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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. La ringrazio molto per l'indicazione del numero di Guitart, che non conoscevo. Tengo a precisare che non ho ancora avuto l'occasione di leggere il suo libro (mi sono riavvicinato da poco allo strumento). Ne leggero' dunque con piacere e interesse non solo le pagine su Paganini. Il primo libro che seppe darmi una visione culturale seria della chitarra fu quello scritto da lei, Ruggero Chiesa, Allorto e Dell'Ara. Mi sembra giusto ricordarlo in una discussione sul "chitarrume". Molto cordialmente. F.

     

    Le persone normali parlano dei libri dopo averli letti, gli esponenti del chitarrume ne sparlano senza averli letti e senza sentire alcun bisogno di leggerli.

     

    dralig

  2. Sono un chitarrista amatore, che dopo una lunga latitanza ha ripreso a suonare con entusiasmo e impegno. Sto studiando alcune "sonate" di Paganini, in particolare la 33 in do minore, il cui "minuetto" ha un'espressività che mi sembra resa in modo molto riuscito dal timbro della chitarra. Proprio in questi giorni cercavo su internet eventuali indicazioni per approfondimenti di taglio musicologico, culturale, alla musica per chitarra di Paganini (sono un profano e sento il bisogno di essere guidato alla lettura dei brani che studio). Avendo grande stima per il Maestro Gilardino, sarei interessato, nel caso ovviamente ne avesse la voglia e soprattuto il tempo, a conoscere il suo punto di vista in modo più articolato rispetto alla citazione tratta dal suo libro. O le sarei molto grato, Maestro, se potesse consigliarmi qualche lettura l'argomento, qualora ve ne fossero. Cordiali saluti a tutti i lettori del forum.

     

    Non mi è possibile, al momento, scrivere più diffusamente di quanto ho fatto nel mio libro della musica scritta da Paganini per e con chitarra. Per dare un buon avvio ai Suoi studi paganiniani, Le consiglio di procurarsi il fascicolo intitolato "Niccolò Paganini - L'opera per chitarra", pubblicato da Guitart (anno undicesimo, n. 16). Troverà uno scritto biografico di Piero Viti che Le sarà utile per introdursi nel mondo del maestro genovese. Inoltre, il fascicolo in questione contiene anche una registrazione di brani paganiniani interpretati da Pavel Steidl, con il supporto di un commento di Paolo Paolini. Dopo che avrà assimilato il contenuto di questa pubblicazione, Le converrà passare alla lettura della biografia paganiniana scritta da Edward Neill - uno dei maggiori studiosi nel campo -, che non tratta specificamente della musica per chitarra ma, in generale, della figura e dell'arte di Paganini.

     

    dralig

  3. Si ritiene da parte di qualche anima più generosa della mia che il neologismo "chitarrume" - che ho forgiato per definire una categoria di sparlatori ignoranti avvinghiati alla zattera-chitarra - sia eccessivamente dispregiativo. Io credo invece di essere fin troppo tollerante.

     

    Una volta al mese lancio nel motore di ricerca google una query per leggere le varie notizie che riguardano me e il mio lavoro: lo devo fare per ovvie ragioni professionali. Ne leggo di tutti i colori, il chitarrume è prodigo di informazioni e di giudizi, e li largisce a flusso, senza sosta. Fa comunque parte del protocollo tirarmi in ballo anche quando non c'entro assolutamente nulla o farmi dire esattamente il contrario di quello che ho detto. Un piccolo saggio tratto dal forum delcamp, così come lo riporta google groups. Scrive tale "nome utente":

     

    "Nota che tra l'altro, se non ricordo male, lo stesso Gilardino nella sua recente pubblicazione ha ritenuto opportuno soffermarsi unicamente sulla Grande Sonata."

     

    Ricorda malissimo e, prima di scrivere, farebbe bene a verificare, ma il chitarrume parla, e poi si vedrà. Subito a ruota, tale Cherubino sentenzia:

     

    "Il parere di Gilardino non lo trovo affatto giusto: le sonate M.S. 37 sono da tenere in grande considerazione: ovvio, non è tutto oro colato, ma ci sono idee musicali, anche semplici, molto gradevoli. "

     

    Ora - escludendo ragionevolmente che la maggioranza dei lettori del forum delcamp abbia mai letto un libro di storia della chitarra, e certo non quello al quale i due serafini si riferiscono - risulterà chiaro, e rimbalzerà nei sempiterni pettegolezzi, che io ho "parlato male di Paganini".

