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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Nel caso in cui non fosse ancora stata rilevata dai conoscitori di Regondi, volevo segnalare una curiosità storica, un testo di Balzac in cui è fatta menzione dell'allora enfant prodige. Si tratta di un articolo del 1830, intitolato "De la mode en littérature". Parlando della tendenza editoriale a proporre autori la cui giovane età esercita un certo fascino sul pubblico, Balzac scrive: "La littérature a ses Liszt, ses Jules Regondi, ses Léontine Fay, qui sont censés quitter polichinelle pour faire des chefs-d'oeuvre. Cette manie de jeunesse est peut-être un signe de décrépitude".

     

    Mi sono sempre stupito del fatto che fosse permesso, al "professor" Regondi, di sequestrare un bambino, tenendolo praticamente in schiavitù, e di sfruttarne spietatamente il talento. Lo stupore aumenta ora: se il caso era noto a Balzac e ai lettori dei suoi articoli, come poteva non esserlo alla polizia?

     

    dralig

  2. @ dralig

     

     

     

    Ecco, tenga presente che alle medie ad indirizzo musicale un allievo svogliato, stonato ed aritmico te lo tieni per tre anni. E ci devi fare lezione ogni sacrosanta settimana. Da settembre a giugno. E solo in quella situazione ti rendi conto che forse il Corale con variazioni di Smith-Brindle non è adatto a tutti.

     

    Infine, tornando al senso del mio primo intervento, se dice che la tipologia di studente che lei ha in mente è un'altra (anche se a dire il vero faceva esplicito riferimento alle scuole medie), allora perché scagliarsi con tanta veemenza, utilizzando metafore a dir poco raccapriccianti, contro alcuni metodi (non si è ancora capito quali), senza sapere con quali ragazzi hanno a che fare i docenti delle medie?

     

     

    Io non so nulla di scuola media, e riferendomi all'insegnamento della chitarra agli alunni della medesima avevo in mente quelli che frequentavano i primi tre anni del conservatorio (con annessa scuola media). Li rammento vivaci, ricettivi e pieni di interesse - anche se, ovviamente, non in tutti loro ardeva la fiamma della musica. So di eccellenti concertisti che insegnano nelle scuole medie (non quelle annesse ai conservatori) e francamente non riesco a immaginarli mentre fanno lezione ai loro studenti adoperando i testi che ho visto io. Anzi, sono certo che ne rifuggono forse in modo ancora più manicheo del mio. E' a loro che ho pensato scrivendo i miei Studi facili, ed è in questa stessa discussione che ho indicato la categoria dei docenti delle scuola medie come depositaria del futuro della musica - in misura molto più influente di quella rappresentata dallo star system.

     

    Veniamo ai metodi dei quali io mi ostino a tacere titoli, con Sua manifesta insoddisfazione. Quando ho accettato l'invito a comporre gli Studi facili, mi sono fatto spedire un certo numero di pubblicazioni (non soltanto italiane). Le ho guardate e poi le ho gettate nella spazzatura, e non sento alcun bisogno di rammentare i nomi dei loro autori. Credo sinceramente che siano non soltanto di infima qualità musicale, ma anche prive di fondamenti didattici, perché basate sull'assunto - secondo me fasullo - che i ragazzi rifuggano dall'impegno e dalla fatica necessari per imparare seriamente qualunque disciplina. Io non credo in questo genere di insegnamento, lo trovo ripugnante.

     

     

     

     

    Perché tanta violenza verbale nei confronti di professionisti il cui lavoro (partendo spesso - ebbene sì! - anche dalle canzonette) fa in modo che qualche ragazzo si appassioni allo strumento e successivamente magari suoni (e preventivamente acquisti) gli "Studi facili" di A. Gilardino, compri le registrazioni degli "Studi di Virtuosità e Trascendenza", e magari dopo qualche anno li esegua pure pubblicamente in concerto?

     

    Lo ripeto, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che fanno veramente bene e con passione il proprio lavoro. Come si fa a dare giudizi così tranchant solo per via della scelta di un libro? Come è possibile sapere il modo in cui ciascuno utilizza quel preciso strumento didattico?

     

    Detto questo, ben vengano i suoi studi, che una volta terminato lo studio certosino e approfondito de La chitarra volante 1, La chitarra volante 2, La chitarra volante-Appendice al metodo e La chitarra volante ensemble sottoporrò volentieri ai migliori tra i miei allievi.

     

     

    La mia attenzione nei riguardi del lavoro che gli insegnanti delle scuole medie stanno svolgendo è piena di rispetto e di trepidazione, perché so benissimo - e l'ho scritto a chiare lettere - che da loro dipende la sopravvivenza della musica. Per questa precisa ragione, credo che debbano essere messi a loro disposizione gli strumenti didattici più affinati, e che non debbano essere obbligati a scegliere tra ciò che è mediocre e ciò che è scadente.

     

    La violenza verbale è parte strutturale di un genere letterario. Lei crede che, rivolgendo la sua invettiva contro Pisa, il sommo poeta desiderasse effettivamente vederla sommersa sotto le acque dell'Arno? Lei ha pensato per un solo istante che io desideri letteralmente l'impiccagione fisica dei cattivi maestri? Si può citare Leopardi o John Wayne, è sempre esercizio retorico, che in un forum a rischio di noia asfittica dovrebbe risultare persino divertente...

     

     

     

    Signor Signorile, lei - con il suo buonismo e la sua faciloneria malamente trasformati in benevolenza nei confronti dei ragazzi - è tra i principali artefici della barbarie in cui viviamo oggigiorno.

     

    Dopo aver inscenato il Suo raccapriccio per la mia violenza verbale, in quale categoria letteraria colloca questo Suo affondo? Quella dell'idillio? Mi permetta una rispettosa constatazione: Lei è davvero un bel tipo. Non mi dica adesso che il Suo non è un nom de plume, adottato con ironia evocativa dei bei tempi delle graticole...

