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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Complimenti Angelo, la recensione, per la precisione, è di Roberto Brusotti ed è relativa al CD:

    G. Tampalini "Angelo Gilardino - Opere per chitarra 2002-2004"

    pubblicato nel 2006 da Concerto MusicMedia.

    http://concerto.musicmedia.it/

     

    Per chi desiderasse leggerla ecco un rapido link al file:

    http://img127.imageshack.us/img127/3087/recensionemusicatampalihf6.gif

     

    Grazie Giulio per il link - io non mi sentivo autorizzato a proporlo e, d'altra parte, pensavo di non poter riprodurre, dall'articolo, più di una citazione (timori di un vecchio che ha lavorato una vita per gli editori).

     

    dralig

  2.  

    Maestro Gilardino, lei ha molti estimatori a quanto mi sembra qua su questo sito ce ne sono tantissimi........quindi non capisco il motivo di tirare il sospiro di sollievo per due commenti positivi che oserei dire scontati e ovvi.

     

    Ha detto bene, non capisce. Allora, cerco di spiegarGlielo. E' chiaro che, alla mia età, e anche molto prima, chi "produce" in campo artistico si è assuefatto agli elogi e alle detrazioni, e non ci bada particolarmente, a meno che le critiche negative non sconfinino nell'ingiuria personale (accade più spesso di quanto non si pensi), nel qual caso è opportuno "mettere al loro posto" i "critici".

     

    Il punto è un altro. Il mondo della musica colta tiene la chitarra, i chitarristi e i compositori di musica per chitarra ai suoi margini. E' sufficiente aprire una delle enciclopedie italiane della musica (Deumm, Garzanti, De Agostini, Rizzoli, etc.) per constatare la ridottissima presenza del "mondo della chitarra" in pubblicazioni che rappresentano la musica agli occhi non solo dei musicisti, ma anche delle persone di buona cultura che desiderano informarsi. Questa è la realtà: fare il chitarrista e ignorarla è cosa da ingenui o da sciocchi.

     

    Il pericolo per chi, essendo compositore, si dedica principalmente a scrivere musica per e con chitarra, è quello di rimanere sommerso, agli occhi del "mondo musicale", nella indistinta pletora dei chitarristi - siano essi virtuosi o, come dice il recensore di "Musica", "prestati alla composizione", e lì rimanere, anche se la propria musica, per contenuti e forma, non ha nulla da invidiare a quella di compositori che, scrivendo per altri strumenti, hanno normale accesso alla vita musicale. Questo è il punto, e il ricevere da un critico rispettato che si occupa di musica in generale e non di chitarra, un segnale forte e chiaro, con il quale gli si dà atto che quello che scrive è musica, e non "raclerie universelle", è, per un compositore rivolto principalmente alla chitarra, un sollievo. Se Lei non capisce, pazienza. Io invece capisco, e so quando è ora di marcare un punto. Ho riferito qui il giudizio del critico perché mi sembrava significativo nei confronti della musica per chitarra, come segno di attenzione, di apertura e di disponibilità a capire.

     

     

     

    Il parere di quello che recensisce è uguale e o inferiore a quello che dice una persona qualsiasi (che se ne intenda di musica e che non se ne intenda)

     

    Perché? "Quello che recensisce" non è una persona? Nel momento in cui ha preso la penna in mano ha perso il battesimo? Lei se ne intende di musica? Se si, nel momento in cui scrive - e Dio sa se lo fa spesso - il Suo giudizio diventa inferiore a quello di una persona qualsiasi? E se non se ne intende, perché scrive?

     

    dralig

  3. beh...mi pare un bellissimo complimento

    ...ogni tanto, anche per la chitarra, vince la musica.

    complimenti anche da parte mia...