     

    Ecco quello che ho scritto al riguardo nel mio libro:

     

    "Oltre a questo, che rimane come il suo capolavoro, Paganini ha composto

    molti altri pezzi per chitarra: 37 Sonate, 43 Ghiribizzi e una ventina

    di pezzi sparsi. Le Sonate – a due tempi, di breve durata – sono forgiate in

    uno stile melodico semplice, che si può definire post-galante: motivi tracciati

    con mano sicura, sempre pieni di espressione, con commenti armonici

    essenziali, con uso frequente del basso albertino. I Ghiribizzi sono invece

    bozzetti scritti per una bimba di Napoli, ai quali Paganini non volle dare

    importanza: non mancano però di rivelare, con qualche guizzo melodico,

    il genio del loro autore."

     

    E' chiaro, adesso, il concetto di "chitarrume"?

     

    dralig

  4. Per quello ho chiesto ;)

     

    Ho chiesto e ricevuto lumi. Il maestro Ugo Orlandi - sicuramente il maggior studioso del repertorio per strumenti a plettro - mi comunica che esistono - allo stato attuale delle conoscenze - sette composizioni di Umberto De Msrtino: due per chitarra sola (quelle di cui ho già dato notizia) e altre cinque: tre per quartetto a plettro e due per mandolino e chitarra. La composizione "C'era la luna" figura nell'elenco inviatomi da Ugo Orlandi come un brano per quartetto a plettro e non per orchestra.

     

    dralig

  5.  

    I

    Ad ogni modo, sarei molto interessato a leggere pure io questo brano... GIusto che stavo cercando un "pezzo di autore moderno o contemporaneo, preferibilmente italiano"... Il V incombe!

     

    Ragazzi del forum, come faccio a spedirvi il file se tutto quello che posso sapere di voi è il vostro nickname?

    Dovreste inviarmi - sempre qui sul forum - un messaggio privato notificandomi un indiirzzo email al quale io possa indirizzare la mia risposta...

     

     

    dralig

  6.  

    Mi auguro nel periodo della De Rogatis,si scavi a fondo , perchè non posso immaginare che nei primi anni del secolo scorso,non ci sia altro che oblio nel mondo musicale chitarristico napoletano.La De Rogatis e questo De Martino, dovevano essere spinti da qualcosa. Forse solo personalità propria?O c'era anche un ambiente o addirittura una scuola(o quantomeno una cerchia di musicisti che nello stesso momento componevano perchè era un periodo per la chitarra produttivo)?Mah ...chissa?!?

     

    Ti giuro che se io fossi nato a Napoli, a quest'ora non ci sarebbe più, all'ombra del Vesuvio, una sola pagina di musica per chitarra, in nessuna biblioteca o archivio o fondo di magazzino, senza le mie impronte digitali.

     

    dralig

    Quando studiavo Didattica della musica al Conservatorio di Napoli, il docente di storia mi mandò a cercare nella biblioteca un brano per chitarra (di un autore che purtroppo non ricordo il nome,e me ne scuso)appunto di Napoli, ma del secolo scorso. Beh ,io ci provai, ma dopo 4 tentativi in giorni diversi di trovarla aperta,nel5 giorno mi anticipai 2 ore prima dell'apertura e aspettai il responsabile. Neanche mi voleva far entrare dopo che lo pregai per mezz'ora,per fortuna passò il direttore del Conservatorio e dopo tutte le mie spiegazioni e le mie insistenze, mi firmò un permesso speciale per entrare in biblioteca. Quando entrai mi fu difficile cercare il brano perchè avevo costantemente il fiato sul collo del bibliotecario,non mi lasciò un secondo da solo e ogni qualvolta toccavo,anzi sfioravo un libro,mi dava delle occhiate che neanche Mefistofele ha mai dato. Quando tiravo un libro dagli scaffali, non perdeva tempo a dirmi stia attento, giri la pagina con moderazione,e tante altre cose ossessionanti. C'è l'ho ancora oggi nelle orecchie. Però una cosa non è riuscito a farla ,non mi ha cancellato il ricordo che ho di quello posto che per me era il "Paradiso" del libro. Si respirava musica anche se non si sentiva nulla era magico e fantastico allo stesso tempo. Si Angelo tu mi tenti,ma io ho paura di fare queste cose ……….

