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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Midica se sbaglio,anche se non la pensa in questa maniera,cosi' se il mio pensiero non è giusto,riesco almeno a capire

     

    Julio S. Sagreras scriveva musica per chitarra a prevalente - anzi, pressoché esclusivo - orientamento melodico nello stile di un autore tardo romantico interessato principalmente alla musica popolare della sua terra, l'Argentina.

     

    Non vedo come tale impostazione, culturale prima ancora che musicale e chitarristica, possa essere presa come base per la formazione di allievi che studiano, 80 anni più tardi, nelle scuole musicali europee.

     

    Sagreras fa suonare melodie accompagnate nel modo armonicamente più ovvio e, in quanto a idioma, non aggiunge una parola a quanto già detto, in modo musicalmente assai più appropriato, dai classici dell'Ottocento, e certo Sor, con le sue raccolte più facili, lo sovrasta dall'alto di una cultura polifonica infinitamente superiore. Senza contare gli errori di armonia in cui Sagreras talvolta incorre.

     

    Un ragazzo che si forma oggi avrà diritto di sapere, fin dai primi studi, che cos'è la modalità, no? Come può cambiare, nello stesso esercizio, la metrica? Qual è la differenza, anche a livello elementare, tra melodia accompagnata e le voci di una polifonia?

     

    Sagreras è un vecchio arnese per futuri suonatori di vidale, gatos e zambas: Dio ce ne scampi e liberi.

     

    dralig

  2. Ecco Angelo è esattamente ciò che speravo di sentire. C'è, ci deve essere in chi scrive un' " imperativa esigenza di scrivere" al di là di ogni altra cosa. Concordo che una cosa è scrivere il metodo con canzoni e cd-senza assolutamente svilire la cosa- un'altro è una composizione dedicata al concertista, almeno per ciò che concerne il possibile guadagno offerto dalla vendita cartacea. Ma i "metodi" si vendono ancora? a me sembra strano, almeno per quelli nuovi, capisco comprare la storia della chitarra cioè il Carulli, ma altre cose...alla fine non c'è mica niente di nuovo. Ma questa è un'altra cosa, saluti

     

    Si, i metodi si vendono ancora. E in misura abbastanza indipendente dalla loro qualità, sia musicale che didattica. Le "prime lezioni" del Sagreras hanno fruttato, agli eredi del compositore, una fortuna, e non v'è chi, conoscendo l'armonia e le problematiche relative alla formazione del gusto musicale dei principianti, non veda le pecche del lavoro, davvero modesto e, per certi versi, diseducativo.

     

    dralig

  3. i (a proposito, una curiosità per Gilardino: lei ha idea di quanto vende? le interessa?) Saluti

     

    Questo tipo di calcolo - indipendentemente dall'attenzione che io posso prestargli - è, oggi, del tutto superato per quanto riguarda la musica destinata alla pubblica esecuzione in concerto, e rimane valido solamente per le pubblicazioni a carattere didattico.

     

    Mi spiego. Con l'avvento delle fotocopiatrici, si è verificato un calo drastico nella vendita della musica stampata. E' un fatto che solo uno studio interdisciplinare potrebbe spiegare, ma è innegabile che non soltanto mariuoli e profittatori fotocopiano invece di comperare: lo fanno anche persone per ogni altro verso correttissime, e lo fanno senza addurre spiegazioni, né agli altri né a se stessi. Se a ciò si aggiungono altri fattori, quali l'endemica incapacità di orientamento dei chitarristi (che non sanno valutare la qualità di un brano e quindi non sono in grado di operare delle scelte), la sovraproduzione di musica offerta dagli editori (incrementata grazie anche alle pubblicazioni autofinanziate), la non sempre agevole reperibilità, etc., si fa presto a concludere che, oggi, e ancor più in futuro, i compositori e i loro editori sanno di non poter fare affidamento sugli introiti della vendita di copie stampate. E' ovvio che se ne vendano tuttora, ma non in misura paragonabile a quella dell'epoca pre-fotocopie.

