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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Un docente non può impartire lezioni private a pagamento agli allievi iscritti alla sua classe in conservatorio. Se lo fa, commette un reato. Nel 2004 io mi ritirai dall'insegnamento in conservatorio a metà anno scolastico. Per non danneggiare gli allievi che dovevano. nello stesso anno, sostenere esami di compimento e di diploma, misi a loro disposizione le mie lezioni private gratuite, fino alla data in cui le avrei tenute in conservatorio, se non mi fossi dimesso: questo per evitare che gli allievi si sentissero abbandonati o obbligati a sostenere costi aggiuntivi, anche se, essendo cessato il mio servizio, non si sarebbe più configurata a mio carico alcuna ipotesi di reato qualora io avessi percepito, per le mie lezioni private, un compenso.

     

    Se un docente di conservatorio favorisce agli esami di ammissione suoi allievi privati, che lo hanno retribuito, commette un reato ed è un farabutto: comportamenti del genere esulano da una discussione sulla misura della retribuzione della categoria per il servizio che i suoi esponenti onestamente e correttamente svolgono. Nello stabilire i compensi per i proprii dipendenti, un datore di lavoro (in questo caso lo stato) non può e non deve tenere conto del fatto che una parte di essi si comporterà in modo illecito. Questo genere di azioni non si punisce con la decurtazione della busta paga, ma con l'azione giudiziaria, che è diretta non contro una categoria, ma contro il singolo individuo.

     

    dralig

     

    Ma certo, che imbecille sono!

    In reltà non vedo altro che docenti che seguono queste linee guida.

    Come mai mi sarà venuta questa assurda idea!?

    Ma davvero in nell'eventualità citata si commette un reato?

    Casco letteralmente dalle nuvole!

    E scommetto che ci sono tutti gli strumenti, soprattutto la volontà, per scoprire e punire una remotissima eventuale eccezione!

     

    Rimango in attesa della prossima santificazione.

     

     

    Non credo che il tentativo di estendere a un'intera categoria di docenti l'esecrazione per le malefatte di alcuni suoi membri possa contribuire a migliorare la situazione. Se Le fa piacere scrivere discorsi a effetto, proceda pure, ma così facendo non smuoverà un granello di sabbia e conseguirà, come unico risultato certo, quello di ingiuriare (se pur impersonalmente) ottimi musicisti che lavorano in conservatorio con passione e con serietà.

     

    Questo genere di azioni non si punisce con la decurtazione della busta paga, ma con l'azione giudiziaria, che è diretta non contro una categoria, ma contro il singolo individuo.

     

    Chi ha proposto una cosa del genere?

    Il problema della categoria, come questo thread dimostra ampiamente,

    è che non c'è la minima volontà di fare sana e costruttiva autocritica,

    sempre con le dovute eccezioni s'intende, nè tantomeno di mettersi minimamente in discussione sotto qualsiasi punto di vista.

     

     

    Non sono un giurista, ma mi basta il semplice buon senso per constatare che chi accusa pubblicamente una categoria di persone di comportarsi in modo illecito implica - anche se non lo propone - che contro i suoi membri si possa e si debba procedere come la legge prescrive. Non si chiede ai ladri di fare autocritica: li si denuncia e li si manda in galera. Quindi, se Lei ha elementi fondati per provare quello che afferma - e cioè che i docenti del conservatorio obbligano gli aspiranti all'ammissione a ricevere lezioni private a pagamento, e altre ciurmerie - li deve denunciare. Rivolgere loro delle accuse generiche in un forum non serve a nulla, ed è insensato affermare che, a causa del malcostume invalso nei conservatori, questi dovrebbero retribuire in misura inferiore all'attuale anche gli insegnanti con lavorano con competenza, passione e serietà. Un'istituzione che decurtasse le paghe dei suoi dipendenti a motivo del fatto che alcuni di loro lavorano poco e male e profittano illecitamente del loro ruolo - oltre a cadere nel ridicolo - si rivelerebbe anche peggiore dei malandrini che stipendia.

     

    Quindi, il ministero dovrebbe creare un sistema di controllo per verificare che i docenti del conservatorio svolgano diligentemente la mansioni per le quali sono stati assunti e vengono retribuiti. Se questo controllo non esiste o non funziona, è inevitabile che si verifichino abusi e negligenze. Tollerare tutto ciò è segno di debolezza e di cattiva organizzazione, ma il rimedio a questo male non è l'ulteriore impoverimento di una categoria di musicisti che, al momento attuale, ha ben poco da scialare.