     

    Io invece avrei paura di non farle, queste cose.

     

    dralig

  7.  

    Mi auguro nel periodo della De Rogatis,si scavi a fondo , perchè non posso immaginare che nei primi anni del secolo scorso,non ci sia altro che oblio nel mondo musicale chitarristico napoletano.La De Rogatis e questo De Martino, dovevano essere spinti da qualcosa. Forse solo personalità propria?O c'era anche un ambiente o addirittura una scuola(o quantomeno una cerchia di musicisti che nello stesso momento componevano perchè era un periodo per la chitarra produttivo)?Mah ...chissa?!?

     

    Ti giuro che se io fossi nato a Napoli, a quest'ora non ci sarebbe più, all'ombra del Vesuvio, una sola pagina di musica per chitarra, in nessuna biblioteca o archivio o fondo di magazzino, senza le mie impronte digitali.

     

    dralig

  8. Rovistando nella ricca biblioteca di musiche per chitarra generosamente messa on line da Vincenzo Pocci trovo due pagine che mi obbligano a fermarmi. Il titolo del brano (Verso ignoti lidi) è kitsch, ma la musica no, per niente. Apprendo che il pezzo, pubblicato nel 1912 da "Il Plettro", era stato premiato in un concorso internazionale di composizione svoltosi nello stesso anno. Il titolo era in realtà - mi spiegherà Pocci - il motto adoperato dal compositore: gli ignoti lidi erano i giudizi della commissione, che doveva essere onesta e competente, e che lo premiò.

    I dizionari di Prat e di Terzi, pubblicati rispettivamente nel 1934 e nel 1937, citano De Martino, ma non dicono quasi nulla di lui. Era chitarrista e compositore napoletano, e diede alle stampe solo due pezzi: la Barcarola premiara e un'altra composizione, una Serenata. Le ho lette, e devo dire che è raro trovare, nel dozziname della musica italiana per chitarra dell'epoca, pezzi di questa caratura. Chiunque fosse, il De Martino aveva ottime nozioni di armonia e sapeva scrivere correttamente - dal punto di vista compositivo - un brano per chitarra. Inoltre, la sua scrittura non è affatto banale - si può paragonare direttamente ai brani coevi della "Suite populaire brésilienne" di Villa-Lobos. Suonava e componeva per una chitarra eptacorde con la settima corda in re tesa sulla tastiera, e dalle sue diteggiature, oggi impaticabiili, si nota che faceva ampio uso del pollice della mano sinistra sulla settima corda.

    Pubblicherò la Barcarola su "Seicorde", e farò avere ai chitarristi che me li chiederanno i file pdf dei due pezzi pronti per il leggio (regalo, non vendita).

    La De Rogatis non era senza antecedenti. Questi napoletani.

    dralig

  9. Il progresso delle mie ricerche sul liutaio Mario Pabè di Turate (1910-1969) mi induce a progettare una catalogazione dei suoi strumenti. E' mia intenzione raccogliere i dati e le fotografie delle sue chitarre e pubblicarli in un opuscolo commemorativo, insieme a una - inevitabilmente sommaria, temo - biografia dell'artefice.

    A questo scopo, invito i signori possessori di una o più chitarre Pabè a inviarmi un messaggio di contatto all'indirizzo di posta elettronica calatrava80@gmail.com

     

    Sarà mia cura rispondere, allegando un modulo contenente le richieste dei dati necessari alla catalogazione (in linea di principio, seguirò lo schema adottato da José Romanillos per il suo catalogo delle chitarre di Antonio de Torres).

    Va da sé che la privacy dei possessori delle chitarre verrà rispettata - sia nel corso dei contatti che nella catalogazione - nel modo più rigoroso.

     

    Ringrazio in anticipo e saluto.

     

    Angelo Gilardino

  10. Io Suonare(Seicorde e Guitart) di cui sono abbonatolo( tutti e tre) li leggo tutti nella mezzora di attesa in macchina a scuola, aspettando la campanella d'inizio lezioni.Vado apposta prima proprio per poterli tranquillemente leggerli.I cd li ascolto la domenica. Adesso con Pabè ,mi si è prolungata l'attesa per aprile,ma nel frattempo, ho letto di Ferdinand Rebay,del mese di gennaio,quello di febbraio (e anche quelli successivi)mi arrivano sempre a fine mese.Pazienza.