    ...a me sta veramente passando la voglia di scrivere per questo strumento...peccato lo ami così tanto, ma vedo all'orizzonte il profilarsi di un rapporto misantropo nei confronti del chitarrume...quindi meglio evitare...

    sob

     

    No, non è meglio evitare. Non lo fu per Fernando Sor, che - lo leggiamo chiaramente nelle accorate e furenti parole del suo metodo - si trovava esattamente nella stessa situazione: un compositore vero, e un maestro della chitarra, che scriveva musica vera, circondato da una pletora di dilettanti che si agitavano, sia per valorizzare le loro pseudo-composizioni che per sminuire il valore delle sue. Avrebbe dovuto scrivere di più e polemizzare di meno (se oggi sappiamo dell'esistenza di quei tipi è solo perché lui si diede l'inutile pena di informarcene, altrimenti sarebbero sprofondati nel nulla), ma dobbiamo comunque riconoscergli il merito di non essersi accasciato a causa dell'assedio del chitarrume, e di aver scritto la sua bella musica per chitarra, non grazie ai chitarristi, ma nonostante loro.

     

    Occorre rendersi conto di qualcosa di molto importante: la chitarra ha avuto il momento aureo dei compositori come Sor e Giuliani, poi è venuto il momento aureo dei compositori come i molti che, da Falla a Berio, hanno nobilitato il repertorio "dall'esterno", cioè con una pura speculazione compositiva, senza conoscere "dall'interno" i segreti dello strumento. Oggi, caro Fabio, è il momento dei compositori che hanno capacità speculative puramente musicali e che hanno anche il dominio della chitarra "from within": è una specie rara (per ogni Bogdanovic ci sono cento autori di babefritte da festival chitarristico), ma è a essa che è affidata la nuova musica per chitarra. Se i pochi che incarnano questa categoria si ritirano per sgomento di fronte al chitarrume, la partita è davvero persa: il chitarrume è una disgrazia, certo, ma ricordi Baudelaire: un genio non si abbatte per un paio di disgrazie. E, anche senza essere un genio, chi sa deve testimoniare.

     

    dralig

  4. La cosa più bella (e umana) è che il post è stato messo dal compositore in questione. Cosa che lo rende ancora più vero. Bravo Angelo

     

    Come si dice in gergo, "quando ci vuole, ci vuole". Non è il fatto di essere elogiati, ma il fatto di essere riconosciuti nella propria specificità, nel proprio profilo personale, e di essere distinti da una categoria alla quale non si vuole appartenere semplicemente perché si è diversi nelle viscere, nella mentalità, nella formazione, nella cultura, nel modus operandi e perfino nel tratto personale - è tutto ciò che fa tirare un sospiro di sollievo e induce a esclamare: finalmente!

     

    In presenza di recensioni, è la seconda volta in 25 anni che mi accade di respirare a pieni polmoni l'aria di casa: la prima volta, fu quando lessi l'articolo che Bruno Bettinelli aveva scritto ne "il Fronimo" per le mie prime due Sonate. Ci voleva!

     

    dralig

  5.  

    Sulla chitarra la possibilità di fare i suoni in punti diversi della tastiera è una ricchezza enorme, ma anche un problema riguardo alla lettura a prima vista; normalmente è troppo chiedere che in quel momento si possa anche identificare posizione e diteggiatura ideale; piuttosto sarebbe utile preliminarmente una cosa che anche Segovia consigliò al corso di perfezionamento di Ginevra, aggiungendo ironicamente che non si trattava di una questione di perfezionamento: imparare a conoscere i suoni corrispondenti ai vari punti della tastiera della chitarra.

     

    Il che ci induce a constatare come, nel suo saggio realismo, Segovia sapesse benissimo qual era la situazione dei suoi "perfezionandi". Basta, del resto, guardare i programmi di ammissione ai corsi dell'Accademia Chigiana: i pianisti, i violinisti, etc., dovevano, per essere ammessi come allievi effettivi, suonare pezzi pesantissimi dal repertorio, mentre, ai chitarristi, Segovia chiedeva di eseguire le scale, gli arpeggi e - micidiale - qualche preludio di Ponce (dalla serie che lui stesso aveva etichettato come "facili").

