degli Studi di Virtuosità e Trascendenza che hai inciso tu e altri brani interpretati da Lucio Matarazzo, Marcello Rivelli, Luigi Biscaldi, Giulio Tampalini e ancora altri musicisti e davvero mi sono piaciuti, tutti in modo diverso, ma forse perchè ho ascoltato questa musica la prima volta proprio nel mese di Marzo o perchè mi toccano in modo particolare il tema e l'atmosfera, sta proprio lì in cima a quei famosi spartiti che vorrei suonare. Considera anche che la musica atonale è una esperienza di ascolto abbastanza nuova per me :oops: e questa composizione mi ha un po' trainata verso l'ascolto della musica del M.° Gilardino.

     

     

    Butterfly

     

    Non che sia importante per l'ascolto, ma "Elegia di marzo" è un brano diatonico-modale, non atonale.

     

     

    dralig

  17. Spartito sul leggio, chitarra in mano mi sono immerso per qualche minuto nella lettura di questo bellissimo studio tratto dalla prima serie degli Studi di Virtuosità e Trascendenza del M° Gilardino, invogliato dall' ascolto dell'interpretazione di Cristiano.

    Volevo chiedere al M° se ha quache ricordo particolare legato a questo studio; se è stata la lettura di qualche testo del premio Nobel Jiménez ad inspirarlo in questa composizione.

     

    Grazie.

     

    Il pezzo deriva da una lettura (reiterata cento volte negli anni) della lirica di Jiménez intitolata "Oberon a marzo", due versi della quale sono citati nell'epigrafe che segue il titolo della composizione. Tradotti in italiano:

     

    "Marzo triste, le tue rose nuove/Come marciscono in fondo alla mia anima!"

     

    Precisamente, l'immagine d'avvio del brano musicale è stata quella del fantoccio di neve che si dissolve nello stillicidio della pioggia di marzo: struggente metafora dell'amore e della sua caducità.

     

    dralig

  18. Dalla sua risposta capisco che il mio intervento non é stato compreso, comunque ognuno la pensa come vuole e non deve darne conto a nessuno signor gilardino tantomeno a lei.

     

    Io non Le ho chiesto nessun conto di quello che Lei pensa, signor Zema, ho risposto a un Suo messaggio, che ne commentava uno mio, con il quale si è aperto il thread. Se Lei ritiene di non dover esporre le Sue affermazioni alle mie risposte (o a quelle di qualsiasi altro partecipante al forum), eviti di scrivere pubblicamente e di rispondere ai messaggi altrui. Non pretenderà, spero, di poter commentare i messaggi altrui senza che altri possano commentare i Suoi. Il rischio di essere fraintesi è sempre presente: c'è chi non sa leggere e chi non sa scrivere.

     

    dralig

  19. Angelo, per me le parole di alcuni personaggi di questo forum "scorrono senza provocare il minimo artrito" solo fastidio per cui non sono degne di alcuna risposta.

    Ognuno risponde per quello che fa e dice, e, come asserisce il Sig. Gilardino "é facile sparlare", molto più facile che suonare aggiungo io.

    "Homo Teoricus", sembra essere la nuova (o vecchia) specie in via di propagazione.

     

    Se il far musica consistesse solo nel suonare la chitarra, le enciclopedie della musica pubblicherebbero i nomi dei compositori chiamandoli "teorici". Questo, per fortuna, non accade, signor Zema: i maggiori dizionari di musica contengono i nomi di migliaia di compositori e, di chitarristi, ne menzionano, dal Seicento a oggi, poche decine, con ben scarso rilievo.

     

    dralig

  20. E chi sarebbe il John Wayne della situazione, ho l'impressione che lo siano in tanti, anche senza rendersene conto.

    La cosa che più mi infastidisce sono le offese di pochi (per fortuna) appartenenti al forum che non riescono a criticare in maniera costruttiva serena e senza punte di invidia, rivalità, frustrazioni e altro ancora che percepisco esserci nei vari interventi.

    Cordialmente

     

     

    si maestro zema,è evidente che chiunque ottenga successo,con concerti,festivals,blog e quant'altro, viene criticato per i motivi che hai scritto in questo loco!!! tu a fiuggi hai fatto un concerto incredibile in duo e vedi che si scrive che fiuggi non è credibile,l'uomo ragno....è un offesa ufficiale anche a te,ma sei adulto e vaccinato e so che come me te ne fotti (scusate la parolina poco elegante) ...

    e qualsiasi modo di scrivere è buono per detrarre,ma siamo vaccinati

     

    una piccola previsione: vogliamo scommettere che il festival di madrid andrès segovia è come fiuggi?

    magari meno credibile o forse più credibile o meglio.........

     

    Andrés si scrive con l'accento acuto, maestro. Quanto al più o meno credibile, faccia Lei: scommetterà da solo e solo con se stesso.

     

    dralig

  21. E chi sarebbe il John Wayne della situazione, ho l'impressione che lo siano in tanti, anche senza rendersene conto.

    La cosa che più mi infastidisce sono le offese di pochi (per fortuna) appartenenti al forum che non riescono a criticare in maniera costruttiva serena e senza punte di invidia, rivalità, frustrazioni e altro ancora che percepisco esserci nei vari interventi.

    Cordialmente

     

     

    si maestro zema,è evidente che chiunque ottenga successo,con concerti,festivals,blog e quant'altro, viene criticato per i motivi che hai scritto in questo loco!!! tu a fiuggi hai fatto un concerto incredibile in duo e vedi che si scrive che fiuggi non è credibile,l'uomo ragno....è un offesa ufficiale anche a te,ma sei adulto e vaccinato ...

    e qualsiasi modo di scrivere è buono per detrarre a quello che si ritiene avversario,ma siamo vaccinati

     

    Io non ho detto una sola parola a carico del festival di Fiuggi, né di altri festival, né dei concerti " incredibili "

    che vi si sono svolti. Di offese al maestro Zema (che vorrà dire, poi, "offesa ufficiale"? rivolta attraverso un notaio o per vie diplomatiche?) rivolte in questo thread si può solo, non parlare, ma farneticare: evidentemente, non è stato inoculato, nel caso, il vaccino anti-allucinazioni.

     

    dralig

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