    Mario Pabè, ti aspetto,ciao.

    le poste sono quelle che sono che dobbiamo fa?!?

     

    A fine mese, stipendio e riviste. E' una combinazione architettata tra il ministero delle finanze e quello delle poste, per tirar su il morale ai professori.

     

    dralig

  11. Sono ora in grado di aggiungere notizie riguardanti la figura dello straordinario liutaio italiano Mario Pabè, al quale mi sono riferito in un mio precedente messaggio.

     

    Un paio d'anni fa, l'amico Luigi Biscaldi acquistò una chitarra di un liutaio a lui ignoto. Gli era stata offerta da un privato che si era rivolto a lui, nel conservatorio dove ha cattedra (Alessandria). Provai lo strumento, e ne fui molto colpito: la sua sonorità era piena, trasparente e ricca di colori e di nuances, sensibilissima alle varianti d'attacco. L'etichetta indicava che la chitarra era stata costruita nel 1965 da tale Mario Pabè di Turate (provincia di Como). La fattura era sobria e sapiente. Con tutta la mia devozione per i Gallinotti e i de Bonis - i grandi maestri della liuteria italiana del Novecento storico - dovetti ammettere che non avevo mai provato un loro strumento che potesse uguagliare quello che avevo appena collaudato.

     

    Non potei al momento proseguire la ricerca, ma in questo inizio d'anno ho deciso che volevo saperne di più. Una chitarra di quella categoria non poteva essere stata costruita da un giovane: era evidentemente il frutto di una lunga esperienza. Ma come poteva il nome di colui che tale sapere aveva accumulato risultare del tutto ignoto anche a chitarristi anziani come me e persino ad Antonio Barbieri - lucidissimo ultranovantenne, memoria storica del mondo chitarristico milanese e brianzolo - per non parlare di personaggi come Mario Dell'Ara, i liutai Gioachino Giussani (cresciuto all'ombra di Raspagni) e Lorenzo Frignani - tutti cadenti dalle nuvole al nome di Pabè? Mi è venuta in mente la sola ipotesi ragionevole: quest'uomo aveva costruito per decenni senza firmare, e la sola condizione in cui aveva potuto fare ciò era quella di dipendente di una fabbrica di chitarre. A Milano, nella prima metà del Novecento, la maggior casa musicale che aveva un laboratorio con dipendenti era quella di Antonio Monzino. L'ipotesi si è rivelata fondata.

     

    Ieri infatti ho potuto far visita alla figlia del liutaio. Mario Pabè nacque nel 1910 e morì nel 1969 (il giorno di Pasqua). Fece l'apprendistato in quel di Alessandria - la figlia non mi ha saputo dire con chi, ma mi sembra ovvio immaginare che sia andato a prendere lumi da Gallinotti. Poi, il lavoro da Monzino: chissà quante centinaia di chitarre avrà costruito Pabè in via Larga (ho avviato una ricerca presso la Fondazione Monzino per appurare qualcosa in più). Nel 1963, le sue condizioni di salute sono già compromesse: affetto da cardiopatia, viene collocato a riposo come invalido. A questo punto inizia la sua produzione in proprio, etichettata e firmata con il suo nome, nel laboratorio di Turate (Como). Lavorò solo cinque anni - per giunta non particolarmente fecondi, a causa della malattia. Non credo che la sua produzione sia andata oltre i trenta pezzi - forse meno: questo spiega la sua assenza dal panorama della liuteria italiana.

     

    Ieri ho avuto modo di esaminare l'unico strumento rimasto in possesso della figlia, che me lo ha ceduto.

    Essendo ora di mia proprietà, non è corretto che io mi sporga in elogi: dico soltanto che - se pur inattivo come chitarrista dal 1981 - una sommaria ripulitura e il cambio delle corde (datate 1965, come la chitarra) mi hanno dato una sensazione che avevo dimenticato - la stessa che provai quando Pietro Gallinotti mi consegnò nel 1968 la chitarra che aveva costruito per me.

     

    Ora dovrò affidare questo strumento alle cure di un liutaio colto, per effettuare alcuni piccoli restauri.