     

    dralig

  3. Tornando al bel lavoro di Angelo Gilardino, sono davvero felice di averlo finalmente tra le mani, sarà un ottimo compagno di viaggio di tanti ragazzi, e mi servirà per approfondire molti importanti discorsi, dalla profondità della lettura all'analisi al fraseggio ecc. Ma io so cosa farmene, so dove applicarlo e a chi, sta a me individuare i soggetti giusti e affidare a loro questo ulteriore aiuto didattico-musicale. Con qualcuno potrò sicuramente partire da questi studi per elaborare un percorso "alto" ma non posso sicuramente pensare di sostituirlo a altri lavori semplici adatti ad una massa di ragazzini che, e me rendo conto con l'esperienza acquisita da anni di lavoro, più di tanto non arriverà a fare. Proprio per rispetto a chi come Angelo ha lavorato con perizia in un settore che non era davvero il suo, quello dell'educazione dei primi anni di studio, e che ringrazio davvero per il contributo prezioso.

     

    Caro Giorgio, mi fa piacere che tu abbia capito una cosa fondamentale: le caratteristiche intrinseche e specifiche di un lavoro artistico scritto a fini didattici costituiscono anche il suo limite. Nello scrivere una raccolta di studi per chitarra per gli allievi dei primi anni bisogna per forza individuare un profilo al quale indirizzare il proprio lavoro, e questo comporta inevitabilmente l'esclusione di altri obiettivi. Io avevo in mente gli scolari del corso inferiore del conservatorio - la sola istituzione che conosco per averci lavorato - ed è quindi a loro che mi sono rivolto. Questi studenti, all'esame di compimento inferiore, portano un Preludio di HVL, o un Preludio di Ponce, o una Canzone Catalana di Llobet o un brano tratto dagli Appunti di Castelnuovo-Tedesco: tutta musica validissima, alla quale occorre però allegare qualcosa di più vicino al repertorio del Novecento, ed è in quest'area che io ho progettato e realizzato la mia raccolta, che parte da lontano e si spinge oltre i confini del linguaggio musicale dei Maestri che ho menzionato. Qualcosa di valido, in questo settore, l'ho riconosciuto negli Estudios Sencillos di Leo Brouwer (in forma compatta e sintetica) e nella collezione intitolata Guitarcosmos di Reginald Smith Brindle (in una forma più diluita e qualitativamente discontinua). La tua risposta è significativa dell'importanza che il ruolo dell'insegnante riveste nella tracciatura del giusto percorso formativo di ciascun allievo, e combacia con quello che ho esplicitato nella mia introduzione. Non mi sono sognato di scrivere una raccolta pervasiva e universale, ma una raccolta mirata...

    Mi piacerebbe anche che non si denigrassero metodi come quello di Paradiso o altri che hanno nella loro semplicità e piacevolezza una chiave di lettura precisa e contribuiscono a divulgare la chitarra in ambienti dove difficilmente sarebbe arrivata, e se ci arriva con una canzoncina è davvero molto meglio di nulla mi sembra

    Con simpatia!

    Giorgio

     

    Non conosco il metodo di Paradiso, ma trovo che l'indirizzo perseguito dalla maggioranza degli autori sia quello dell'intrattenimento, non quello dell'istruzione. Non vedo nulla di utile, in tutto ciò, vedo solo il tentativo di ingraziarsi l'attenzione di una clientela adoperando la musica come un articolo ricreativo, che istituisce l'immobilità mentale del cliente-ragazzo (paidocrazia consumistica) come un diritto inviolabile. Detesto la denigrazione - opera di lividi mascalzoni - ma rivendico il diritto artistico e culturale di prendere le distanze da ciò che ritengo fasullo. Un grande critico d'arte ha detto di Francis Bacon: "Dipinge per svergognare l'umanità scadente del nostro tempo". Una buona motivazione, a mio giudizio. Io non intendo svergognare nessuno, ma sento il bisogno di chiamarmi fuori da ciò che reputo vergognoso: il confine tracciato dall'igiene mentale dev'essere netto e categorico.

     

    dralig

     

    dralig

     

    dralig

  4.  

    Ma credo che, prima di proseguire la discussione, dovrei forse chiederle quando è stata l'ultima volta - se le è mai capitato - di fare lezione a una classe di undicenni tendenzialmente svogliati, stonati ed aritmici, che non hanno la minima idea di che cosa significhi suonare uno strumento musicale e, nel fortunato caso in cui abbiano sentito nominare Bach, pensano che fosse un componente di un gruppo prog anni '70 tipo, che so, gli Emerson Bach & Palmer.

     

    Io ho incominciato a insegnare in un liceo musicale nel 1965, all'età di 24 anni, e ho terminato nel 2004 in un conservatorio, all'età di 63 anni, e nella mia classe uno studente svogliato, stonato e aritmico non sarebbe durato più di una settimana. Mi sono impegnato a scrivere una raccolta di Studi facili per scolari (e docenti) il cui profilo, tracciato nell'introduzione che ho premesso alla musica, non ha nulla che vedere con quello che Lei descrive. Io ho scritto musica per la formazione di futuri musicisti: mi pareva - se non urgentemente indispensabile - perlomeno utile. Non ho mai pensato di occuparmi di preadolescenti che fanno musica a partire dalla mancanza di voglia di farla, di intonazione e di senso ritmico. Se mi fosse stato proposto a suo tempo, avrei rifiutato, e mi sarei dedicato a un'altra attività, anche non musicale. Quindi, è evidente che stiamo parlando di due diverse tipologie di scolari.

     

     

    dralig

  5. La paidocrazia consumistica che induce autori fradici a pubblicare libri intesi a far divertire i ragazzi è uno degli aspetti più visibilmente deteriori dell'incombente sconfitta della cultura. Non servirà a molto l'aver composto qualcosa che viri decisamente in direzione opposta, ma almeno testimonia la resistenza di qualche vecchio musicista a questo sterminio dell'intelligenza: fanciulli, se volete rincretinire davanti alla televisione, fatelo, ma non cercate l'appoggio e la complicità dei maestri di musica, meno che mai quella dei maestri di chitarra, e se qualcuno di loro vi offre la chitarra-divertimento, offritegli in cambio corda e sapone.

     

     

     

    dralig

     

    Per offrire ai lettori di questo forum la possibilità di rendersi consapevoli del progetto che ho attuato negli "Studi facili" e per evitare ulteriori e inutili discussioni, riproduco qui il testo dell'introduzione.