     

    Una curiosità: nel leggere il programma di ammissione scritto a mano da Segovia, un impiegato della Chigiana decifrò in modo errato il nome "Milan" (Luis de Milan), scambiando la "a" (che Segovia scriveva come la alfa dell'alfabeto greco) per una "t", e la "n" finale per una "u": ne uscì - stampato nei programmi - il nome di un ignoto compositore chiamato "Miltu", che precedeva il nome del vihuelista Bermudo. Anni dopo, una chitarrista che raccontava degli elogi ricevuti da Segovia, li diceva motivati anche dal fatto che lei - allieva modello - era l'unica tra i presenti ad aver cercato, senza trovarle, le opere di Miltu. L'aveva detto al maestro il quale, con grave serietà, le aveva raccomandato di cercarle ancora - magari, le disse, in Giappone.

     

    dralig

  6. Chiedo venia per la vanità alla quale mi abbandono: ben di rado, nelle recensioni che lo riguardano, un compositore ha modo di specchiarsi e di riconoscersi, perché le parole del critico lo hanno effettivamente identificato e non elogiato o biasimato con espressioni che si applicherebbero benissimo a un centinaio di altri autori, o magari anche a un avvocato o a un camionista. Quindi, le recensioni si leggono in genere con poche speranze: fanno parte del gioco, ma non toccano quasi mai le corde della verità.

     

    Allora, mi sia concesso - anche se mi vergogno un po' nel farlo - di riportare un periodo da una recensione appena letta, apparsa recentemente sul mensile "Musica" (rivista non chitarristica), la cui lettura mi ha fatto trarre un sospiro di sollievo:

     

    "In effetti fin dalle prime note di una qualsiasi opera di Gilardino si comprende subito come nel suo caso si tratti di un vero compositore, e non di un chitarrista prestato alla composizione."

     

    Non sarò una star da festival della chitarra e da incontri chitarristici - mi sta bene - ma vivaddio qualcuno che capisce si trova ancora.

     

    dralig

  7. Avrei intenzione di tralasciare il primo volume (da quel che ho capito, contiene musica per chi è al primo approccio con lo strumento), e di acquistare direttamente il secondo. Per voi è meglio partire dal primo volume, per avere uno sguardo più unitario sull'opera, o si può anche cominciare lo studio dal secondo libro?

     

    Meglio leggere tutto. Non è una sequenza organica di esercizi, ma piuttosto una raccolta di brani, la cui difficoltà l'autore ha disposto secondo un criterio suo, non necessariamente condivisibile...

     

    dralig

  8. Una discussione iniziata in un'altra sezione mi ha fatto pensare: esiste un'etica comune a cui gli insegnanti, nella fattispecie di strumento, debbano sottostare? Un cartello comune? Un'idea da sottoscrivere? Lo so che non esiste ma penso che sarebbe vincente avere una specie di albo professionale, qualcosa insomma che certifichi seriamente le competenze acquisite, che non siano solo concerti fatti all'oratorio salesiano o le lezioni di accompagnamento, e che faccia anche da "vigile" (anche se non piace ma nel nostro campo c'è una deregulation pazzesca no?) nei confronti di chi clamorosamente devia o se ne sbatte altamente del proprio lavoro...?

     

    Il codice deontologico è nell'opera stessa di ogni autore, interprete, musicologo, didatta, critico, etc. Lo stile è l'uomo, caro Giorgio, e basta una pagina per capire a quale altezza vola - se vola - un compositore, bastano poche note per cogliere la cifra artistica di un interprete, così come bastano due righe per valutare se chi le ha scritte è una persona colta o un cialtrone. Lo stesso codice è implicito nel lavoro di ogni insegnante, e si imprime nell'influenza che esso esercita sugli allievi, istruendoli ed educandoli al tempo stesso (come Lei sa, sono due responsabilità diverse).