     

    Scriverò un articolo su "Suonare" per rendere omaggio alla figura di questo maestro della liuteria italiana.

     

    dralig

     

    L'articolo in memoria di Mario Pabè, scritto ieri, verrà pubblicato dalla rivista musicale "Suonare" nel numero di aprile.

     

     

    dralig

  12. E' mai possibile che nessuna casa editrice italiana si sobbarchi la spesa di tradurlo in italiano? Come Segovia nel secolo scorso non c'è stato nessuno "case" muovetevi.

     

    L'editore che affrontasse un'impresa del genere si muoverebbe di sicuro in una direzione: quella del tribunale, per depositarvi i libri contabili con l'istanza di fallimento.

     

     

    dralig

    per carità case editrici italiane,non fatelo.

     

    Stai tranquillo, non c'è pericolo.

     

    dralig

  13. Sono ora in grado di aggiungere notizie riguardanti la figura dello straordinario liutaio italiano Mario Pabè, al quale mi sono riferito in un mio precedente messaggio.

     

    Un paio d'anni fa, l'amico Luigi Biscaldi acquistò una chitarra di un liutaio a lui ignoto. Gli era stata offerta da un privato che si era rivolto a lui, nel conservatorio dove ha cattedra (Alessandria). Provai lo strumento, e ne fui molto colpito: la sua sonorità era piena, trasparente e ricca di colori e di nuances, sensibilissima alle varianti d'attacco. L'etichetta indicava che la chitarra era stata costruita nel 1965 da tale Mario Pabè di Turate (provincia di Como). La fattura era sobria e sapiente. Con tutta la mia devozione per i Gallinotti e i de Bonis - i grandi maestri della liuteria italiana del Novecento storico - dovetti ammettere che non avevo mai provato un loro strumento che potesse uguagliare quello che avevo appena collaudato.

     

    Non potei al momento proseguire la ricerca, ma in questo inizio d'anno ho deciso che volevo saperne di più. Una chitarra di quella categoria non poteva essere stata costruita da un giovane: era evidentemente il frutto di una lunga esperienza. Ma come poteva il nome di colui che tale sapere aveva accumulato risultare del tutto ignoto anche a chitarristi anziani come me e persino ad Antonio Barbieri - lucidissimo ultranovantenne, memoria storica del mondo chitarristico milanese e brianzolo - per non parlare di personaggi come Mario Dell'Ara, i liutai Gioachino Giussani (cresciuto all'ombra di Raspagni) e Lorenzo Frignani - tutti cadenti dalle nuvole al nome di Pabè? Mi è venuta in mente la sola ipotesi ragionevole: quest'uomo aveva costruito per decenni senza firmare, e la sola condizione in cui aveva potuto fare ciò era quella di dipendente di una fabbrica di chitarre. A Milano, nella prima metà del Novecento, la maggior casa musicale che aveva un laboratorio con dipendenti era quella di Antonio Monzino. L'ipotesi si è rivelata fondata.

     

    Ieri infatti ho potuto far visita alla figlia del liutaio. Mario Pabè nacque nel 1910 e morì nel 1969 (il giorno di Pasqua). Fece l'apprendistato in quel di Alessandria - la figlia non mi ha saputo dire con chi, ma mi sembra ovvio immaginare che sia andato a prendere lumi da Gallinotti. Poi, il lavoro da Monzino: chissà quante centinaia di chitarre avrà costruito Pabè in via Larga (ho avviato una ricerca presso la Fondazione Monzino per appurare qualcosa in più). Nel 1963, le sue condizioni di salute sono già compromesse: affetto da cardiopatia, viene collocato a riposo come invalido. A questo punto inizia la sua produzione in proprio, etichettata e firmata con il suo nome, nel laboratorio di Turate (Como). Lavorò solo cinque anni - per giunta non particolarmente fecondi, a causa della malattia. Non credo che la sua produzione sia andata oltre i trenta pezzi - forse meno: questo spiega la sua assenza dal panorama della liuteria italiana.

     

    Ieri ho avuto modo di esaminare l'unico strumento rimasto in possesso della figlia, che me lo ha ceduto.