     

    dralig

  2. Il problema è ben più profondo ed articolato.

    Addirittura sminuire il tema del sommerso!

    Ma dico, vogliamo fare quattro conti?

    Quanto costa mediamente una lezione privata con un docente di conservatorio,

    unica categoria a cui rivolgersi in caso un genitore voglia far accedere un figlio a detta struttura? (O forse vogliamo negare anche questo?)

    Lo stato non se ne preoccupa lasciando, giustamente o meno, questo privilegio intatto.

    Vuole confutare questa tesi?

    Ma la prego, non aspetto altro.

     

     

    Un docente non può impartire lezioni private a pagamento agli allievi iscritti alla sua classe in conservatorio. Se lo fa, commette un reato. Nel 2004 io mi ritirai dall'insegnamento in conservatorio a metà anno scolastico. Per non danneggiare gli allievi che dovevano. nello stesso anno, sostenere esami di compimento e di diploma, misi a loro disposizione le mie lezioni private gratuite, fino alla data in cui le avrei tenute in conservatorio, se non mi fossi dimesso: questo per evitare che gli allievi si sentissero abbandonati o obbligati a sostenere costi aggiuntivi, anche se, essendo cessato il mio servizio, non si sarebbe più configurata a mio carico alcuna ipotesi di reato qualora io avessi percepito, per le mie lezioni private, un compenso.

     

    Se un docente di conservatorio favorisce agli esami di ammissione suoi allievi privati, che lo hanno retribuito, commette un reato ed è un farabutto: comportamenti del genere esulano da una discussione sulla misura della retribuzione della categoria per il servizio che i suoi esponenti onestamente e correttamente svolgono. Nello stabilire i compensi per i proprii dipendenti, un datore di lavoro (in questo caso lo stato) non può e non deve tenere conto del fatto che una parte di essi si comporterà in modo illecito. Questo genere di azioni non si punisce con la decurtazione della busta paga, ma con l'azione giudiziaria, che è diretta non contro una categoria, ma contro il singolo individuo.

     

    dralig

  3. Bene!

    Ho già avuto modo di leggere Ocram e Canzone Notturna, e sono curioso di vedere le modifiche apportate al terzo brano.

     

    Nessuna modifica di sostanza - non si torna sulle proprie opere giovanili alla luce del senno di poi - ma solo una più accurata stesura della metrica (della quale, da giovane, non mi curavo troppo, preferendo l'eleganza alla precisione) e la correzione di alcuni errori di stampa (ho lavorato per 40 anni come editor, ma non avevo un editor per le mie composizioni, delle quali un giorno qualche musicologo si occuperà, ristampandole con maggior cura di quanta non ne abbia spesa l'autore).

     

    dralig

  4. Io non sono entrato sulla figura e l'operato di Dalla Chiesa, ho solo detto che condivido alcuni giudizi.

     

    In quell'articolo il sottosegretario faceva appello al suo governo per reperire fondi, non so se potesse fare molto altro, ma almeno l'appello era condivisibile.

    Qualcuno sa se poi i soldi sono arrivati (temo di no) o han fatto il chilometro d'autistrada, o né l'una né l'altra cosa?

     

    Ho visto sul sito dell'unams un loro appello di ieri a tutti i partiti perché dicano ora cosa intendono fare, dopo, per noi ( contratto, riforma ecc.)

     

    Il problema, caro Piero, è nell'atteggiamento di alcune forze sindacali, che pretendono di traghettare tutto il personale docente nell'area universitaria senza un minimo di verifiche e di controlli. Il governo in scadenza ha nicchiato senza dire di no, e così faranno anche i prossimi governi.

     

    dralig

  5. Mi fa grande piacere che sia ricordato e provo anche un pò di commozione.

     

    Ho capito che lei é il maestro Gilardino ed allora mi é tornato in mente che mi parlava di lei essendovi conosciuti in occasione di alcune rassegne a Trivero.

    In particolare era affascinato dalla modernità che lei rappresentava rispetto alla sua cultura più tradizionale, che comunque non gli impediva di essere aperto, curioso e desideroso di entrare in questo mondo.