     

    Ritengo che sia molto arduo, per non dire impossibile, estrarre dai comportamenti dei docenti seri e coscienziosi e responsabili un profilo comune, se pur generalizzato, e farne una sorta di codice deontologico-professionale, senza creare turbolenze e scompigli...

    Il quadro è troppo mosso e, credo, inquinato...

     

    dralig

  9. sto cominciando a leggere l'opera ed è molto varia ed interessante effettivamente.....vorrei avere qualche informazione sl compositore...che altro ha scritto al di là delle opere per chitarra?

     

    Intanto, conviene leggere quello che ha scritto per chitarra. Reggie era inizialmente un compositore istintivo, non istruito, e scriveva per chitarra un po' come fanno quasi tutti i chitarristi-compositori di oggi, cioè cercando con le dita sullo strumento. Eppure, i pezzi che scrisse a quell'epoca (anni Quaranta), come la Sonatina Senese, gli Estruscan Preludes, etc., sono forse più ispirati dei lavori successivi. Si istruì in composizione studiando con Dallapiccola e altri maestri, e la sua musica per chitarra a partire dagli studi compiuti, cambia tono: il primo lavoro forte è "El polifemo de oro", poi un bellissimo pezzo intitolato "Memento" (un dittico pubblicato nella collana Bèrben-Gilardino, poi quattro o cinque Sonate, il concerto per chitarra e orchestra, etc.

     

    Conosco poco la sua musica per orchestra, ma credo che sia buona.

     

    Una curiosità: fu lui, quand'era giovane, a "tirar giù" dal disco di Segovia le note della Suite di "Weiss" (in realtà di Ponce). Il suo manoscritto circolò, e qualcuno lo copiò e lo pubblicò, attribuendosi la trascrizione.

     

    dralig

  10. So che il maestro Gilardino ha composto un concerto per clarinetto basso, chitarra e archi, ma non conosco altre opere per questa particolare formazione strumentale.

     

    Recentemente, parlando con un clarinettista, ho avuto conferma del fatto che esiste già una letteratura dedicata a questo duo. Essendosi però trattato di un breve scambio di battute al termine di un concerto e non di una vera e propria conversazione, non ho avuto modo di approfondire l'argomento.

     

    Qualcuno mi saprebbe dare, per cortesia, qualche indicazione? Grazie

     

    Il catalogo Pocci contiene tutte le informazioni che Le servono. Comunque, dubito assai che esista una letteratura per clarinetto basso e chitarra. Esisterà qualche pezzo.

     

    dralig

  11. Contenuti musicali di ottima qualità.

    Sta ai didatti farne l'uso più appropriato.

     

    dralig

     

    Accosento. D'altra parte, penso che l'allusione nel titolo a Mikrokosmos de Bartok sia ingannevole e realmente abbastanza disonesto. Questa collezione ha niente a che fare con le idee de Bartok della pedagogia.

     

    Si Matanya, anche a me il titolo non piace, ma non l'ho mai voluto dire.

    Anche se, dal punto di vista stilistico e "artigianale", la musica di Smith Brindle è sempre a un livello superiore, la sua forza espressiva è molto variabile, e a volte ha scritto cose poco ispirate. Mi dispiace dirlo,ma uno dei suoi pezzi che amo di meno è proprio la Sonata che mi ha dedicato...

     

    dralig

  12. Non saprei dire, non conoscendo direttamente gli attori della vicenda, se la cosa sia da attribuirsi a trascuratezza dell'autore o, ad esempio, a scarsa disponibilità dell'editore per un progetto editoriale che - immagino - coi facsimili, avrebbe avuto altri costi e altri obiettivi di mercato. Mi piacerebbe conoscere la sue opinioni al riguardo, maestro Gilardino.

     

     

     

    H.