    Essendo ora di mia proprietà, non è corretto che io mi sporga in elogi: dico soltanto che - se pur inattivo come chitarrista dal 1981 - una sommaria ripulitura e il cambio delle corde (datate 1965, come la chitarra) mi hanno dato una sensazione che avevo dimenticato - la stessa che provai quando Pietro Gallinotti mi consegnò nel 1968 la chitarra che aveva costruito per me.

     

    Ora dovrò affidare questo strumento alle cure di un liutaio colto, per effettuare alcuni piccoli restauri.

     

    Scriverò un articolo su "Suonare" per rendere omaggio alla figura di questo maestro della liuteria italiana.

     

    dralig

  14. E' mai possibile che nessuna casa editrice italiana si sobbarchi la spesa di tradurlo in italiano? Come Segovia nel secolo scorso non c'è stato nessuno "case" muovetevi.

     

    L'editore che affrontasse un'impresa del genere si muoverebbe di sicuro in una direzione: quella del tribunale, per depositarvi i libri contabili con l'istanza di fallimento.

     

     

    dralig

  15. Per complicare l'intreccio:

    un collega di conservatorio mi ha fatto notare questa mattina che quella del Dott. Civello è una semplice "nota", non una circolare ministeriale né tantomeno un emendamento alla legge - che prevede la sospensione degli esami per i privatisti all'entrata in vigore del nuovo ordinamento.

     

    Stante la situazione, a parere del mio collega gli esami dei privatisti rimangono, allo stato attuale, illegali, e potrebbero quindi venire successivamente invalidati in caso di controversie.

    Il mio collega dice che solo un eventuale emendamento alla legge attuale renderebbe legali gli esami dei privatisti, al di là della interpretazione che i singoli conservatori possono dare della "nota ministeriale" in oggetto.

    Mi pare utile segnalare questa osservazione.

     

     

     

    In che cosa consiste l' "utilità" della tua segnalazione? A indurre i tuoi colleghi a ritirarsi da commissioni insediate per sessioni d'esame "forse" illegali - ma approvate dalla dirigenza che della legalità è custode - o a partecipare alle medesime - per non contrariare il dirigente subdolo, il direttore ossequioso al dirigente - ma con la riserva mentale che si stanno rendendo complici di un illecito? Tu che cosa farai? E perché?

     

    dralig

  16.  

    io torno a..studiare...ho chiuso con la burocrazia..

    buona giornata..

     

    m

     

    Non ho mai voluto interferire negli studi di composizione dei pochissimi miei allievi ed ex-allievi di chitarra che hanno deciso di trasformare la loro condizione di decifratori di simboli musicali in quella di lettori capaci di capire che cosa c'è al di là dei simboli (a ciò infatti servono gli studi di composizione, indispensabili anche per chi non abbia alcuna intenzione di diventare compositore: forse chi studia lettere lo fa per diventare scrittore?), ma visto che hai preso la tua decisione, ti dirò di essere certo che sia quella giusta. Gli studi di composizione dei conservatori italiani sono essenzialmente studi da pianisti mancati: la proporzione di impegno data dai programmi al pianoforte (lettura della partitura) è abnorme e ridicola, e tale da recare un serio danno a chi non abbia velleità pianistiche.

     

    La mia personale esperienza mi ha indotto a constatare che - se avessi voluto insistere negli studi di composizione secondo la via maestra tracciata dai programmi del conservatorio, e se non fossi invece riuscito individuare, negli studi di composizione (condotti privatamente con Giuseppe Rosetta, insigne organista ed ottimo compositore), quello che realmente era essenziale, tralasciando il superfluo, oggi non esisterebbe nemmeno uno dei miei pezzi per e con chitarra: non solo mi sarei perso in migliaia di ore di stupidi esercizi di pianoforte, ma avrei anche esaurito la mia spinta a comporre, inaridendomi in pratiche del tutto separate dall'esperienza compositiva.

     

    Quindi, ragazzi, fintanto che i corsi di composizione in conservatorio saranno quel che sono, statene alla larga, oppure frequentateli criticamente, se avete la fortuna di imbattervi in docenti di composizione (giovani) a loro volta consapevoli del rischio di far perdere del tempo ai loro allievi, e capaci di distinguere il vero dal fasullo.