    Nell'ultimo periodo della sua vita ha cercato proprio di approfondire la musica contemporanea, dedicandosi allo stesso tempo alla trascrizione di opere per liuto, soprattutto Dowland e Weiss.

     

    Ho i ricordi un pò confusi, ma di quel periodo mi restano impressi alcuni concerti a Santhià in cui ho avuto la fortuna di ascoltare lei e, molto giovani, Bonaguri, De Santi e Grondona, tutti già molto bravi.

     

    Spattini veniva ogni estate in visita amichevole ai corsi di Trivero. Aveva - se ben ricordo - una casa di vacanze non lontano, e ogni mattina, per raggiungere la sede dove sbitavano i chitarristi, che era situata a 1100 metri, doveva procedere a tappe, fermandosi e sostando tre o quattro volte ad altezze progressive, a causa della sua cardiopatia. Aveva bisogno di adattarsi all'altezza procedendo per gradi, il salire di colpo gli avrebbe causato problemi. Un'estate non lo vedemmo arrivare e, ben sapendo quanto ci teneva, pensammo al peggio, e purtroppo eravamo nel giusto. Io lo seppi da sua moglie, una sera a Torino, alla sala del conservatorio, alla fine di un concerto, lei si presentò e mi disse che era mancato.

     

    dralig

  6. Saluti a tutti

     

    Sono del '54 e lavoro come ingegnere. Ho iniziato a suonare a 16 anni come dilettante ( senza maestro) prima con Il metodo Branzoli e poi con il Carulli.

    A 19 anni per 5 anni (il periodo dell'Università) ho seguito lezioni dal maestro Spattini (una persona brava, generosa e competente -- qualcuno di voi l'ha conosciuto?). Purtroppo lui é poi mancato ed io ho suonato solo occasionalmente, ma l'amore per la chitarra classica mi é rimasto. Ultimamente mi sono comprato una nuova chitarra (Picado Concierto di cui sono molto soddisfatto). Suono praticamente solo un pò nei week-end, ma ascolto molta musica per chitarra specie in auto nel tragitto da e verso il posto di lavoro ( 30 minuti al mattino ed alla sera).

    Da un pò ho anche iniziato a navigare nei forum e siti di chitarra alimentando ulteriormente la mia passione. E' bello leggere e confrontare idee di altri dilettanti o grandi professionisti.

     

    Si, ho conosciuto il maestro Bruno Spattini e lo ricordo con stima e affetto.

     

    dralig

  7. Ciao a tutti,

     

    riprendendo un argomento iniziato in un recente post sul "Tenebrismo" , nel quale si indicava la musica di Dodgson come più o meno tutta orientata verso questa concezione chitarristica, avrei piacere di approfondire un pò la conoscenza di questo autore - di cui, ahimè, sono completamente digiuno, per inserirlo nella mia tesi sul Tenebrismo.

    Quali sono le fonti bibliografiche più "autorevoli" in tal senso?

    E quale pubblicazione discografica mi consigliereste per avere un'idea più pertinente possibile dell'autore?

     

    Ringrazio tutti in anticipo,

     

     

     

     

    Alessio

     

     

     

    E' uno di quei compositori - come lo furono prima di lui Ponce e Santorsola - che, pur senza suonare la chitarra, le hanno dedicato la maggior parte della loro opera. Non esiste, ch'io sappia, uno studio monografico su di lui, e nemmeno in occasione del suo ottantesimo compleanno - pur essendosi svolta una celebrazione dell'autore al Royal College of Music di Londra - è stato pubblicato un volume.

     

    L'editore che ha raccolto e pubblicato il maggior numero di opere sue è Cadenza Music (http://www.cadenza-music.com/Scripts/default.asp).

     

    In generale, si può dire che è un ottimo musicista, con un profilo stilistico molto ben definito, legato alla tradizione, in continuità con i maggiori musicisti del suo paese. Il carattere della maggior parte dei suoi brani, tutt'altro che "piacevoli" e spesso rabbrividenti, lo colloca tra gli autori poco commerciabili e ancor meno candidati alla popolarità, ma questo è, nel presente, destino comune alla miglior parte del repertorio contemporaneo della chitarra.