     

    Le pubblicazioni con i facsimile degli originali costano moltissimo, e gli editori - tolto Bèrben e pochissimi altri, in rare occasioni - si sono sempre rifiutati di sostenere i costi che ne conseguono.

     

    dralig

  13.  

    Infine, tornando al topic, trovo molto bella l'interpretazione di Julia Florida fatta da Russell (non posso accedere al video su Youtube, ma se è lo stesso che ho visto io altrove, si tratta di una registrazione fatta per una Tv spagnola). Quello che non mi torna è che Russell ridisegna a modo suo la forma del brano con alcuni tagli e ritornelli sistemati in un modo che non coincide né con l'edizione Schott curata da Raymond Burley né con l'edizione critica Mel Bay curata da Richard Stover.

    Qualcuno ha notizie in merito?

     

    Ciao a tutti

     

    Homburg

     

    Fino a che i curatori delle "edizioni critiche" dichiarano di aver lavorato sui manoscritti originali, senza però rivelarne l'ubicazione, e men che meno offrendone una riproduzione in facsimile, non può esistere alcuna certezza riguardo a quello che effettivamente Barrios ha scritto.

    Ciascuno si accredita di unì'attendibilità che non è controllabile, quindi domattina Lei può (pura ipotesi) preparare il Suo Barrios e stamparlo, annettendosi il crisma dell'autenticità, e non sarà, dal punto di vista dei Suoi lettori, in una situazione diversa da quella dei curatori delle edizioni già in circolazione.

     

    dralig

  14. Il Concerto Breve piace anche a me.

    Fu scritto, se non ricordo male, per Enrico Tagliavini che in quel periodo suonava abbastanza spesso musica di Margola (la Bongiovanni di Bologna pubblicò una interessante Sonata ed una raccolta di pezzi brevi per chitarra sola, dei quali ebbi l'accasione di farne sentire qualcuno a Segovia nel lontano 1972!).

    Quando poi insegnavo al conservatorio di Rovigo feci eseguire il Concerto Breve ad una allieva ed al gruppo cameristico del Conservatorio;devo dire che tra i vantaggi del pezzo c'è anche quello di un buon rapporto tra la difficoltà esecutiva, non grande, ed il risultato.

     

    Forse Margola ha scritto troppo per chitarra sola, o perlomeno a volte ho l'impressione che tenda a ripetersi troppo nei pezzi solistici, ma aveva una preparazione compositiva solidissima e mi sembra che in pezzi come il Concerto e la Sonatina per violino e chitarra abbia ottenuto risultati notevoli.

     

    Last but not least, Margola è un compositore italiano di una certa importanza e noto anche e soprattutto fuori dall'ambito chitarristico in senso stretto.

     

    La Sonata pubblicata da Bongiovanni è senz'altro il miglior lavoro tra quanti ne scrisse Margola per chitarra sola. E' un pezzo che mantiene tutte le caratteristiche del miglior Margola.

     

    dralig

  15.  

    Una recentissima edizione Bèrben, curata da Taranto e Di Stefano, include gli originali in facsimile.

     

    dralig

     

    Leggendo l'introduzione di Zigante, ho scoperto che di originale c'è poco (solo la Bwv 995 e la 1006a). Inoltre, per svolgere un lavoro di comparazione, occorrono conoscenze approfondite, che solo pochi possiedono. Il dilettante non può non affidarsi alle indicazioni di un maestro... Quindi mi permetto di chiedere al M. Gilardino: l'edizione indicata, a parte gli "originali" in facsimile, è suggerita come testo dotato di maggiore aderenza al pensiero bachiano?

     

    DeBo

     

    A dire il vero, non ho letto il testo pronto per l'esecuzione, ho solo guardato l'edizione in generale e l'apparato, constatando che era stato fatto bene.

     

    Per questa ragione, dato il costo modesto del volume, credo che valga la pena procurarselo.