     

     

    -------------

     

    Questi Studi facili per chitarra sono stati composti per offrire un apporto agli insegnanti e ai loro scolari. Ce n’è bisogno? La letteratura didattica della chitarra è ricca, e non si avverte alcuna necessità di nuovi metodi. Tuttavia, mentre il repertorio di studi composti dai maestri dell’Ottocento e del Novecento tradizionalista (da Sor, Aguado, Carulli e Giuliani fino a Pujol e a Castelnuovo-Tedesco) e destinato agli studenti dei primi corsi è ampio e soddisfacente, non si dà uguale ricchezza negli studi introduttivi alla musica moderna, e pochissime sono, in questo campo, le opere universalmente riconosciute. Esiste quindi un vuoto da colmare, e questa raccolta punta a occuparne una parte, aggiungendosi, con una fisionomia stilistica propria, alle opere didattiche scritte dai grandi maestri del passato.

    Gli insegnanti che attuano i loro programmi didattici curando fin dall’inizio non soltanto l’apprendimento della tecnica, ma anche la formazione musicale degli allievi, troveranno qui brani che, trattando aspetti ben individuati del lessico della chitarra, collocano ogni procedimento tecnico in un discorso musicale compiuto, vincolando la diteggiatura a precise finalità di ritmo, di espressione, di fraseggio, di colore. Il primo e fondamentale obiettivo al quale ho mirato è dunque la simbiosi tra tecnica e musica: l’allievo deve imparare a subordinare sempre ogni suo gesto meccanico a un risultato estetico, e io ritengo che non esista motivo ragionevole per non stimolarlo a lavorare in questa direzione fin dai suoi primi contatti con lo strumento.

    È ovvio che, per realizzare un progetto didattico di autentico valore formativo in diretta relazione con il repertorio del Novecento, una raccolta di studi non si deve porre l’obiettivo di intrattenere l’allievo con epidermici – quanto inutili - divertimenti: il lato “facile” di queste piccole composizioni sta nel fatto che, dal punto di vista tecnico, esse sono abbordabili da chi si trova nella fase iniziale della sua formazione, a patto che sia capace di riflettere sugli aspetti musicali (e, a questo riguardo, la funzione dell'insegnante è fondamentale e decisiva) e disposto a spendere un impegno non minore di quello che, nelle fasi successive della sua crescita, gli verrà richiesto dalle opere maggiori del repertorio. Già sento levarsi il critico lamento di coloro che protesteranno per la difficoltà di alcuni di questi piccoli brani: ebbene, credo che si tratti di una manifestazione tipica della pigrizia che affligge insegnanti e allievi accomodati nella convinzione che sia loro dovuto il piacere di suonare in stato di inerzia mentale. Io ritengo invece che il potenziale di molti scolari sia assai superiore a quello che certi autori di volumi didattici sembrano presumere, e con questi studi mi propongo di invitare al lavoro chi voglia seriamente accostarsi al repertorio del Novecento, indicandogli una via che lancia sì alcune sfide, ma che offre anche le relative, e proporzionate, ricompense.

    La diversità di questi studi, rispetto a quelli classici o tradizionali, si manifesta in diversi aspetti: innanzi- tutto nella scrittura, che evita di iterare i modelli ottocenteschi, e poi, ad esempio, nella rinuncia a un vincolo tonale (abbandonato a favore della modalità o di altri ambienti armonici), nelle asimmetrie nel periodare musicale, nei frequenti cambi di metrica, nell’uso delle parti incrociate, tutte situazioni alle quali è bene abituare gli studenti al più presto.

    Ho dato il massimo rilievo alle dinamiche e alle articolazioni, che sono parte strutturale (e non accessoria) di ogni singolo brano. Non vedo infatti ostacoli al proposito di rendere subito familiari i concetti e le pratiche del legato, dello staccato, dei diversi accenti, del crescendo e del diminuendo, del laissez vibrer, etc.

    Un’altra peculiarità di questa raccolta di studi è la concezione aperta e totale della tastiera: non trovo alcuna motivazione valida per continuare a dividerne lo studio in “posizioni”, e ho quindi scritto brani

    che spesso si estendono lungo le corde senza barriere, esplorando anche aree fisiche e timbriche evitate negli studi tradizionali e superando la paura del temuto registro sovracuto (hic sunt leones) – che, se affrontato con impostazione e pratica adeguate, non è affatto più difficile degli altri registri. Credo che lo scolaro debba abituarsi subito a governare tutto lo spazio musicale del suo strumento, e che il cambio di posizione sia una tecnica da imparare senza indugi e dilazioni.

    Mentre ho cercato di tracciare un itinerario logico nella progressione degli studi, non ho inteso disporli in un definito ordine di difficoltà. Credo invece che ogni didatta possa attingere liberamente a questa raccolta riordinando la successione dei brani in relazione al criterio con cui sta guidando la formazione di ogni singolo allievo. Si osservi inoltre che la scelta delle tecniche con le quali realizzare le articolazioni, le dinamiche, gli accenti e gli altri effetti indicati nel testo musicale è interamente lasciata ai docenti, senza vincoli e senza preclusioni per nessuna scuola. Essendo indispensabile l’osservanza di tutti i parametri rappresentati nella notazione, è del tutto pacifico il fatto che alla loro corretta realizzazione si può pervenire attraverso differenti approcci alla tecnica della chitarra. A questo riguardo, mi è sembrato necessario annotare solo la diteggiatura della mano sinistra, in quanto fattore strutturale della composi- zione: da essa infatti risulta inequivocabilmente come ogni studio sia stato pensato e costruito, e come sia dunque necessario rispettare la distribuzione del tessuto polifonico e armonico sulle corde e lungo la tastiera. La realizzazione fisica del suono – affidata alla mano destra – è invece possibile con diverse diteggiature, ciascuna delle quali può offrire risultati diversamente soddisfacenti (sarà spesso il caso di sperimentarne più di una) e, per non condizionare le scelte dei maestri, ho preferito lasciar loro il compito di escogitare le soluzioni più consone alle loro metodologie.

    Invito, infine, a prestare attenzione a titoli e sottotitoli, che risulteranno utili a orientare lo studio nella giusta direzione.

    Dopo la prima stesura della raccolta, ho sottoposto il testo alla lettura di alcuni didatti: Fabio Ardino, Gianluca Barbero, Luigi Biscaldi, Francesco Diodovich, Filippo Michelangeli, Claudio Maccari, Alberto Mesirca, Lorenzo Micheli, Giovanni Podera, Cristiano Porqueddu, Frédéric Zigante. Li ringrazio sentitamente per le loro osservazioni e i loro suggerimenti.