     

    Nemmeno il sostegno di un chitarrista famoso come John Williams, che ha inciso in modo egregio i suoi due Concerti e alcuni suoi pezzi per chitarra sola, è bastato a renderlo "famoso" tra chitarristi. So però che il giovane e prode Mesirca si appresta a eseguire a Vienna, con un partner di adeguata caratura musicale, il "Duo Concertante" per chitarra e clavicembalo. Insomma, su Dodgson gravano le tenebre ma, in lontananza, si intravvede un lumicino.

     

    dralig

  8. Stavo leggendo questa sera, dopo cinque giorni di assenza da casa, questo brano del compositore Sergio Prodigo (classe 1949).

    Mi piace molto, suona molto bene, ma Gilardino non ha messo diteggiatura.

    Questa scelta la condivido su composizione "fallite" come la Canzone di notte di Gardner Read (eseguibile con due chitarre, ma non certo con una), ma la Sonata di Prodigo non presenta particolari problemi (se non una concezione del fraseggio più pianistica che chitarristica), e mi chiedevo quale fosse il motivo di quest'assenza...

     

    E' edito da Berben (quindi il prezzo è ridicolo), e merita veramente...

     

    Non ci fu un motivo particolare. Il compositore e io ci accordammo per pubblicarla senza diteggiatura, a lui piaceva la pagina di musica senza numeri e io fui pienamente d'accordo.

     

    dralig

  9. bè, in realtà anche io preferisco Leonhardt ma, alla luce delle Sue parole, sorge un altro quesito: certo, ognuno ha il diritto di interpretare un tipo di musica come meglio gli aggrada, fermo restando poi il doversi confrontare con la critica piuttosto che con i consigli di un maestro; ma se Lei, come chiunque altra persona di questo Forum, ha avuto modo di ascoltare la registrazione di Leonhardt della "Passione", così come quella del Clavicembalo ben Temperato, si renderà conto che la sua visione è giustamente una visione contrappuntistica, ma anche e soprattutto toccatistica, anche ascoltando le Arie e i Recitativi, non solo i Preludi, sono eseguiti in maniera "asettica", senza l'ombra di un rallentato o di un diminuendo se non nelle cadenze più importanti. Ecco, se è possibile, alla luce di quello che ho letto, come devo interpretare la Suite 996 che sto studiando in questo momento? A questo punto mi sembra che la mia interpretazione sia, a grandi linee, esatta. Chiedo lumi.

     

    Cordialmente, Francesco.

     

    Non conosco la "Passione" diretta da Leonhardt, conosco invece bene la sua arte clavicembalistica, e naturalmente il suo Bach. E' un interprete alto e rigoroso, e la sua lettura è coerente in ogni momento. Ovviamente, con un clavicembalo non si può fare alcun "diminuendo", e questo è indubbiamente, per i chitarristi, una risorsa in più, da adoperare con parsimonia.

     

    Per quanto riguarda la Sua esecuzione, Le ho inviato alcuni giorni fa un buon modello: un'esecuzione al Lautenwerke, che può, in una prima fase orientativa, copiare, salvo poi modificarla in alcuni dettagli, per motivi puramente strumentali e anche per scelte soggettive, sempre valide, dopo che si è acquisita una consapevolezza.

     

    dralig

  10. Salve a tutti, ultimamente mi sto dando molto da fare ascoltando nella Mediateca della mia città molte registrazioni di musiche del periodo barocco e del primo classicismo, seguendo il consiglio che mi è stato dato dal M°Gilardino. Durante le mie ricerche, mi sono imbattuto in una serie di registrazioni di Gustav Leonhardt, tra cui la Passione secondo Matteo e l'integrale del Clavicembalo ben Temperato (che ho seguito con lo spartito), e ho notato una differenza abissale tra la sua interpretazione della "Passione", e quella di Karajan, molto più sullo stile dell' Opera rispetto a quella di Leonhardt. Ecco, ora la domanda sorge spontanea: due illustri musicisti, di diversa formazione, che non differiscono sull'interpretazione di un passaggio, piuttosto che una sezione leggermente più "adagiata", ma nella sostanza del pezzo (ascoltando le due interpretazioni si può ben notare la differenza abissale con cui il Direttore d'Orchestra si accinge ad interpretare la partitura).