     

    dralig

  16. sono indeciso su quale trascrizione delle opere per liuto di Bach utilizzare come riferimento di base, tra quelle di Chiesa, Zigante, Gangi-Carfagna-Antonioni.

     

    Non avendo conoscenze specifiche, sono un po' disorientato: cosa mi suggerite?

     

    Io, istintivamente, ritengo più interessanti quelle di Zigante.

     

    DeBo

     

    Una recentissima edizione Bèrben, curata da Taranto e Di Stefano, include gli originali in facsimile.

     

    dralig

  17. Non ho capito la seconda risposta. Ho modificato perchè ho letto adesso.

     

    Sa cos'è Maestro ??, Che sono io che sbaglio !! perchè molte volte posso sbagliare.........

    Ma io sbaglio perchè voglio imparare.....e qual'ora sbagliassi di più vuol dire solamente che voglio imparare di più !!!

     

    Sbagliando si impara.

     

    Io sono qui d'altronde per imparare e ho molto da imparare......moltissimo !!!

     

    Non parli con me con un linguaggio ricchissimo di vocaboli perchè alcune volte devo fare la parafrasi !!! ;)

     

    Se, come dice, ha moltissimo da imparare, incominci con l'imparare a leggere. E' cosa molto più utile e saggia che il suggerire ad altri come devono scrivere.

     

    dralig

     

    dralig

  18. La vita è troppo breve per spenderne anche solo una piccola parte a combattere contro le storture.

     

    dralig

     

    Devo forzarmi per rendermene conto. Sarà un'azione molto difficile.

     

    Per niente. Basta interrogarsi e sapere sempre - se non ciò che si vuole - ciò che non si vuole, o che non si vuole fare. Da lì in poi, è tutto facile. Il prezzo da pagare è altro? Pazienza, ma si vive. L'alternativa per me è improponibile.

     

    dralig

  19.  

     

    il paragone con Pärt era del tutto "poetico" non "socio-strumentale"...Lei ovviamente fa bene a fare quello che fa e qui non metterei mai piede, sono gli altri, piuttosto e a mio parere, che dovrebbero, indipendentemente dalla chitarra o meno, (e se mostrassero reale interesse nei confronti della sua musica, indipendentemente anche da quello che Lei pensa dei palazzi), rivolgere una maggiore attenzione a quanto succede musicalmente nel mondo, compresa la sua musica...purtroppo non avviene, e sappiamo per problemi non ancora risolti nel Sistema Musica Contemporanea

    mi dispiace spesso constatare della mancanza di certo repertorio dalle pagine di "importanti" festival e o stagione concertistiche...

     

    Fabio, Lei sa benissimo che i festival di musica contemporanea sono recipienti terminali di manovre effettuate da vari operatori musicali, ai quali non importa minimamente compiere ricognizioni - anche con filtro critico rigoroso - sull'esistente e sul "vero", e rappresentarlo con obiettività. Tutt'altri sono gli interessi e gli scopi dei direttori artistici, dei loro consulenti, degli editori, etc.

     

    Nella loro dimensione familiare e casereccia, del resto, i festival di chitarra non si comportano diversamente, anche se diversi sono gli interessi e le passioni che rappresentano.

     

    Castelnuovo-Tedesco diceva ai vari direttori artistici che il suo dovere era di comporre le opere, e il loro quello di farle eseguire. La penso allo stesso modo, e di chi non fa il suo dovere, o lo fa in modo infedele, non mi do minimamente pensiero. La vita è troppo breve per spenderne anche solo una piccola parte a combattere contro le storture.

     

    dralig

  20.  

    Ecco, per me, la musica di Gilardino è molto vicina in questo senso a quella di Arvo Pärt o, a suo modo, a quella di Giya Kancheli...