     

    E allora, perché stampare e pubblicare? Perché, se pur fotocopiata e piratata su Internet, la musica seguita a produrre introiti - a volte anche ragguardevoli - provenienti dalle esecuzioni pubbliche e dalla registrazioni: introiti rispetto ai quali quelli della carta stampata sono relativamente poca cosa. Gli autori che sanno di poter puntare sulla qualità della loro musica, ormai sono disposti a rinunciare ai diritti cartacei pur di avere la certezza che le loro opere stampate giungono nelle mani degli esecutori potenzialmente in grado di interpretarle. E, in questo senso, il lavoro svolto da un editore che abbia un indirizzario clienti ricco e aggiornato e un servizio di spedizioni efficiente, cioè ramificato in tutto il mondo, è fondamentale.

     

    Personalmente, alimento una partita di giro: tutto quello che incasso in diritti cartacei, lo spendo per mandare la musica a quei chitarristi che stimo e che so capaci di comprendere e di far comprendere ai loro allievi quello che scrivo. Non potrei mai fare una cosa del genere da solo: non ne ho la capacità, l'attrezzatura, la voglia e il tempo. Credo che molti altri autori facciano suppergiù la stessa cosa. Naturalmente, tutto ciò è basato su un rapporto fiduciario con l'editore, e sulla certezza che, nello stesso modo in cui io mi scanno per dare il meglio di me nelle mie composizioni, lo stesso fa l'editore per la parte che lo riguarda. E' il caso di precisare che le vendite cartacee degli "Studi di virtuosità e di trascendenza" superano di 20 volte quelle delle partiture dei miei Concerti per chitarra e orchestra? Mi pare ovvio. Il fatto è che io non ho scritto i Concerti per guadagnare, ma perché avvertivo l'imperativa esigenza di scriverli, e perché ritenevo di poter fare qualcosa di diverso da "Aranjuez" e dai concerti di repertorio.

     

    Altro è il discorso riguardante le edizioni di metodi, esercizi e studi, i cui contenuti non sono destinati alle esecuzioni pubbliche e alle registrazioni, e che quindi non producono royalties, ma solo diritti provenienti dalla vendita delle copie stampate. Lì, tocca agli editori darsi d'attorno con la distribuzione e con la pubblicità, altrimenti è partita persa in partenza, e senza appello.

     

    dralig

  4. a mio modesto avviso,se il prodotto (di qualsiasi natura) è valido,il mercato lo "accetta"

    vale in quasi tutti i campi,

    la qualità viene sempre fuori e l'editore,nonostante la crisi, non esita un minuto...

     

    Amiamo pensare che sia così, e io lo credo, ma so che, per farsi conoscere e apprezzare nella giusta misura, l'arte prende molto tempo. Se si tratta di composizioni, il loro autore non deve avere fretta e farà bene a preventivare di assistere al riconoscimento della sua opera dall'alto dei cieli (se li raggiungerà). Per quanto riguarda invece gli interpreti, che la musica se la portano addosso, intus et in cute, i tempi sono più stretti, bisogna essere riconosciuti in vita, nonostante il fatto che le registrazioni garantiscano ormai una forma di sopravvivenza anche dell'arte di chi suona.

     

    Gli editori oggi sono piuttosto disorientati. Tendono a rinchiudersi nei loto gusci, dove sopravvivono senza troppe illusioni e, soprattutto, con scarsissime prospettive per il futuro. I continui passaggi di proprietà di alcune grandi case editrici, verificatisi in tempi recenti, testimoniano chiaramente la tendenza, da parte dei proprietari, a convertire i pacchetti azionari di maggioranza in capitali da investire altrove...

     

    dralig

  5. Mi servirebbe sapare, se qualcuno lo sa, da dova deriva la parola musica.

    So che può derivare dal mondo graco,dalle muse, e dal mondo egizio, dalla mòvtia (altura).

    Però ci sono due verbi che significano creare, uno greco e uno egizio. Sapete quali sono?

     

     

     

     

     

    Francesca

    Il DEUMM della Utet alla voce musica riporta le varie etimologie. Troppo trafficato il riportarle qui nella grafia originaria, e troppo difficile, per un musicista, tentare una traslitterazione. Meglio consultare il dizionario in questione.

     

    dralig

  6. Certo che può dirlo, maestro, l'ho appena comprata ed è una copia "storica" con l'intavolatura e le parti degli archi sono con la chiave antica, non avendola potuta suonare ancora chiedevo...

    L'avevo comperata perchè è il brano più antico che fin'ora ho trovato per questo organico.

    Conosce altre opere scritte per questo organico in questo periodo?

     

    p.s. la viola viene intesa come viola "moderna"...la viola d'amore...da gamba...?