    Angelo Gilardino

    Vercelli, 29 giugno 2011

  6. La paidocrazia consumistica che induce autori fradici a pubblicare libri intesi a far divertire i ragazzi è uno degli aspetti più visibilmente deteriori dell'incombente sconfitta della cultura. Non servirà a molto l'aver composto qualcosa che viri decisamente in direzione opposta, ma almeno testimonia la resistenza di qualche vecchio musicista a questo sterminio dell'intelligenza: fanciulli, se volete rincretinire davanti alla televisione, fatelo, ma non cercate l'appoggio e la complicità dei maestri di musica, meno che mai quella dei maestri di chitarra, e se qualcuno di loro vi offre la chitarra-divertimento, offritegli in cambio corda e sapone.

     

    Innanzi tutto saluto tutti gli utenti di questo Forum.

     

    Io penso che i testi utilizzati siano né più né meno che degli strumenti, e come tali non sono buoni o cattivi a prescindere. Ho visto bravissimi chitarristi che hanno approcciato lo strumento con "La chitarra volante" e altri che dopo anni di Pujol non sanno distinguere melodia da accompagnamento. Credo che la differenza la faccia - che scoperta! - la persona che quei libri li sceglie e li utilizza (e quindi penso che quella della corda e del sapone sia una immagine un tantinello eccessiva, soprattutto se si decide di mettere la vita di una persona nelle mani preadolescenti brufolosi che dovrebbero agire sulla base della semplice scelta di un libro e senza la minima idea del progetto formativo che il loro insegnante potrebbe avere in testa...).

     

    Secondo la Sua logica, possono esistere buoni o cattivi docenti (sono loro, infatti, a "fare la differenza"), mentre invece i testi non possono essere né buoni né cattivi. I pianisti che insegnano usando Bartok potrebbero optare per "Il pianoforte sgusciante" senza inconvenienti, tanto la differenza la fanno loro. Credo che, a chi operi seguendo tale logica, convenga usare "La chitarra volante": preciso che non conosco questo libro, ma poiché Lei ne cita il titolo, penso che faccia perfettamente al caso Suo.

     

    L'immagine della corda e del sapone è evidentemente retorica, appartiene ai generi letterari in cui si fa uso dell'iperbole senza tema di venir presi alla lettera. Da parte chi scrive, s'immagina che una metafora qual è, ad esempio, "una montagna di bugie" non induca il lettore a supporre che le bugie crescano tra gli abeti e le rocce, o sotto le nevi eterne.

     

    dralig

  7. Super Mod Edit - Inizio

     

    Questa discussione è stata separata dal thread "Angelo Gilardino Studi Facili"

    http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/viewtopic.php?t=8208

    perché Off Topic rispetto all'argomento iniziale.

     

    Super Mod Edit - Fine

     

    anche quello degli insegnanti :D:D

     

    E' impensabile che l'impegno degli studenti e quello degli insegnanti possano operare separatamente: oggi, un autodidatta non ha speranze e un professore senza bravi allievi non può fare nulla.

     

    Per avere bravi allievi, occorre farli diventare bravi, cioè intuire in ciascuno di loro - anche quando gli indizi superficiali sembrano puntare in tutt'altra direzione - un potenziale, e trovare la formula per coltivarlo e farlo crescere. Nel modo con cui uno scolaro strimpella quattro accordi accompagnando una canzone - magari cretina - possono celarsi tali indizi, e l'insegnante sensibile e creativo deve saperli cogliere e valorizzare. Non ci sono formule, e queste cose non si imparano ai congressi...

     

    Componendo gli "Studi facili" ho voluto dire la mia al riguardo: credo che il futuro della musica non sia nelle mani - dispensatrici di grazia e meraviglie - delle star del palcoscenico e dei divi delle sale da concerto, ma in quelle dei giovani professori che insegnano ai livelli fondamentali. Se tra 30 anni ci sarà ancora una cultura musicale viva - e non più soltanto dei centri di conservazione di un patrimonio musicale avulso dalla vita delle persone - dipende principalmente dal lavoro dei maestri di musica e di strumento che oggi insegnano nelle scuole medie. Sono loro che hanno in mano la chiave della sopravvivenza o l'aspersorio per benedire lo sprofondamento della musica nel baratro di una gigantesca barbarie.

     

    La paidocrazia consumistica che induce autori fradici a pubblicare libri intesi a far divertire i ragazzi è uno degli aspetti più visibilmente deteriori dell'incombente sconfitta della cultura. Non servirà a molto l'aver composto qualcosa che viri decisamente in direzione opposta, ma almeno testimonia la resistenza di qualche vecchio musicista a questo sterminio dell'intelligenza: fanciulli, se volete rincretinire davanti alla televisione, fatelo, ma non cercate l'appoggio e la complicità dei maestri di musica, meno che mai quella dei maestri di chitarra, e se qualcuno di loro vi offre la chitarra-divertimento, offritegli in cambio corda e sapone.

     

    dralig

     

    dralig

  8. (I am sorry for the English here, and I fear Google may do me a disservice in the translation but... That was brilliant! I have been hearing in my head 'Tropicale' all day since listening; I cannot wait to read and to listen. And so, I must be midlly tangential and ask, does anyone know where a Canadian could find this publication when available? Distributors tell me that Curci scores are quite difficult to find, and I haven't been able to track down his 'Cantico di Gubbio,' nor his 'Sonata di Lagonegro' either. A direction would be greatly appreciated.)

     

    Mi dispiace per gli inglesi qui, e ho paura di Google mi può fare un cattivo servizio nella traduzione, ma ... E 'stato brillante! Ho sentito in 'Tropicale' la mia testa tutto il giorno da quando l'ascolto, io non vedo l'ora di leggere e di ascoltare. E così, devo essere midlly tangenziale e chiedere, qualcuno sa dove un canadese potrebbe trovare questa pubblicazione quando disponibile? Distributori mi dicono che i punteggi Curci sono abbastanza difficili da trovare, e io non sono riuscito a rintracciare il suo 'Cantico di Gubbio,' né il suo 'Sonata di Lagonegro' neanche. Una direzione sarebbe molto apprezzato.

     

    - James Beneteau

     

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    dralig (ag)

  9. E con l'insegnante si diceva per l'appunto che sarebbe stato buono - anche se non obbligatorio - portare un brano con un linguaggio che si differenziasse maggiormente da quello tradizionale.

    Da qui la mia domanda.