     

    dralig

  17. Personalmente io ho (avevo) inteso, dopo una lettura veloce che saranno possibili gli esami di diploma solo quest'anno.. come una sorta di sanatoria per via dell'avvio a "ordinamento" dei corsi di I livello mentre, saranno ancora possibili per il futuro!? gli esami dei corsi pre-accademici (ex-corsi ordinari) in via di trasformazione..

    come diceva giustamente Lucio, la circolare non è chiara..ma a leggere l'italiano "ministeriale" si..evince così..come dire che il diploma essendo ormai nella fase "universitaria" non avrà più possibilità di essere sostenuto da privatisti, ma i restanti esami fino all'ingresso del I livello .. dovrebbe essere possibile sostenerli anche da privatista, sempre che esisteranno sotto la forma attuale..del resto sarebbe come abolire gli esami nelle scuole secondarie...dato che la formazione di base o corsi pre-accademici dovrebbe essere la stessa cosa delle formazione delle scuole secondarie di I e II grado più o meno? no?...e quindi...

     

    insomma ci vuole la sfera di cristallo... ma appena capiranno al Ministero cosa sono i compimenti inferiore-medio e...superiore...forse arriverà l'ennesima circolare...

     

     

    m

     

    L'ultimo anno per i privatisti. L'ultimo dei Mohicani. L'ultima notte a Warlock.

    Si sostengono esami e ci si laurea anche nelle università private: ora si tratta di vedere chi sarà il primo politico italiano a far creare un conservatorio privato - cioè un diplomificio per privatisti rifiutati dal conservatorio. Che, istituzione di "alta cultura" (definizione ridicola e di per sé squalificante), sopravviverà solo se avrà alunni della scuola media inferiore e superiore.

    Era tutto chiarissimo fin dalla prima bozza della "riforma". Intanto,incominciamo ad ascoltare gli archi formati nel conservatorio riformato: da far accapponare la pelle...

     

    dralig

  18. Su Pagine Bianche risultano solo tre Pabè a Turate, e il mio intuito mi dice che si tratta di parenti. Sono troppo pochi perchè ci siano due o più famiglie distinte.

     

    Il tuo intuito ha funzionato bene - uno dei tre numeri telefonici corrispondeva in effetti a parenti del bravissimo liutaio, e ho già potuto radunare qualche utilissima informazione di base.

     

    Se mi sarà possibile ampliare la ricerca e individuare qualche altro suo strumento, in modo da potermi rendere conto della tenuta qualitativa della sua opera, di sicuro scriverò qualcosa su di lui: da quello che ho constatato nel collaudo dello strumento giuntomi - che non è di mia proprietà - ritengo che il suo nome vada collocato accanto a quello dei Gallinotti e dei de Bonis.

     

    dralig

     

    Mario Pabè nacque il 14 aprile 1910 e morì prematuramente di infarto nel 1969. La sua scomparsa precoce, accaduta proprio mentre in Italia si stava avviando lo sviluppo degli studi di chitarra nei conservatori e nelle scuole musicali, gli impedì di far conoscere e apprezzare il suo lavoro come - a giudicare dallo strumento che io ho collaudata recentemente - avrebbe meritato. Non ho al momento ulteriori informazioni, ma esorto chiunque legga questo messaggio a diffondere il mio appello: vorrei che i possessori di una chitarra Pabè mi comunicassero i dati del cartiglio e - se possibile - una fotografia del loro strumento. Preciso che il mio interesse è unicamente quello dello studioso e dello storico e che non intendo occuparmi in alcun modo di compravendite di chitarre.

     

    dralig

  19. Su Pagine Bianche risultano solo tre Pabè a Turate, e il mio intuito mi dice che si tratta di parenti. Sono troppo pochi perchè ci siano due o più famiglie distinte.

     

    Il tuo intuito ha funzionato bene - uno dei tre numeri telefonici corrispondeva in effetti a parenti del bravissimo liutaio, e ho già potuto radunare qualche utilissima informazione di base.

     

    Se mi sarà possibile ampliare la ricerca e individuare qualche altro suo strumento, in modo da potermi rendere conto della tenuta qualitativa della sua opera, di sicuro scriverò qualcosa su di lui: da quello che ho constatato nel collaudo dello strumento giuntomi - che non è di mia proprietà - ritengo che il suo nome vada collocato accanto a quello dei Gallinotti e dei de Bonis.