     

    Se si usano strumenti moderni (chitarra esacorde), la parte di "viola" si fa con un violoncello.

     

    dralig

  7. Certo Angelo, visito tali negozi in ore astruse confidando nell'amicizia dei proprietari...ma per restare all'esempio di Estarellas, il "sound" del brano, come suona sullo strumento, la sua suonabilità ecc non sono cose quasi altrettanto importanti della musica che contiene?e in tal caso credo sia difficile capirlo senza suonarlo; una frase condotta su di una corda interna acquisisce una timbrica diversa da un'altra corda, ecco mi sembra che questi colori, e molti altri necessitino di una lettura strumentale. Certo, probabilmente l'esperienza acquisita aiuta anche in quest'aspetto...un saluto!

     

    Esiste uno stato, al quale si può pervenire, che gli psicoanalisti di scuola freudiana definirebbero di "introiezione" della chitarra. Giunta a tale stato, la mente del chitarrista è in grado di "vivere" tutta la fenomenologia di un'esecuzione reale - diteggiatura, timbri, etc. - senza alcun bisogno di imbracciare effettivamente lo strumento. Basta vedere il testo, e la mente musical-chitarristica si mette in moto, "eseguendolo" perfettamente in tutti i suoi aspetti.

     

    Tale capacità è spendibile in altre operazioni, come ad esempio quella di poter scrivere la musica ascoltata in registrazione riconoscendo non soltanto le note, ma anche le corde sulle quali vengono prodotte.

     

    dralig

  8. Il più delle volte, il primo contatto con un nuovo spartito si concentra sulla lettura dell’opera “a prima vista” con l’uso dello strumento. ” (Philippe Villa)

    Era il titolo di un articolo-che non ho letto- su "la Guitarra". Ma secondo voi è sbagliato? A me piace, anzi a volte mi porto la chitarra nei negozi che conosco e leggo qualcosa, poi magari nasce" qualcosa e compro. Certo, su un repertorio contemporaneo è un pò differente, ma il primo approccio strumentale mi sembra bello, la musica a volte suona bene in testa ma sulla chitarra si rivela disastrosa da suonare e allora...che dite?

     

    L'importante è rendersi conto di quel che c'è nel testo musicale: qualunque metodo di lettura è buono, se permette di immaginare - o addirittura di eseguire a vista - un nuovo brano. C'è chi legge senza chitarra e riesce all'istante, o quasi, a immaginare il pezzo come effettivamente il compositore l'ha scritto; c'è chi legge con la chitarra - forse perché non si fida della propria immaginazione astratta - e lo fa magnificamente bene: Gabriel Estarellas riesce a leggere all'istante qualunque pezzo in tempo reale, e spesso le sue esecuzioni migliori sono quelle che dà a prima vista -; c'è chi legge ascoltando un disco; c'è chi leggiucchia, con o senza strumento, e ha bisogno di molte letture per cominciare a inquadrare il pezzo; e c'è, infine, chi, con la propria lettura, non riesce a venire a capo di niente, toglie il pezzo dal leggio ed esclama soddisfatto: questo pezzo non mi piace, e magari manda un messaggio a un forum, biasimandone l'autore.

     

    L'idea di visitare i negozi di musica con la chitarra e di leggere seduta stante i brani da comprare o no, è musicalmente ineccepibile. Immagino però che i negozianti cerchino di non estendere la pratica ai professori di corno, tromba, trombone, basso tuba, oficleide, contrabbasso, timpani, etc. ; e sperino di non veder capitare, nello stesso negozio, sei chitarristi contemporaneamente.

     

    dralig

  9. Giovanni Battista Granata

    Novi capricci armonici musicali in vari toni per la chitarra spagnola, violino e viola concertati (1674)

     

    Tra le righe della dedica:" Quindi è, che con sicurezza io ardisca, baciando, col più riverente affetto del Core all'Altezza Vostra Elettorale (Ferdinando Maria duca di Baviera) il Ginocchio, di supplicarla a ricevere il Dono di questa mia Opera, con aggradimento proprio dell'innata sua Magnanimità."

     

    Chi conosce questa opera?

     

    Abbastanza fragili, rispetto alla musica coeva. Posso dirlo? Sembra musica scritta da un dilettante.

     

    dralig

  10. Credo che Marco De Santi l'abbia incisa o sbaglio? Se non ricordo male con seicorde è possibile acquistare quella registrazione su cd. A quanto ne so quell'interpretazione è un passo sopra le altre, qualcuno può confermare?