     

    Concordo con il suggerimento del Suo insegnante e credo che, per l'esame in questione, gli Impromptus di Bennett sarebbero più appropriati: meno ardui delle Quatre Pièces di Berkeley ma altamente rappresentativi, se non della contemporaneità, certo della modernità.

     

    dralig

  10. Ciao a tutti,

    ho ascoltato i 4 pezzi di Berkeley e ne sono rimasto parecchio colpito.

     

    Mi piacerebbe moltissimo portarli all'esame di compimento inferiore, però ho visto che lo spartito costa sui 20 euro, quindi prima di acquistarlo per poi non riuscire a suonarlo, volevo chiedervi se secondo voi poteva essere un buon investimento, o se magari era meglio aspettare ancora qualche anno... insomma, all'ascolto, non sembrano per niente facili!

     

     

    Non è da escludere che uno studente del quinto anno possa presentare all'esame di compimento inferiore questa composizione. In tal caso, si tratterebbe di uno studente molto bravo (ne ho conosciuti alcuni).

     

    edit: mi ero dimenticato di chiedere... a parte la difficoltà, per quanto riguarda il linguaggio: lo si può considerare contemporaneo? Lo sento molto più vicini ad un Castelnuovo-Tedesco o ad un Mompou piuttosto che ad un Britten o ad un Henze... la Sarabanda in particolare, oltre che bellissima, è anche "molto tonale".

     

    La composizione è stata scritta alla fine del terzo decennio del Novecento, quando Berkeley studiava a Parigi con Nadia Boulanger. E' certamente molto più vicina alla musica che, in quell'epoca, scriveva Britten (i due giovani maestri erano allora legati da amicizia) piuttosto che a quella che, sempre all'epoca, scrivevano Castelnuovo-Tedesco e Mompou. Britten, comunque, non ha quasi nulla in comune con Henze. Non si è mai capito quale sia il concetto di "contemporaneo" per le commissioni d'esame dei conservatori.

     

    dralig

  11. Ieri ho finalmente dato il bon à tirer al mio volume di "Studi facili", 20 pezzi per studenti dal primo al quinto anno (mi riferisco alla struttura degli studi di chitarra del "vecchio" conservatorio). Usciranno a giorni. Da molti anni mi era stato chiesto di comporre una raccolta a carattere didattico - se non proprio elementare - ma sono stato trattenuto dal timore di non saper mantenere - se legato dal vincolo della finalità didattica - un profilo stilistico conforme alla mia musica. Alla prova dei fatti, questa paura si è rivelata in gran parte ingiustificata, e ho potuto constatare che, invece, anche nella piccola dimensione e nella costrizione a rinunciare a elaborazioni complesse, un compositore può costruire a modo proprio un brano di musica. L'ho fatto nella prefazione, ma anche qui vorrei ringraziare i maestri che hanno accettato di leggere le bozze del volume e che mi hanno dato utilissimi consigli: Fabio Ardino, Gianluca Barbero, Luigi Biscaldi, Francesco Diodovich, Filippo Michelangeli, Claudio Maccari, Alberto Mesirca, Lorenzo Micheli, Giovanni Podera, Cristiano Porqueddu, Stanley Yates, Frédéric Zigante.

    dralig

    (Angelo Gilardino)

  12.  

    Se tanto gli interpreti ci tenessero alla "sincera" tutela di un diritto allora sarebbe bene che ri-cominciassero a prendere la buona abitudine di pagare con denaro sonante le commissioni di brani e non "farsi pagare" per suonare un brano.

     

    Questo è un argomento che ha sempre suscitato - e mai appagato - la mia curiosità. Prendiamo i chitarristi: sono disposti a corrispondere onorari non sempre moderati per ricevere lezioni private e per iscriversi a masterclass e a concorsi, e a svenarsi per comperare chitarre di liutai più o meno meritevoli, ma certamente capaci di richiedere, per i loro strumenti, somme ragguardevoli.

     

    Poi, ti chiedono amabilmente: perché non compone un pezzo per me? e quando tu - altrettanto amabilmente - rispondi loro: benissimo, mettiamoci d'accordo sull'organico, la durata, etc., e, concludendo, precisi: e sul mio onorario, ti guardano scandalizzati, come se tu fossi il mercante di Venezia che vuol prelevare una libbra della loro carne. Pronti a accodarsi, genuflessi, nella lista d'attesa di un liutaio bielorusso che vuole 12mila euro per una chitarra da ricevere tra sette anni, si sentono feriti nella loro richiesta di un pezzo di musica scritto "appositamente per loro" se, a tale loro attesa, non sei pronto a corrispondere con una donazione. Ricorrenza abituale del fenomeno: mezza dozzina di volte l'anno.

     

    Curiosità non meglio appagata suscita il chitarrista-compositore che intende farti esaminare le sue opere per averne un tuo parere. Le guardi sommariamente e poi gli comunichi che, per redigere una relazione, ti occorreranno - supponiamo - dodici ore di lavoro, per le quali la tua retribuzione è di euro... Ti risponde, con un filo di voce: "Scusi, ma io non sapevo che...non immaginavo..." e tu ti ritrovi di nuovo nei panni del giudeo al quale Porzia ingiungerà di lì a poco di non versare nemmeno una goccia di quel sangue innocente.

     

    Corbetta e de Visée dovevano comporre musica per chitarra per un sovrano che ascoltava i loro brani magari mentre espletava funzioni non precisamente regali. Ma, vivaddio, venivano pagati!

     

    dralig

  13. Caro dralig, lei ha perfettamente ragione. Mi riferivo ovviamente a quei compositori che pur di veder pubblicati i loro pezzi arrivano a pagare per pura vanità..

     

     

    La legge che commina sanzioni penali a chi commette atti osceni in luogo pubblico dovrebbe applicarsi anche a questi casi.

     

    dralig

  14. che cosa brutta !!

     

    Non possiamo dire "brutta" di una cosa che non abbiamo ancora capito. Io confesso il mio disorientamento di fronte a un'esplosione che rende disponibili a chiunque, dovunque e senza controllo i testi musicali e i file audio (mi limito alla musica) in una varietà di impieghi nella quale i diritti del compositore sono alla fine ridotti al lumicino o cancellati del tutto.