     

    Io però do poco o nessun fastidio al Palazzo della Musica Contemporanea perché compongo quasi esclusivamente musica per e con chitarra, e le mie incursioni in campo orchestrale si limitano alla convocazione di organici di dimensioni mozartiane a supporto della chitarra concertante. Quindi, non intralciando la ripartizione dei privilegi, e non reclamando per me una porzione - nemmeno minima - del già scarso menù, non giungo a costituire un fronte da combattere e da eliminare, anzi sono spesso destinatario di complimenti da parte di alcuni Grandi Maestri, che dichiarano di apprezzare la mia ricerca, e non aggiungono (è sottinteso) che continueranno a farlo fin tanto che io continuerò a scrivere per e con chitarra. Ricevo gli stessi elogi che certi poeti laureati rivolgerebbero, con prodigale piaggeria, ai poeti dialettali, o di lingue dell'Africa centrale.

     

    Castelnuovo-Tedesco, che mi considerava in potenza il suo naturale successore nel campo della composizione chitarristica, ebbe sorte ingrata proprio perché scriveva anche per il teatro, per l'orchestra, per il pianoforte, per i cantanti da camera...Io no, sono davvero un bravo ragazzo, sto nel mio orticello...Giuro che non scriverò mai una sinfonia o un'opera, nemmeno se potessi.

     

    dralig

  21. Mi piacciono le composizioni serene, apparentemente semplici, una linea al basso, una voce sopra che canta. Mi sembra questa l'idea che leggo nelle prime battute. Forse la quiete dell'Umbria e la serenità di Francesco (San) aiutano a misurare i pensieri. Aspetto l'uscita, grazie

     

    "Sì, da giovane scrivevo in modo piuttosto complicato, e poi mi sono gradatamente e consapevolmente semplificato; ma le caratteristiche melodiche, ritmiche e armoniche son sempre quelle. Ed è proprio per questo che io amo tanto la Chitarra! non solo per la bellezza del suono, ma perché tutto dev'essere essenziale...colla Chitarra bisogna esser semplici e bisogna esser veri!"

     

    Mario Castelnuovo-Tedesco (lettera ad Angelo Gilardino, da Beverly Hills, il 23 febbraio 1967).

     

    dralig

  22. Maestro Gilardino perchè l'ha chiamato Cantico ? Per far concorrenza a San Francesco d'Assisi ? :oops::lol:

    :

     

    "Cantico" è il titolo che si dà a componimenti poetici con ispirazione religiosa, anche senza il minimo riferimento all'universalmente noto "Cantico delle creature" di San Francesco d'Assisi. Io ho composto la mia più recente Sonata per chitarra sviluppando appunti che avevo schizzato rapidamente - su un taccuino pentagrammato che ogni anno il mio editore generosamente mi regala - durante una vacanza estiva in quel di Gubbio, dove mi sono trattenuto una decina di giorni. Ho respirato l'aria della regione, visitata nei suoi luoghi meno turistici e, tra la fine dello scorso mese e la prima metà del corrente, ho scritto una composizione elaborando quegli appunti. Mi è sembrato appropriato, dato il carattere del pezzo, intitolarlo cantico. Per fare concorrenza ai santi, bisogna essere a propria volta dei santi, e non è il mio caso, ma certo possiamo imitarli, e scrivendoLe questa risposta, in cui La tratto da persona seria e intelligente, il mio fioretto stamattina l'ho fatto.

     

     

    Era una battuta ! Per questa spero non mi dedichi una sonata anche perchè i sensi che può prendere na sonata sono tanti !!! :lol::lol::lol:

     

    Che io Le dedichi una Sonata, è evento per ora decisamente remoto. I "sensi", doppi e scomposti, ai quali si abbandona, sono qui del tutto fuori luogo, stante il fatto che qui si annunciava una nuova composizione il cui carattere non è per niente ridanciano. Prenda in seria considerazione anche l'evenienza di non dire nulla, quando non ha nulla da dire, e consulti il dizionario alla voce "empietà": temo che La riguardi direttamente.

     

    dralig

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