     

    Quella registrazione non si trova nel disco pubblicato da "Seicorde" nella collana "I maestri della chitarra" (dove sono incluse opere di autori dell'Ottocento), ma nel disco EMI che MdS registrò poco prima di abbandonare la sua carriera di concertista. Il CD non è più in circolazione.

     

    Quando Ginastera fu commemorato ufficialmente in Germania - credo a Koln - con un concerto al quale presero parte i suoi migliori interpreti, a eseguire la Sonata per chitarra fu chiamato de Santi.

     

    dralig

  11. Ringrazio cumulativamente per le attestazioni di stima!

     

    Intanto le mie ricerche continuano ed ho tirato fuori dalla mia biblioteca un volumetto della Lea Pocket Scores con le prime sonate per fortepiano di Haydn; ci sono stilemi di accompagnamento usati anche nella nostra letteratura (ad esempio il primo movimento della prima sonata, nel cui inizio la parte della mano sinistra è uguale all'accompagnamento dello studio 2 di Sor nella revisione di Segovia).

    Del resto non a caso Haydn era il maestro a cui tutti guardavano; e poi si tratta di stilemi, quindi non mi sorprendo di aver trovato subito esmpi calzanti.

    Venendo al Novecento, mi pare che Angelo Gilardino richiamasse tempo fa l'attenzione su una Tarantella pianistica di Castelnuovo-Tedesco, che credo di avere in una registrazione di Aldo Ciccolini; credo che sia un ascolto interessante per sintonizzarsi sulle intenzioni dell'autore della Tarantella per chitarra.

     

     

    Ieri ero in conservatorio, e passando dalla sala Bossi (bisogna passarci per raggiungere un'ala secondaria dell'edificio) ho colto un frammento della lezione di esercitazioni orchestrali tenuta dal noto compositore e direttore Alberto Caprioli: stava spiegando ai ragazzi che nella musica dell'Ottocento le indicazioni dinamiche non vanno prese alla lettera come in quella, ad esempio, di Mahler. Citava un "piano" in un passaggio di Brahms che nessuna orchestra esegue veramente piano, ma solo "non con tutta la forza": Il suo ragionamento era che l'indicazione dinamica in quella musica non va intesa in senso letterale, ma piuttosto contestualizzata...

    Mi sono fermato interessato ad ascoltare la spiegazione, e mi sono chiesto come metterla a frutto...Bello però essere in conservatorio e poter ascoltare queste cose "al volo"...

     

    Mi riferivo alla "Tarantella scura", primo dei cinque movimenti della Rapsodia Napoletana "Piedigrotta 1924". Ciccolini l'ha registrata in modo eccellente nella serie di 4 cd dedicati alla musica per pianoforte di MCT (Phoenix). Indispensabile per pianisti e chitarristi.

     

    Questa "Tarantella" fu oggetto di un prodigio da parte di Walter Gieseking, che la lesse a prima vista, ancora fresca d'inchiosto, in casa di MCT, a un tempo vertiginoso e "senza sgarrare una nota", e poi, agli esterrefatti presenti, tra i quali il compositore, disse seraficamente che l'avrebbe suonata a memoria due giorni dopo (l'intera suite, non solo la Tarantella).

     

    Nella musica di MCT ci sono intere frasi che - credo inconsciamente - ricordano altri autori: l'epilogo del concerto per due chitarre e orchestra è quasi una citazione da "Carmen" di Bizet, e Lorenzo Micheli ha trovato un tema puccianiano riportato pressoché integralmente in un pezzo per chitarra (non ricordo ora quale). Anche il tema del secondo tempo del Quintetto è una reminiscenza molto scoperta da Brahms...

     

    L'inizio di "Recuerdos de la Alhambra" ricalca l'inizio di un'aria di Bizet da "I pescatori di perle".

     

    Potrei citare centinaia di esempi simili...

     

    dralig

  12. A quanto ricordo, si può, ma c'è un PERO' bello grosso: siccome solfeggio è un'esclusione del V (vale a dire che non puoi sostenere il secondo se non hai dato il primo), se li sostieni nella stessa sessione, hai l'obbligo di passare solfeggio, pena l'annullamento di un eventuale buon esito del V.