     

    Mi rendo perfettamente conto del fatto - ricordato da Cristiano - che la pirateria delle fotocopie e delle duplicazioni con cassette era già operante da tempo, ma le dimensioni del fenomeno - rispetto a quelle generate dal web - erano molto modeste. Oggi, non si può più pubblicare nulla che non cada immediatamente nelle mani delle gang che imperversano nella rete, e che ne fanno letteralmente quel che vogliono, senza che si possa dire loro una parola. E non c'è editore che possa frenare quest'orda. Uno dei più potenti gruppi editoriali del mondo ha fatto chiudere un sito che piratava la sua musica, e due settimane dopo il sito è ricomparso con un altro nome e su un altro server. Nemmeno la multinazionali riescono a imbavagliare questi predoni.

     

    Un regime poliziesco tipo Siae - volto a cogliere in flagrante il singolo ladro che ruba la singola mela - si mostra, nei riguardi della nuova situazione, ridicolo.

     

    La dimensione del fenomeno non è marginale né trascurabile, e qualunque operatore che stia traghettando la propria impresa dal vecchio al nuovo mondo sa che questo è il problema principale. La giurisdizione capace di affrontarlo è di là da venire, perché si tratta di fronteggiare una situazione che si manifesta su scala universale con legislazioni inevitabilmente nazionali: una lotta impari tra ladri che possono risiedere virtualmente ovunque e polizie che invece possono operare soltanto entro ambiti delimitati.

     

    Sono d'accordo con Cristiano sugli evidenti benefici che il web può apportare alla diffusione dell'opera di un autore - li sto constatando di persona - ma, per il momento, il prezzo di questi benefici è posto a carico dell'autore medesimo, che vede assottigliarsi paurosamente le sue royalties, e che si ritrova - dopo una vita spesa nello studio e nel lavoro - nelle stesse condizioni di un dilettante che scrive musica naive, e che si appaga nel pubblicarla su youtube. In sostanza, per il momento, il compositore vede moltiplicarsi esponenzialmente la quantità dei suoi lettori e dei suoi ascoltatori - e questo è indubbiamente un beneficio - e dividersi i suoi introiti - il che è invece un veneficio, perché a lui nessuno regala proprio niente.

     

    Osservo tutto ciò senza pregiudizio e con animo aperto: spero che si tratti, come dice Cristiano, di una flessione di passaggio tra le due "culture" della comunicazione, e spero di vivere abbastanza per raccogliere, insieme alla moltiplicazione dei consensi, anche quella "giusta mercede" che il Vangelo, ben prima dei sindacati, ha raccomandato di pagare agli operai. E Dio sa quanto un compositore assomigli a un operaio...

     

    dralig

  15. I vecchi e obsoleti sistemi di distribuzione sono morti o stanno morendo.

    La rete, Internet, con tutti i suoi mezzi (blog, social networks, siti web e forum) è un potenziale che, saputo sfruttare, nessun musicista o artista della storia passata ha mai avuto a disposizione.

    Solo i più svegli - anche di generazioni passate - hanno compreso a fondo il potere di questo sistema e ne fanno un uso intelligente e proficuo.

    Maestro, il culto della propria personalità - nel quale non vedo che cosa ci sia di male, se condotto con decenza e con rispetto per le altrui, di personalità - è sempre esistito.

     

    E sono quasi convinto che qualsiasi artista del passato con a disposizione un sistema di diffusione come quello della Rete, con le capacità di utilizzo e con l'intento di diffondere il proprio lavoro non avrebbe mai rinunciato ad una possibilità simile.

     

    Il punto che io ho sollevato, caro Cristiano, non è nel questionare la potenza - già in atto - della rete, ma capire in quali modi le nuove tecnologie della comunicazione stanno trasformando l'essenza, il concetto giuridico ed etico, del diritto d'autore. E' evidente che non è mai esistito un mezzo di diffusione dell'opera - specialmente quella del compositore - rapido e potente come il web, ma non è ancora chiaro come gli autori potranno tutelarsi nel loro diritto di usufruire dei frutti del loro lavoro, e non è incomprensibile la domanda - allarmata - che taluni autori rivolgono - forse più a sé stessi che al mondo: quello del compositore continuerà a essere un lavoro retribuito (sia pure modestamente) o diventerà - dal punto di vista economico - un hobby?

     

    Non mi sembra una domanda insensata, anche se non è il caso di precipitarsi a dare - o a darsi - risposte catastrofiche.

     

    Io lavoro da 45 anni per l'editoria cartacea, e tuttavia non nutro alcun pregiudizio nei confronti dell'editoria digitale. Vorrei solo capire perché non devo irritarmi se vedo le partiture dei miei pezzi passate allo scanner e pubblicate in un sito i cui gestori dispongono della mia musica a loro piacimento e - ove domandassi loro con quale diritto - mi risponderebbero con degli sberleffi. Non capisco perché i file audio della mia musica si possono scaricare liberamente e gratuitamente nei computer di persone che gestiscono negozi dove nessuno si sognerebbe mai di regalarmi nulla e dove, qualora io prelevassi un bottone senza passare alla cassa, chiamerebbero i carabinieri.

     

    E' vero che io non ho composto e non compongo per il denaro, ma nemmeno per farmi derubare dei proventi che il mio lavoro crea: la rete - con tutto il suo potere di far conoscere la mia musica - si appropria di ciò che, nel diritto di ogni paese civile di questo mondo, è riconosciuto come mio, e io non vedo, al momento, iniziative serie che si propongano di impedire questo esproprio.

     

    La rete è planetaria, il diritto è nazionale: questo è il punto che mi fa dubitare dell'effettiva capacità dell'essere umano di sottoporre ciò che inventa a un controllo etico e giuridico. E' vero che lo stesso discorso vale per le bombe nucleari, ma in campo bellico sappiamo che non si dà parvità di materia, se si preme un bottone finisce tutto, mentre con la pirateria informatica dei chitarristi ladri possono frugare nelle mie tasche senza incorrere in alcuna reprimenda. Anzi, c'è chi difende questi tipi, dicendo che sono bravi ragazzi privi di risorse che esercitano il loro diritto a istruirsi...

     

    Come vedi, il problema esiste, e non è ozioso domandarci dove andremo a parare. Anche senza essere catastrofisti...