     

    dralig

  20. Recentemente, ho avuto modo di collaudare una chitarra il cui cartiglio recita: "Mario Pabè/Liutaio/Turate (Como) via Magenta, 17/1-8-1965".

     

    Si tratta di uno strumento costruito con grande sobrietà e competenza da quello che era - a giudicare dall'unico strumento suo che io abbia mai avuto tra le mani - un distintissimo esponente della scuola italiana: per intenderci, la linea Mozzani-Gallinotti. La sonorità della chitarra è tuttavia di qualità nettamente superiore a quella delle migliori chitarre italiane dell'epoca - e anche del primo Novecento - che ho avuto modo di provare: una chitarra davvero speciale.

     

    Il mio interesse per questo artefice è rimasto finora senza riscontri: tutte le pubblicazioni consultate lo ignorano, e anche il maggior collezionista italiano, interpellato, ha risposto di non saperne nulla. Un suo omonimo - non so se anche suo parente - iscritto a FB non ha finora risposto a un messaggio di richiesta di informazioni.

     

    Qualcuno tra i membri di questo forum ne ha mai sentito dire, o ne sa qualcosa?

     

    dralig

  21. Io non so se lei sa comprendere perchè ho messo in parallelo Sor con l'argomento in questione perchè parte il solito esercizio di penna per disprezzare educatamente il mio intervento null'altro: robetta insomma per me.

    PS... mi sembra che lei avesse già deciso di non interloquire più con il sottoscritto: che succede? un ripensamento?

     

    Non chiedo di meglio che evitare di interloquire con Lei, purtroppo, se Lei inserisce in una discussione avviata dal sottoscritto uno dei Suoi commenti, non posso fare a meno di rispondere, perché sono una persona civile.

     

    No, non comprendo che cosa c'entri l'elaborazione del brano di Sor con la discussione in atto sulla Fantasia-Sonata di Manén. Credo che questa comprensione sia di natura iniziatica, e che Lei ne sia il solo depositario.

     

    dralig

  22. Il mio punto di vista l'ho già espresso varie volte in questo forum e rimane sempre lo stesso. La chitarra non è una scienza ma una pulsazione emotiva collocata in un piccolissimo lasso di tempo di circa cinquant'anni. Ogni cosa coincide con il nome di Segovia che - da artista supremo - (ovvero considerato da molti - figuriamoci da me - possessore di doti estetiche superiori) interagì pesantemente sull'opera di alcuni compositori non limitandosi ad eseguire i brani ma ecc. ecc.....come tutti sanno. Ora, non è importante conoscere la radice primaria della volontà di un compositore, perchè le emozioni che io ho ricevuto da un qualsivoglia brano di Castelnuovo Tedesco, o Villa Lobos sono frutto si una miscela sociale (meglio sociologica) contestualizzata con il mio destino temporale. Ho torto, ragione? Poco importa, ma io su questa cosa ci ho ragionato. Non inserisco pertanto nessun elemento di" forza tecnica", e guardo volentieri, anzi registro che il mio punto di vista non è poi così solo e sconsolato se il video di Dimitri Illiarionov che esegue Sor con l'orchestra, non solo spopola in rete ma ha un plauso generale "Sans Suoci"... La "gara" quindi non confronta chi sa di più, ma chi sente di più che è cosa diversa.

    Giorgio Tortora

     

    Il video di Illarionov, che esegue un'elaborazione di un brano di Sor, non ha nulla che vedere con l'argomento di cui qui si discuteva, cioè la Fantasia-Sonata di Manén. Ad ogni modo, il chitarrista in questione, che indubbiamente merita tutto il plauso, ha attivamente partecipato alla nuova edizione della "Sonata - Omaggio a Boccherini" di Castelnuovo-Tedesco, segno che il suo modo di sentire - che riceve tanto encomio - non gli impedisce di ragionare, di studiare e di conoscere: come tutte e persone intelligenti, ha capito che il sapere non ostacola in nessun modo il sentire.

     

    La gara tra "chi sente di più" l'ha lanciata Lei, e sembra già aver concluso di esserne il vincitore: comoda, la trovata: chi non sa "sente", e "sente" più sensibilmente di chi sa. Deve aver preso i lettori di questo forum per dei grulli. Del "sentire" altrui, Lei non sa proprio niente, e finora, qui, Lei ha manifestato solo di non sapere.

     

    dralig

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