    Se ho detto fesserie, correggetemi, così avrò imparato qualcosa di nuovo... :)

     

    EB

     

    Solitamente teoria&solfeggio è uno dei primi esami in sessione. O almeno a Milano è così. Io avevo in programma solfeggio e qualche giorno dopo il V. Purtroppo non passai due prove dell'esame di solfeggio e dovetti ripararle a settembre, quando poi feci anche strumento.

    Sono stati però mesi d'inferno, un'estate molto calda, in ogni senso.

    Consiglio spassionato: fare i due esami nello stesso anno accademico è fattibilissimo, ma col senno di poi, io li farei in due sessioni distinte: teoria e solfeggio a giugno, strumento a settembre. Meno fatica, meno tensione, più qualità nello studio.

    Ciao

     

    Ma ragazzi, l'esame di teoria e solfeggio è una passeggiata. Scrivere otto battute (per di più ripetute tre volte, quasi che gli esaminandi siano sordi), scandire a voce alta qualche gruppo irregolare o qualche mordente rovesciato a prima vista (ci mancherebbe!), cantare una semplice melodia...Siamo seri, a un ragazzo che farà il musicista costa maggior fatica recarsi nel più vicino conservatorio - che ricorda la prova di alfabetismo alla quale dovevano sottoporsi fino a non molti anni fa i consiglieri comunali neo-eletti - che sostenere le prove.

     

    dralig

  13. Pensavo oggi, al corpus beethoveniano delle sonate per pianoforte, e mi chiedevo, è plausibile un corrispettivo chitarristico, che pur facendo ammenda dello status storico del compositore, abbia una corrispondenza di senso, stilistica, musicalmente intrigante?

     

    La risposta, per quanto mi riguarda, si trova nelle fantasie di Fernando Sor, che tracciano un percorso stilistico importante e non privo di spunti interessanti o anche sorprendenti.

     

    Ecco, credo che un chitarrista interessato al repertorio ottocentesco potrebbe trovare un senso alla propria individualità nel farsi carico di gettare uno sguardo acuto, una luce chiarificante su queste pagine.

     

    Questa è la lista:

     

    Fantasia in La maggiore Op.4

    Fantasia in Do minore Op.7

    Fantasia in Fa maggiore Op.10

    Fantasia in Do maggiore Op.12

    Fantasia in Do maggiore Op.16

    Fantasia in Mi minore "Les adieux" Op.21

    Fantasia in Mi minore Op.30

    "Fantaisie sur un air Ecossais" in Re maggiore Op.40

    Fantasia in La maggiore "Souvenir d'amitiè" Op.46

    Fantasie Villageoise in La minore Op.52

    Fantasia in La maggiore "Souvenirs d'une Soirée à Berlin" Op.56

    Fantasia in La minore Op.58

    "Fantaisie Elegiaque" in Mi minore Op.59

     

    Sor spende con prodigalità il titolo "Fantasia" per definire composizioni scritte con grande perizia, perfetto senso della forma e completo controllo dell'armonia e splendida idiomaticità, ma purtroppo carenti di...fantasia.

    Fu il suo unico limite: musicista completo, dotto, rigoroso, chitarrista eccelso, potè far leva su tutto meno che sull'immaginazione. Altrimenti, sarebbe stato davvero un Beethoven della chitarra.

     

    dralig

  14. Ieri ho riunito la mia classe in conservatorio e, tra l'altro, ho proposto un lavoro da fare insieme quest'anno.

     

    Partendo dalla considerazione che gli autori il cui studio è imposto o proposto dal nostro programma sono spesso figure non di primissimo piano della storia della musica, ma musicisti, di vario livello, nel cui lavoro comunque si riflettono aspetti del linguaggio musicale del loro tempo, esemplificato da capolavori scritti da altri autori per altri organici strumentali, ho proposto di dedicare alcune ore del monte ore annuale all'ascolto comune, partitura alla mano possibilmente, di capolavori della storia della musica il cui linguaggio possa aiuare a capire meglio cosa intendevano fare i compositori che hanno scritto per chitarra e la cui musica è oggetto del nostro studio diretto allo strumento.

     

    Per fare solo un paio di esempi brevissimi, nei quartetti Op. 33 di Haydn ho trovato almeno due esempi preziosi: nel "Largo e cantabile" del primo quartetto c'è una melodia del primo violino, con un sostegno del violoncello ed un ricamo del secondo violino e della viola. Ci sono evidenti somiglianze con il modo di disporre le voci che Sor usa nello studio n°14 ( numerazione Segovia, per capirci).