    Mi chiedo, qual'è il punto di riferimento da cui trarre un appunto stilistico? Da un lato Karajan è un direttore di indiscusso spessore, dall'altro Leonhardt è uno dei più grandi conoscitori ed interpreti di questo periodo, ed ha avuto anche cattedre in illustri accademie europee.

     

    Grazie in anticipo,

    Francesco

     

    La prassi esecutiva è un sussidio da incorporare all'operazione della lettura del testo, né più né meno del solfeggio: ignorarla significa suonare in modo naif, pensare che l'adottarla - anche scrupolosamente - risolva il problema interpretativo nella sua totalità è altrettanto ingenuo. Si tratta quindi, per ciascun interprete, a partire dalla propria lettura del testo (che comporta anche una precisa cognizione delle prassi esecutive, altrimenti non è una lettura completa), di mettere a punto un'interpretazione che sia, al tempo stesso, rispettosa e creativa. Come? La risposta può essere soltanto individuale. Ascoltare gli interpreti che ci hanno preceduto è importante, ma non deve diventare un vincolo. Personalmente, preferisco ascoltare Bach da un interprete del profilo di Leonhardt piuttosto che da un interprete come Karajan - che ascolto più convintamente quando dirige il repertorio romantico -, ma questa è una preferenza individuale, e sicuramente il Bach di Karajan è accurato, trasparente e levigato come qualunque altro autore diretto dal maestro tedesco. Se Le piace, non si freni nell'apprezzarlo: era - indipendentemente dall'aura divistica che ne ha circonfuso l'immagine - un ottimo musicista e un direttore sicuro e autorevole.

     

    dralig

  11. Chi sa cosa suonò?

    grazie

     

    Non è sopravvissuta una copia del programma che Segovia eseguì nel suo primo concerto (data imprecisata alla fine del 1909) al Centro Artistico di Granada, e la recensione - molto elogiativa - apparsa sul "Noticiero Granadino" non ne permette la ricostruzione. Tuttavia, da una serie di dati contestuali elaborati dal biografo di Segovia, Alberto Lopez Poveda, si sa che fu un programma breve e lo stesso Poveda ritiene che fosse il seguente:

     

    Tarrega: Capricho arabe, Estudio brillante, Preludio

    Sor: Studio in si minore

    Malats: Serenata

    Chopin: Mazurka

    Albéniz: Granada

    Segovia: Tres Preludios, Tonadilla

     

    Personalmente, ritengo che Poveda abbia ragione per tutti i pezzi del programma, eccettuate le tre composizioni dello stesso Segovia che, a mio parere, a quell'epoca non aveva ancora composto nulla. I pezzi in questione e la Tonadilla furono scritti, secondo me, non prima del 1915.

     

    dralig

  12. La mia professoressa di matematica è una donna straordinaria: è mostruosa in fisica e matematica ma non capisce nulla di arte.

     

    In visita all' Acropoli di Atene (questa me l'hanno raccontata) ha detto a suo marito per telefono: "Che schifo! E' pieno di pietre sparse ovunque ed è tutto in salita!".

     

    In visita alla GAM di Torino, dopo essere usciti, ha dichiarato: "Bisognerebbe dare fuoco a tutto, a tutto!"

    Pochi giorni dopo, ci ha consegnato dei disastrosi compiti in classe (cinque o sei sufficienze su ventinove alunni), e ha detto: "La matematica non è un'opinione! Non va interpretata! Non è come alla GAM che insegnano a interpretare buchi nel muro!".

     

    Condite il tutto con un accento piemontese fortissimo.

     

    Forse la professoressa ha sbagliato edificio e piano, e invece di entrare nella Galleria di Arte Moderna di Torino, in corso Magenta, ha imboccato gli scantinati di uno degli edifici vicini: infatti, la GAM espone, nelle sue numerose sale, una ricca campionatura del tardo Settecento e dell'Ottocento piemontese e italiano (da Massimo d'Azeglio a Pellizza da Volpedo), che nessun essere umano - anche se non istruito nelle arti figurative - dura fatica a comprendere.