     

     

    dralig

  16. Vanity press e vanity prize... la tentazione è forte, diventerò scrittore :)

    scherzi a parte non capisco come si possa pagare per pubblicare le proprie composizioni

    personalmente regalo tutti i pdf dei miei pezzi sul mio sito a questo indirizzo :

    http://www.classicalguitarvideo.com/teachpag/danielemaglimusic.htm

     

    Penso che dovrebbero fare tutti così oggi, scrittori e compositori : regalare regalare regalare ,il che , per il sangue genovese che mi scorre nelle vene, è decisamente meglio di spendere spendere spendere

     

     

    Credo, caro Daniele, che occorra fare delle distinzioni. Può essere giusto - e anche lodevole - regalare quello che non si potrebbe comunque vendere: un compositore giovane, che ha sale in zucca e che vuol farsi conoscere, ha senz'altro tutto da guadagnare, oggi, pubblicando online i testi delle proprie opere e permettendone il download gratuito: naturalmente, anche nel regalare si denota lo stile... Le entrate di un compositore provenienti dalla vendita delle copie stampate sono comunque poco significative, e - nel caso di compositori affermati, le cui opere stampate vengono comunque acquistate - conviene re-investirle in copie da inviare in omaggio a interpreti degni di considerazione, con gesto gentile ma non servile: un compositore "perbene" deve informare dell'esistenza di un suo nuovo lavoro gli esecutori che stima - e far inviare loro la partitura è senz'altro il modo migliore per raggiungere lo scopo - ma non deve assolutamente, mai, andare oltre. Sono tristemente noti i casi di "compositori" che molestano - letteralmente - coloro che ritengono loro potenziali interpreti "regalando" loro chilogrammi di carta o file non richiesti, salvo poi inviare loro pressanti richieste di rendiconto: hai suonato la mia musica? Perché non la suoni? Perché non smetti di suonare la musica di Prwsqkzo, e non suoni invece la mia? Se suoni un mio brano, ti invito nel mio festival...e via questuando...I regali di questi dulcamara sono da considerare alla stregua di piaghe sociali.

     

    Diverso è il caso della musica non destinata principalmente all'esecuzione pubblica: un libro didattico non offre al suo autore altra remunerazione che quella proveniente dalla vendita delle copie, e non credo che regalarle sia, in questo caso, la cosa giusta. Lo stesso discorso vale - ancora di più - per gli scrittori: se regalassero i loro romanzi, di che cosa camperebbero?

     

    Stiamo attraversando una fase assai poco decifrabile in cui il diritto d'autore è preso d'assalto da una tecnologia della comunicazione che sta sconvolgendo il concetto stesso di proprietà dell'opera d'ingegno. I compositori di musica "seria" - che già campavano stentatamente in precedenza, quasi tutti obbligati a svolgere altri lavori per sostentarsi - sono ulteriormente taglieggiati. Forse, è bene non decretare la loro morte per asfissia...

     

    Cordialmente.

     

    dralig

  17. Grazie Maestro,

    ho chiesto un appuntamento per visionarle di persona e farmi un'idea sui costruttori e sulla qualità dei singoli strumenti.

     

    Giacomo.

     

    Dato e non concesso che Lei abbia bisogno di consigli: stia molto attento alle eventuali manipolazioni che non di rado questi strumenti hanno subito: talvolta, possono essere state rovinose.

     

    Inoltre, nell'effettuare le prove acustiche, non accordi con il LA 440, ma un po' più basso.

     

    dralig

  18. Salve a tutti,

    vendendo una mia chitarra mi sono state proposte tre chitarre in permuta: una Galan del 1927, una Dominguez del 1915 e una Del Vecchio non datata ma probabilmente dello stesso periodo.

    Cercando in rete non ho trovato molte notizie sui liutai in oggetto, tranne qualcosa su Galan e mi domandavo se qualcuno avesse in mente qualche libro, o sito, o enciclopedia, o non so cosa, dove poterle reperire.

     

    Inoltre sarei grato a chiunque sapesse indicativamente dirmi in linea del tutto teorica un prezzo minimo e massimo per le chitarre di questi liutai per il periodo che ho indicato.

     

    Ringrazio in anticipo chiunque avrà la pazienza di aiutarmi.

     

    Giacomo.

     

    Domingo Prat elenca - nel suo Diccionario - Francisco Dominguez e Manuel Dominguez Cambra; Juan Galan Rodriguez e Rafael Galan Rodriguez; e un Angelo Del Vechio (sic).

     

    Bisogna per prima cosa identificare con precisione gli autori e le date di costruzione (leggere i cartigli).

     

    Poi, si vedrà. Impossibile fornire indicazioni su valori di mercato senza esaminare gli strumenti: qualità intrinseca, stato, eventuali riparazioni, etc.

     

    dralig

  19. Gentili utenti rendo noto che al momento tale opportunità è offerta solo ai due Conservatori citati su richiesta del direttore del Conservatorio di Brescia e sezione staccata di Darfo Boario Terme dove esercito.

    Altro, al momento, non mi è dato sapere.

    L'informazione è postata unicamente perchè sono al corrente di numerose situazioni di disagio da parte dei candidati privatisti.

     

    Per completezza d'informazione Brescia e Darfo avevano già esteso, nelle consuete procedure di aprile relative all'iscrizione per gli esami tradizionali, la possibilità di ricorrere alla sessione invernale (Febbraio 2012), ragion per cui questa è una riapertura per coloro che non sono riusciti ad approfittarne.

     

    Cordialità

    Bruno Giuffredi

     

    Tranquillo Bruno, le tasse d'esame dei privatisti fanno far cassa ai conservatori, puoi star certo che non rinunceranno.

     

    dralig

  20. Riapertura esami privatisti DARFO BOARIO TERME e BRESCIA

     

    Messaggioda Bruno Giuffredi » mar nov 01, 2011 11:23 am

     

    Gentili utenti i Conservatori di Darfo Boario Terme e di Brescia riaprono le iscrizioni per i candidati privatisti.

    A seguire il link con le informazioni.

    Cordialità

    Bruno Giuffredi

     

     

    http://www.conservatorio.brescia.it/dettaglio-news.asp?idmn=601

     

     

    PRIVATISTI-RIAPERTURA ISCRIZIONI ESAMI SESSIONE INVERNALE

    Come da circolare ministeriale sono riaperte le iscrizioni agli esami per i candidati privatisti.

    Il modulo debitamente compilato e relativo versamento va presentato in segreteria negli orari di apertura.

    La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il giorno 30 Novembre.