     

    Nel secondo Quartetto, invece, lo Scherzo ha notevoli somiglianze con lo Scherzo della Sonatina Op.71 N°3 di Giuliani: inizio con le due crome in levare, incisività ritmica dello Scherzo contrapposta all'andamento legato del Trio...

     

    Il discorso potrebbe continuare (e intendo continuarlo in classe) con le ouvertures di Rossini in rapporto alla Grande Ouverture di Giuliani, con l'ascolto di "Mille Regretz", versione corale di Josquìn Des Prez, in raffronto con la trascrizione vihuelistica di Narvaez (Canciòn de L'Emperador) eccetera. E ci sono anche, seppur più rari, esempi di come lo stile chitarristico o liutistico abbia a volte inluenzato capolavori scritti per diverso organico (ad esempio, "Lachrimae Pavan" di Dowland trascritta per clavicembalo).

     

    Ho trovato diversi esempi interessanti, dei due tipi, nei due volumi dell' antologia di storia della musica della Norton, tra l'altro corredata di documentazione discografica di tutte le partiture in essa pubblicate.

     

    Vorrei chiedere se a qualcuno vengono in mente esempi di chiare correlazioni del tipo che ho esemplificato. Capisco che l'elenco potrebbe essere lunghissimo, io cerco in particolare esempi le cui relazioni con pezzi del repertorio chitarristico siano particolarmente chiare ed illuminanti.

    L'orario di lezione non permette di fare più che qualche esempio in classe, utile però per stimolare il lavoro personale, come del resto dovrebbe essere tutto quel che si insegna a scuola.

     

    L'utilità pedagogica di questo lavoro mi pare evidente: diceva la pianista Uchida - la citazione non è letterale - che lei non insegna "come suonare" un pezzo ma "cosa c'è" in un pezzo. Il valore di una certa insistenza sulla diteggiatura, sul fraseggio, sull'equilibrio sonoro, viene illuminato dalla comprensione della natura del pezzo, e questa comprensione può essere enormemente facilitata dal ritrovare gli stessi elementi del linguaggio musicale impiegati in un pezzo per chitarra presenti in capolavori della storia della musica, capolavori che, tra l'altro, possono contare su una consolidata tradizione interpretativa.

     

    Si capisce perché Segovia suggeriva ai giovani chitarristi di ascoltare prima gli altri musicisti e, solo dopo, i colleghi chitarristi.

     

    Grazie in anticipo a chi vorrà formulare suggerimenti.

     

    Castelnuovo-Tedesco: Schubert, Grieg, Bizet, Puccini, Albéniz.

    Ponce: Falla, Ravel.

    Tansman: i russi, da Ciaikovskij a Stravinskij.

    Rodrigo: Scarlatti, Soler, Debussy, Falla, Dukas.

    Scott: Debussy, Delius.

    Villa-Lobos. Wagner, Debussy, Stravinskij.

    Antonio José: Ravel.

    Moreno-Torroba: Granados, Albéniz.

     

    Il seguito alla prossimo puntata.

     

    dralig

  15. Scusi Gilardino.......ma il pezzo dei giochi proibiti mi sembra facile facile e poco sviluppato.

     

    Lo trova geniale ?

     

    Questo l'ho detto in rapporto a quello di cui si parlava nel recente topic dodecafonico. Mi sembrava che lei avesse detto che la musica deve essere ben sviluppata. Ora le chiedo : le sembra sviluppato bene ?

     

    Nel suo genere, una semplice melodia accompagnata, è un pezzo completo. Si può sviluppare un tema, non una melodia.

    Una melodia è compiuta in se stessa, non postula sviluppi. La si può solo ripetere con qualche variante, oppure ornare, ma non sviluppare.

     

    No, non trovo che sia un pezzo geniale, è piacevole e scritto bene. Le sembra facile? E' sicuro di poterlo suonare bene, per esempio senza spezzare il suono nei cambi di posizione a corde coperte, e con salti, nella seconda parte? E cantando la melodia con il giusto rilievo rispetto all'armonia?

     

    dralig

  16. Va a finire che in tutto sto casino di attribuzioni nessuno ha pensato di depositarla alla siae. Nel caso domattina lo faccio io, al limite mi dicono che è già depositata eh eh ma se non lo è vi compro il forum con Gilardino annesso!!!