     

    Detto questo, e senza associarmi in alcun modo alle vedute della tua insegnante, debbo dire che la GAM ha fatto malissimo a togliere dalle sue sale le opere dei maestri piemontesi minori del Novecento - che anni fa erano degnamente rappresentati -, offrendo invece spazio a grandi nomi del Novecento che, in primis con Torino non hanno nulla che vedere, e che, in secondo luogo, sono rappresentati molto meglio in tanti altri musei d'Europa. Una parte dell'esposizione novecentesca della GAM è diventata un modesto campionario di autori certo importanti, ma che non spetta a una galleria regionale di rappresentare. E i bravi pittori della regione, sono invece finiti in cantina...Questo è un tipico esempio di provincialismo culturale.

     

    dralig

  13. Leggendo la prima pagina di anteprima, non riesco a capire perché nella seconda battuta vi sia di nuovo l'indicazione di tempo di 3/4, non è forse lo stesso tempo della prima battuta?

     

    Un banale refuso, causato da un'eccentricità di Sibelius e sfuggito alle pur attente letture dei correttori di bozze. Come dice Matanya Ophee, non esiste edizione perfetta, e se ne esiste una, è per caso.

     

    dralig

  14. La ringrazio moltissimo M°, sempre disponibile ed esauriente.

     

    Mentre rispondo, sto dando un'occhiata al tema, e nella seconda battuta vedo un vistoso errore di notazione - quindi ritiro subito il fascicolo. Non è affar mio.

     

    Può riferirci tale errore M°? O o anche qui preferisce mantenere irrisolto l'arcano? :D

     

    No, questo è un errore che chiunque può trovare d'acchito. Nella seconda battuta, la voce superiore si interrompe improvvisamente sul terzo tempo, dove una pausa di minima tronca la linea, lasciando in sospeso una precedente figura (croma con punto - semicroma) che invece richiede risoluzione. Nella sostanza, questa figura appartiene invece alla linea che inizia con la terzina di semicrome la-fa-re immediatamente precedente, e prosegue (senza interruzione alcuna) con le note la-si bequadro-do diesis, le quali però non costituiscono l'entrata di un nuovo motivo in una nuova voce, ma la logica continuazione della voce precedente. In realtà, il nuovo motivo non va assegnato alla voce superiore (come appare nel testo) ma, a partire dalla terzina di semicrome, alla voce inferiore, senza quella assurda pausa di minima. Se ne trova conferma nel terzo pentagramma, dove lo stesso motivo è scritto correttamente, ma anche qui c'è un errore: la trasposizione dell'intera voce un'ottava sopra (fatta dal compositore per rinegoziare il tema in un'altra direzione) dovrebbe comprendere anche il soggetto di tre semicrome in levare. Non si capisce perché l'intera voce debba essere trasposta, e il suo inizio no. Insomma, bisognerebbe metterci le mani e riscrivere il brano un po' meglio. Anzi, molto meglio.

     

    dralig

  15. Ma quanta musica è stata scritta per Segovia?

     

    Ultima (mia) scoperta: "Diferencias sobre un tema" di Munoz Molleda (1905-1988).

    Chi era costui? Il chitarrista spagnolo, che revisionò e diteggiò il pezzo, ne fece anche una registrazione? Lo inserì nei programmi dei suoi concerti?

     

    Spero di non chiedere troppo :) ..

     

    Grazie.

     

    Chi era costui? Non un Carneade, in Spagna. Il tipico maestro accademico spagnolo. Nato a Cadice nel 1905, andò a studiare a Madrid, com'era di prammatica, e naturalmente con Conrado del Campo - pontefice massimo della didattica spagnola nella composizione, a quell'epoca. Morì a Madrid nel 1988. Attenzione, però: con una borsa di studio del governo spagnolo, abitò a Roma dal 1934 al 1940, e si perfezionò con Ottorino Respighi (almeno per i primi due anni). Scrisse musica per orchestra e da camera, e fu attivo anche nella musica da film, dove pare che se la cavasse egregiamente.

     

    Non so in quale anno abbia composto le "Diferencias sobre un tema" dedicate "Al gran guitarrista, Andrés Segovia", pubblicate da Columbia nel 1975. Si tratta comunque di uno dei pochi lavori ai quali Segovia rivolse la sua attenzione nella parte conclusiva della sua carriera. Non soltanto le revisionò e le diteggiò per la pubblicazione (cosa che, negli ultimi 30 anni della sua vita, fece ben di rado), ma le incise anche per la RCA.

     

    Mentre rispondo, sto dando un'occhiata al tema, e nella seconda battuta vedo un vistoso errore di notazione - quindi ritiro subito il fascicolo. Non è affar mio.