     

    Come volevasi dimostrare, e come avevo a suo tempo previsto.

     

    dralig

  21. La prima cellula di una composizione nasce dall'ispirazione tutto il resto si sviluppa dalla tecnica compositiva o "mestiere". Poi, tra le tante possibilità che si presentano, si sceglie la migliore strada da seguire. Probabilmente nella scelta tra le possibili soluzioni entra anche un minimo d'ispirazione?

     

    PS La citazione è importante se serve ad esprimere al meglio il proprio pensiero.

     

    Quella che poeticamente si può definire - e non c'è nulla di male in ciò, nonostante le reprimende dei maestri dell'avanguardia postweberniana - "ispirazione" in realtà non è altro che un'idea. Al compositore viene in mente qualcosa: una cellula molto piccola, in genere - un ritmo, una successione di note singole, una concatenazione di pochi accordi - a volte, anche solo due accordi.

     

    Da lì in poi, si passa a una fase di stesura dell'appunto-idea, e già in questa fase si manifesta il possesso - o meno - del "mestiere" da parte del compositore. Da lì in poi, si tratta di costruire. La costruzione può essere ampia o piccola, ma è sempre e comunque una questione di idee e di mestiere. Le idee sono indispensabili, ma da sole non bastano; il mestiere senza idee dà luogo a costruzioni anonime, la cui povertà diviene proporzionale alle dimensioni e alla quantità di mezzi impiegati. La mano dell'architetto si rivela tanto nella progettazione di un palazzo che in quella di un pollaio. Alcuni costruttori con poco mestiere e con buone idee possono mettere in piedi una costruzione decente e magari anche bella, ma non ampia: parecchi chitarristi-compositori ingegnosi hanno scritto brani di un certo pregio, pur mancando di mestiere compositivo, ma ovviamente si sono fermati al pezzo breve, e meno male che sono stati saggi e prudenti. Altri, invece - la stragrande maggioranza, per la verità - cascano dopo aver speso la prima idea, anche nei pezzi brevi: la mancanza di mestiere è comunque evidente.

     

    Io credo che sia difficile mettere d'accordo opinioni e giudizi disparati sulla validità o meno di un brano di musica - e non credo che sia utile tentare di farlo. Quello che sì invece è evidente a chiunque sappia che cos'è la composizione musicale è - nella pagina scritta - la presenza o l'assenza della mano di un compositore. Se c'è, o se manca, è evidenza lampante. E i compositori fasulli dovrebbero rendersene conto e smetterla: la composizione è diversa dal poker, è una cosa seria.

     

    dralig

  22. bellissima interpretazione

    bella ripresa sonora

    bel video

    tra i migliori post di musiche per chitarra presenti su youtube

    complimenti

     

    Colgo il Suo apprezzamento, caro Fabio, come spunto per citare una recensione - di cui sono appena stato informato - sullo Scarlatti di Mesirca. Non lo farei se non condividessi in pieno quello che Lei ha scritto e quello che il critico statunitense ha dichiarato senza esitazioni: "il miglior Scarlatti che io abbia mai ascoltato dalla chitarra sola".

     

    dralig

     

     

    "Two new releases devoted to Scarlatti transcriptions, one particularly wonderful."

     

    "Mesirca's performance is the best of the four. Indeed, the best Scarlatti I've heard on solo guitar. It even rivals the magnificent Assad brothers' recording on Nonesuch - and they had the advantage of two guitars. This is sparkling playing. Passage work is tossed off effortlessly, no matter how rapid: ornamentation is graceful and elegant, perfectly and stylishly realized. He has a wonderful range of dynamics and color and a flawless tone"

     

    "He can express melancholy and mystery when the music requires it, but he is best in passages of sheer joy and

    exuberance, and that, for me, is what Scarlatti does best."

     

    "You should certainly seek out Mesirca's outstanding record."

     

    AMERICAN RECORD GUIDE, September-October 2011. Journalist: Keaton

  23. Non è per dare risonanza a un mio scritto che ne segnalo la pubblicazione, ma mi piacerebbe che tutti coloro che lavorano e studiano nel campo della chitarra leggessero il mio articolo sul liutaio Mario Pabè (1910-1969) appena pubblicato dalla rivista "Seicorde". E' per rendere giustizia alla sua memoria che l'ho scritto!

     

    dralig

  24. Grazie Cristiano. Mi metto alla ricerca degli spartiti.

     

    Ammetto la mia ignoranza in questo particolare repertorio. Qualcuno, a parte la celeberrima opera di Castelnuovo- Tedesco, ha qualche brano da segnalarmi?

     

    Grazie mille

     

    Un ottimo lavoro in questo campo l'aveva fatto negli anni Sessanta Mario Gangi, componendo dei commenti musicali ad alcune poesie di Federico Garcia Lorca, per un disco Fonit Cetra in cui il recitante era Arnoldo Foà. Non mi risulta che questo lavoro sia stato pubblicato ma, per quel che conosco dell'opera di Gangi, io lo metterei tra le cose migliori, sia per le idee musicali che per l'eccellente coordinazione con il testo poetico.

     

    dralig

     

    E' vero. Avevo anche una registrazione di un brano. Purtroppo venire in possesso della partitura credo sia piuttosto complicato - per non dire impossibile-

     

    Dalla registrazione, è possibile scrivere le note - un normale dettato armonico.

    In caso di eventuale esecuzione in concerto, dando credito all'autore della musica, non avrà commesso alcuna scorrettezza. Io, da giovane, quando mi mancavano i fondi per comperare la musica, la "tiravo giù" dai dischi senza remissione. Scrivevo le note e anche le corde - la diteggiatura no, quella non potevo tirarla giù.

     

    ag

  25. Ammetto la mia ignoranza in questo particolare repertorio. Qualcuno, a parte la celeberrima opera di Castelnuovo- Tedesco, ha qualche brano da segnalarmi?

     

    Grazie mille

     

    Un ottimo lavoro in questo campo l'aveva fatto negli anni Sessanta Mario Gangi, componendo dei commenti musicali ad alcune poesie di Federico Garcia Lorca, per un disco Fonit Cetra in cui il recitante era Arnoldo Foà. Non mi risulta che questo lavoro sia stato pubblicato ma, per quel che conosco dell'opera di Gangi, io lo metterei tra le cose migliori, sia per le idee musicali che per l'eccellente coordinazione con il testo poetico.

     

    dralig

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