     

    E' già registrata un'elaborazione di AG, intitolata "Canzoni dimenticate" (sette pezzi in cui il vecchio Romance è adoperato come accompagnamento di nuove melodie in stile italiano di fine Ottocente). Lei può registrare la Sua elaborazione ma, con i diritti che ne ricaverebbe, di mio potrebbe comperare solo le susine che, qui in giardino, non raccolgo per pura pigrizia (lasciandole ai merli).

     

    dralig

  17. Ha ragione, ma è stata notevole la censura da parte di coloro che ne presero parte.

     

    E' quello che Lei definisce (con accezione negativa) "Marxismo".

    Noi siamo più intelligenti di voi.

     

    Essendone stato, ed essendone tuttore in parte, parte danneggiata, non posso che assentire, auspicando tuttavia che l'accezione del termine "marxismo" venga qui ristretta a quel particolare uso che, della dottrina di Marx, fecero i filosofi della musica e i musicisti nel dopoguerra.

     

    dralig

  18. Per "effetto musicale", voglio dire la resa sonora.

    E secondo me non suona bene (parere personale, nessuno mette in dubbio le qualità compositive di Ligeti).

     

    Il Lux Aeterna è un brano incredibile, suona benissimo.

    Perchè non rende giustizia al Ligeti compositore?

     

    Anche io concordo con Gilardino sul fatto che nella prima metà del Novecento è stata scritta musica migliore.

     

    Colpa di Darmstadt.

     

    Darmstadt non è stata la causa dell'impoverimento della musica nella seconda metà del Novecento, ne è stata lo specchio (e non il solo). Le cause sono state molte, e non tutte facilmente riconoscibili.

     

    dralig

  19. Ieri, alla tv di stato, un famoso presentatore ha dato del fesso al compianto Narciso Yepes, per aver rinunciato ai diritti d'autore della sua composizione "Jeux interdits" (Giochi proibiti). E' falso tutto. E' falso che Yepes sia l'autore del pezzo. Quando egli lo utilizzò per la colonna sonora del film "Jeux interdits" del regista francese René Clement (1953), era noto come "Romance anonimo", come tale già pubblicato in Spagna da più di un autore e persino già utilizzato in precedenza da un altro chitarrista (Vicente Gomez) in un altro film ("Sangue e arena"). E' falsa anche la storia della rinuncia, da parte di Yepes, ai diritti d'autore: Yepes depositò il lavoro alla SGAE (la consorella spagnola della Siae) e incassò regolarmente i diritti d'autore: sulla liceità del suo essersi dichiarato autore del pezzo è meglio non spendere commenti.

    La paternità del pezzo è tuttora incerta, anche se, risalendo la cronologia delle varie edizioni, la fonte più remota, individuata da Matanya Ophee, è finora uno studio del chitarrista spagnolo Antonio Rubira: e siamo ai primissimi anni del Novecento, un quarto di secolo prima che Yepes nascesse.

    Chi vuole documentarsi sulla storia delle attribuzioni di "Romance anonimo" può leggere al riguardo un diligente articolo pubblicato nel sito dei chitarristi spagnoli:

    http://guitarra.artelinkado.com/guitarra/romance-anonimo.php

    Dalla lettura si evince che Narciso Yepes era tutt'altro che fesso, e che anzi, nella circostanza, agì con molta destrezza. Non è il caso di fare la parte di Maramaldo con ulteriori commenti.

    drlig

  20.  

    ...forse il più bel concerto per violino del novecento...

     

    Senza forse. Un miracolo.

     

    dralig

     

    già

    però per me, ora come ora, è una bella lotta con quello di Ligeti

    scontro tra titani

     

    Non sono d'accordo.

    Ligeti ha scritto cose migliori.

     

    Il Lux Aeterna è il brano per coro a cappella più importante del Novecento.

    Il concerto per violino non è paragonabile come effetto musicale a quello di Berg.

     

    A mio parere, la musica migliore del secolo XX è stata scritta nella prima metà. Credo che, in futuro, la seconda metà del Novecento apparirà come un'epoca di decadenza dei valori musicali. Ciò premesso, devo dire che Ligeti è il maggior compositore della seconda metà del Novecento e quello che io prediligo. Ascolto con ammirazione tutto quello che ha scritto, non conosco un solo lavoro suo che non sia stimabile.

     

    dralig

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