     

    dralig

  16. Mi piacerebbe conoscere qualcosa di più riguardo questa Suite di Moulaert.

     

    Ovvero, di quanti movimenti consta, e soprattutto su quale *orientamento* musicale si muove la Suite. In più, Segovia lavorò sul brano ma non lo eseguì mai. Mancanza di tempo o altro?

    Ultima domanda: c'è qualche chitarrista che oggi ha in cantiere un'incisione della Suite menzionata?

     

    Grazie anticipatamente.

     

    La Suite in oggetto fu scritta da Raymond Moulaert per Segovia nel 1926. A quanto mi risulta, è il lavoro più ampio composto per chitarra negli anni 20.

    Consta di tre movimenti, molto ampi, e risente della formazione del compositore, che era organista. Sviluppa un discorso musicale magiloquente - forse un poco prolisso - , è in stile neoclassico, o neobarocco, e richiede un esecutore potente, dalla tecnica senza limiti e dalla mente musicale formidabile.

     

    dralig

  17. Vorrei sapere, visto che non sono riuscito a trovare questa informazione da solo, quali lavori di A. Gilardino sono contenuti in questo cd: http://www.internetbookshop.it/disco/8012665203315/angelo-gilardino-3/opere-per-chitarra.html

     

    Grazie anticipatamente.

     

    Il CD in oggetto, registrato da Giulio Tampalini, comprende opere scritte nel periodo 2002-2004: Sonata del Guadalquivir, Sonata Mediterranea, Colloquio con Andrés Segovia, Catskill Pond (Sonatina), Triptico de las visiones.

     

     

    dralig

  18. Un paio di settimane fa Angelo Gilardino invia un messaggio al gruppo di discussione onLine 'Guitar Summit' - creato per la ricerca musicologica - nel quale richiede informazioni su un brano per chitarra dal titolo "Zingaresca" di G. Navone.

    Dopo alcuni giorni - non ho seguito tutti i post a causa di una influenza catastrofica - chiedo al compositore vercellese informazioni sulla ricerca e scopro che è riuscito a procurarsi una copia della musica che cercava.

    Gli chiedo se posso visionarla e in men che non si dica la visualizzo sullo schermo del mio PC. Un brano buffo, ai limiti del ridicolo. Tecnicamente, da sganasciarsi.

     

    Per puro caso il tecnico che ha elaborato i CD Trascendentia era a Nuoro per altri lavori e in men che non si dica ci siamo recati presso l'auditorium della Biblioteca Satta per effettuare una registrazione lampo.

    Registrazione dove faccio quello che la musica si merita e che metto a disposizione degli utenti del Forum per l'ascolto e per un po' di buonumore gratuito.

     

    Gilardino spero vorrà darci qualche informazione in più sul compositore (non ricordo se organista).

     

    Il file mp3 è disponibile qui.

     

    Buon ascolto e buon divertimento.

     

    Ho voluto recuperare il testo (trovato nella biblioteca musicale dell'università South California) per ripubblicarlo nella "Biblioteca del Chitarrista" della rivista "Seicorde", che lo includerà nel numero del secondo trimestre 2008.

     

    La ragione del recupero, oltre alla gustosa naiveté del brano, è autobiografica: fu infatti questo il primo pezzo per chitarra che imparai, all'inizio del 1954. Studiavo contemporaneamente violoncello e chitarra, il primo sotto la tutela di un austero didatta tradizionalista, la seconda - ignota nelle scuole di musica della mia città e, allora, in quasi tutte le scuole pubbliche musicali italiane - con i chitarristi delle orchestre mandolinistiche. Uno di loro, che si chiamava Carlo Fornasino, mi avviò allo studio del metodo di Ferdinando Carulli e, dopo tre mesi, mi diede da studiare una composizione per chitarra di un maestro locale, Isidoro Angelo Figliolini, intitolata "Capriccio - Il maggiolino", e la famosa "Zingaresca" di Giovanni Navone di Domenico. Dopo che ebbi imparato i due pezzi, fui tradotto al cospetto del maestro Figliolini, direttore della mandolinistica locale, per eseguirli, e ne ebbi il vaticinio di un destino da musicista. Ahimé, aveva ragione!

     

    Quelle anime candide - Figliolini e Fornasino - di certo non si immaginavano che non avrei suonato, né tanto meno composto, nessun Valzer fantastico, e che sarebbe finita invece con "Leçons de Ténèbres", altrimenti mi avrebbero portato dal vescovo per farmi esorcizzare. Li ricordo con affetto e rimpiango di non aver potuto appartenere al loro mondo.

     

    dralig

  19. Salve amici,

    volevo alcune informazioni su questo compositore. Ho dato un occhiata alla Sonata, molto fugacemente. Volevo informazioni in merito.

     

    Grazie

    S

     

    Era un gran buon musicista. Solido, dottrinale, legato alla tradizione, ma anche estroso e ricco di umori contrastanti. Coltivò con grande successo l'opera, e non trascurò la musica strumentale. Per chitarra scrisse una bella Fantasia, una Suite Variata, la Sonata e alcuni pezzi sciolti (questi per la verità non molto felici). Tutto sommato, credo che la Fantasia sia il suo pezzo migliore, tra quanti ne scrisse per chitarra. Scrisse anche per due e tre chitarre. Se dovessi riassumere il suo carattere di musicista in una sola parola, direi: sanguigno. E, potendo aggiungere un avverbio, direi: magistralmente.

     

    dralig

  20.  

     

     

     

     

    quando cominciai pochi anni fa a dedicarmi alla composizione ricordo che dovetti un po lottare contro quella che sentivo come una costrizione (che è proprio l'idea di fedeltà all'intuizione prima, se vogliamo di presupposta "coerenza" formale)...ricordo, e accade anche oggi, che al piacere dato dall'intuizione/costruzione di un'idea macroformale corrisponde, allo stesso modo se non di piu in quanto piacevole sopresa, la possibilità (o meglio la necessità) di deviare dal progetto originario...certo è che l'immagine aurale che ho in mente della mia idea musicale trova molta piu soddisfazione nella percezione di queste deviazioni che nelle necessità di una supponente coerenza che ha poco a che vedere con l'esplorazione di nuove possibilità formali...

    individuo una linea che va da Schumann a Stravinsky passando per Ives (caso estremo) arrivando a Petrassi...poi, dopo, credo che il concetto di figura mi abbia aiutato molto...

     

    Io credo che si potrebbe incominciare anche da prima di Schumann. Questa idea della forma pre-esistente all'atto compositivo, che lo guida e lo sorveglia in tutti i passaggi della scrittura, è secondo me un mito. Non credo che nemmeno Mozart avesse in mente una forma esatta prima di incominciare un lavoro. Una nozione subconscia di un progetto latente, si, è quella che permette al compositore di valutare passo per passo se quello che sta facendo è giusto o no, ma tra questa pre-cognizione e una visione "letterale" della forma compiuta c'è un abisso. L'idea stessa di una forma rivelabile alla mente del compositore prima dell'inizio del lavoro non sta in piedi: comporre sarebbe solo, in tal caso, la compilazione di una serie di moduli, il riempimento di un recipiente. No, tutto questo è irreale. In realtà, si parte da un progetto di massima - certo, se si decide di scrivere un pezzo per chitarra sola ci si orienterà in modo molto diverso da quello che verrebbe richiesto dal progetto di una partitura per orchestra - e, molto distanti dalla cognizione di che cosa debba alla fine risultare, si incomincia ad abbozzare qualche schizzo. Da lì in poi si procede domandandosi continuamente "come" fare, e la domanda "che cosa fare" viene sospinta sullo sfondo. Se si è in grado di rispondere in modo soddisfacente alla domanda "come fare", si procede scoprendo un poco alla volta "che cosa" si sta facendo. E scoprendolo si rivela a se stessi l'esistenza di un progetto virtuale che, all'inizio, è tutt'altro che cognito al compositore (sarebbe troppo comodo...).

     

    dralig

  21. Anche quest'anno ho rinnovato l'abbonamento a "Il Fronimo".

    Tra i cd a scelta ho preferito: G. Santorsola: Concerto a cinque al fine di accrescere le mie conoscenze sul repertorio cameristico contemporaneo.

     

    Chi mi può indicare cortesemetne l'esatta formazione cameristica di questo Concerto?

     

    Grazie.

     

    Chitarra e quartetto d'archi (2 violini, viola, violoncello).

     

    dralig

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